Autechre Exai recensione

Sean Booth e Rob Brown tornano sulle scene dopo 3 anni dal binomio (riuscito a mio parere) Oversteps/Move of Ten EP del 2010. Come tempi embrionali e successivo sviluppo siamo praticamente nella norma, un pò in sordina l’annuncio nello scorso Dicembre, ma ora è qui. Le oltre due ore di avvitamenti electro/IDM del duo inglese sono attualmente disponibili in via ufficiale solo in digital download, mentre gli afecionados dei supporti fisici, che siano in CD o vinili, dovranno attendere il prossimo 5 Marzo. Non ho resistito. Exai chiara allusione romana al numero 11 come disco di studio, ci riporta a un suono non proprio dolce, di quello che necessita ripetuti passaggi per coglierne le trame e le chiavi di lettura. Fleure, Irlite e Prac in apertura ci ricordano gli Autechre di un periodo mai accantonato (il ciclo Confield, Draft e Untilted per esser specifici), fatto di rarefatte escursioni ambient, ritmi sincopati e controtempi, noise e glitch a volontà. Personalmente un pò fine a se stesso. Poi Jatevee con il suo basso atonale e quasi in contrasto con il tappeto riverberato, sembra portarci su un piano più congegnale di ascolto, rafforzato dal successivo Ti Ess Xi (un pò mi ha ricordato qualcosa dei Boards of Canada in Geogaddi). La porzione seguente fa una leggera marcia indietro e ci ripiomba in un brodo oscuro e decadente (tuinorizn) e ancora riverberi alla deriva (bladeroles) o panning distrurbanti che francamente non ascoltavo da un pezzo (nodezsh). Occorrerà aspettare di attaccare spl9 per cominciare a ragionare, graffiante, acido da trip duro. La migliore track. Cloudline prosegue nell’orgasmo, strizzando l’occhio ai Plaid (altro gruppo storico in carica alla Warp Records) come stile. Recks on piccola autoreferenziale citazione ai periodi ambient di Tri Repetae, che confluisce magistralmente in chiusura. Durata importante e atipica, Exai spezza un pò il ciclo a cui ci eravamo abituati dai tempi di Quaristice, per tornare a una sperimentazione più marcata, eseguita però con un intelligente crescendo senza smarrirsi, senza inutili iperbole, a parte in qualche scorcio, messi un pò a riempitivo. Comunque sono proprio in gran forma.

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