007 Skyfall recensione

Dopo qualche anno di attesa arriva il terzo capitolo del reboot di 007 partito nel 2006, il quale offre ancora Craig, piuttosto rodato e a suo agio nei panni della spia inglese per antonomasia e ciò aiuta l’intero svolgersi del film nell’impianto produttivo, ovvero scenico e registico. I reparti collimano e cullano l’amalgama in uno tra gli action drama più interessanti della stagione. Lo spettatore si sente coinvolto e a visione ampia non delude le aspettative risultando un ottima visione, magari da non perdere in sala ma almeno da recuperare in home video. Via ogni legame con i precedenti episodi, per quanto mi spiaccia, non che Quantum regalò emozioni ma la soluzione di continuità poteva rivelarsi a doppio taglio e un mezzo tonfo come lo scorso, rischiava di mandare nel limbo il proseguimento del carrozzone. Royale/Quantum rimarrà probabilmente precedente a se stante, del resto unico in oltre 50’anni di saga. Skyfall parte secondo copione ovvero immancabile inseguimento a uomo ai limiti dell’inverosimile e successivi titoli di testa evocativi e mai così belli. Sul serio questo giro han fatto le cose in gran stile. Il film ci porta di fronte a un Bond in caduta libera (skyfall, grazie) e si plasma una scomoda verità ovvero l’essere a rischio rottamazione. Sbaglia a sparare e non è sicuro come un tempo. In più l’intero MI6 vede M prossima al pensionamento e un intero sistema di intelligence oramai da rivedere. Insomma il nuovo che avanza ce lo vedremo tra le righe sino alla fine (pure Q), che sia amico o nemico. Ma il giovane non è necessariamente garanzia di innovazione e la vecchia maniera direttamente sul campo risulterà ancora efficacie. Ciononostante occorre iniettare lo stesso qualche spunto fresco per gettare le basi del futuro e avremo un paio di innesti nuovi e qualche colpo di scena. Il meccanismo ben puntellato da Mendes non va comunque liscio fino in fondo. Passino parecchie chicche da fanservice, ma un Bond intimista non me lo aspettavo, così come niente location esotiche e Bond Girl di turno sottotono (sebbene un motivo ce l’ha per essere tanto in secondo piano). Una direzione diversa dal solito che francamente mette qualche punto interrogativo su come decideranno di proseguire. Parlo della tendenza a intavolare la trama all’interno del teatro politico odierno e come destabilizzarlo fatto di attacchi terroristici e multinazionali ma con un James Bond non so quanto possa funzionare, sembra fuori contesto. Resta una mia impressione. Chissà se mi rimetteranno il vecchio scienziato pazzo che vuole conquistare il mondo, alla Dr. No per intenderci. Beh, una Aston Martin DB5 (quella di Goldfinger) ce l’hanno messa, quindi dai ancora uno sforzo. Menzione d’onore per Bardem nei panni dell’antagonista, se in “non è un paese per vecchi” aveva regalato una grande performance, si riconferma anche qui, lucido e metodico nella sua vendetta, protagonista di un monologo iniziale che da solo vale l’intero prezzo del biglietto.

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