Archivi categoria: Vita di Bordo Live

La sezione live con foto e video del DoX!

La sfiga del ragno

A volte la vita è proprio ingiusta. Metti in conto la sfiga di trovarsi su un innocuo cartone di pasta lavamani. Ecco magari preferivi tessere le tue trame su un angolo di soffitto, mentre invece hai pensato e trovato attraente quel cartone, forse l’odore del chimico ti ha intriso tanto il gusto. Ma dico io, non si sarà minimamente accorto che qualcosa stava per non andare? Movimenti strani? Cioè il poveraccio è rimasto impresso sotto strati di film estensibile da imballo. Senza far nulla. Ed è rimasto lì, agghiacciante monito sul senso di tutto ciò, dove basta un attimo. Per ritrovarsi fottuti. Pessimismo cosmico inside, oggi…

scherzoni e rubare mani

Alla fine siamo dei geni. Più il Bonimba ma solo perchè spinto, convinto ed esaltato a monte. Burloni ma sempre modesti, a trovarti la figatina, la stronzatina che fa molto pacca. Alla fine ha un suo senso. Un piccolo riscontro, il piacere di pensare, vedere sempre più persone a fare i complimenti ogni volta che vengono in negozio, non necessariamente a comprare anche se poi lo fanno, solo per spararsi due risate, di quelle piccole o grasse che però ti ingranano la giornata. Scaricarsi, lasciare fuori dalla porta l’inutile rincorsa del tram tram quotidiano. Solo per due minuti. Perchè ogni mondo da fuori ha al suo interno un piccolo mondo da scoprie. Il punto, per noi, come tutto questo ci viene semplicemente naturale. Siamo motivatori del sorriso, oppure semplici cazzoni. Però vengono sempre in tanti volentieri, non necessariamente a comprare anche se poi (in fondo) lo fanno.
Forse perchè siamo solo persone, sincere e non necessariamente alla ricerca materiale dell’essenza di chissà cosa. Basta poco, per vivere sereni con se stessi e con chi ci circonda.

Le tre regole del Ristoro

Mai usare il bicchiere per l’acqua, ovvero mai bere acqua.

Stare attenti e riveriti perchè il maiale osserva ogni tua mossa.

Creare ornamenti originali e a tema per il tavolo.

Evitare se possibile verdurine di contorno dall’alito pesante. Questa non è la quarta regola, ma quella opzionale. L’obbligatoria controllare Pugno che abbia i soldi per pagare il conto…

La Striata del DON BAIRO: DEO OPTIMO MAXIMO


La partenza è tra le migliori, la prima liscia panna non ho fatto in tempo a fotografarla per la voracità dei presenti. Ecco quindi la storica “salsiccia” come secondo…

L’estate sta finendo e un altro anno se ne va. Righeira docet. In questo periodo l’indice di pannosità esige il suo tributo, a tal punto da costringere i seguaci del GaSsebo a recarsi presso il tradizionale Ristorante 2000 nelle Roteglie per rientrare a livelli di unto accettabili e proseguire senza intoppi l’inverno oramai prossimo. Bisogna fare scorte di grassi e non c’è modo migliore. Incredibile a dirsi ma il rientrato in pieno titolo Vicious detto Senatore ha obiettato la macchina e si è diretto a piedi sul posto. Un rito beneaugurale per la prossima stagione pannaria. Sigaja accoglie nelle sue braccia i giovani pargoli affamati causa orario improponibile, anche presentarsi tardi è un rito inoppugnabile e improrogabile, perchè d’abitudine gli aperitivi a base di bianco medio e Spritz non devono essere omessi. Finalmente torna il Pra di Bosso sul tavolo e ammettiamolo era ora. Anche se sapeva di chiuso nonostante datato 2009. Dicevamo affamati a tal punto che la prima portata, la storica panna liscia, viene rovinata in pochi secondi. Il tasso di unto è accettabile e l’apertura dello stomaco è docile e a scalare. Le cose cominciano a farsi interessanti con la “salsiccia”, questa volta rosolata e croccante che si sposa senza problemi sul bianco panno. Solitamente il grasso del maiale espulso a contatto con il calore del pannus avrebbe creato non pochi problemi di colesterolo, ma come disse il Giova Grande “l’infarto è una cosa naturale”. Perle di saggezza.


I duri cominciano a giocare: la “PATATA”

E’ il turno della “PATATA” o meglio di una sua variante rispetto alla classica farcita. Quindi patate e prosciutto insieme all’immancabile pannoso. Come fatto notare dal Grappi coadiuvato dal Bino’s andava un minimo cotto questo “pomme de terre” e non tagliato a fette e messo sopra. In effetti si sentiva l’amido a tal punto da costringere a bere ancora di più i palati assetati, una mossa di sicuro commerciale del cavaliere PiSSi per aumentare il venduto del viname.


Ora si ragiona: la “Tartufata”

Nessuno (ma proprio nessuno) sa di cosa sia fatta la celeberrima “Tartufata”. Sembra un commistone di funghi trifolati e tartufo ma non è da escludere che siano avanzi di sugo della giornata. Qui l’indice di pannosità soverchia la dose minima raccomandata giornaliere di panna nell’alimentazione umana. E di fatto oramai il fisico comincia vistosamente a cedere a parte il Lotti che come sempre si conferma il Verro d’Oro da battere. Largo ai giovani!


Giovino trova la chicca tra tante chicche polverose: il Don Bairo. E dietro sempre il Sigaja mentre illustra le storicissime bottiglie dietro di lui. Storiche a dir poco, il Biancosarti invece di essere giallo paglierino è di colore marrone scuro. Da una rapida chiaccherata con il Tarlo che mi ha sorpreso con un Grand Marnier in successivo Bar Centro mentre discutevo con il Cori di quanto sia poco salutare mangiare al 2000 a parte gli amari in fondo, ci sono bottiglie nella fila più alta da valore collezionistico e non sapevo che andassero periodicamente aperte, arieggiate e richiuse per mantenerne il valore… Ma pensa un pò e io credevo che la polvere serviva a contribuire…

Dopo a chiusura il digestivo, ovviamente doppio per mandare giù l’unta panna, dove ho optato per un classico San Marzano Borsci (temo ancora sia la stessa bottiglia del veglione di 6/7 anni fa) e immancabile Cynar. Ma prima di andarsene rigorosamente a piedi, Giovino ha trovato una chicca: l’elisiramaro Don Bairo. Nonostante sia buonissimo e sappia con un cubetto di ghiaccio di chinotto, non ha riscosso successo a parte il mio parere che ne ha esaltato le qualità venefiche. Da una rapida ricerca non solo ha un gruppo su Faccialibro ma risulta un prodotto esportato anche all’estero, uscito oramai dai ranghi della produzione artigianale. Per questi motivi, nonostante l’elevata caratura e nobiltà aulica nella descrizione dell’etichetta che vi invito a leggere, NON PUO’ e NON DEVE essere eletto come successore dell’indimenticabile Radis, ma al momento il DEO OPTIMO risulta unico sostituto… La ricerca continua.


Don Bairo, etichetta mista latino…

Speranze illusorie

Il titolino odierno verte sulla segnalazione del nostro barometro di fiducia, che per inciso funziona piuttosto bene, anche se ogni tanto svariona. Certo non è un Oregon Scientific ma il 36% di umidità già alle 8 e 40 di mattina sembrava meno pesante con quella bella pioggerellina sul display…
Sinceramente i media e la gente hanno rotto le palle con la storia del caldo. E’ la stagione, si boccheggia, è stato e sarà sempre così. Prima il freddo e non va bene, non si vede mai l’ora che arrivi l’estate, poi di nuovo a rompere i coglioni perchè c’è troppo caldo. Decidetevi, no?

Nevone: Back to 1985.

Da un bel pezzo non assistevamo nel nostro piccolo a una nevicata del genere, proprio con i controcazzi. Saremo oramai intorno al mezzo metro e non si ferma, almeno fino a stasera. Stando a quel che dice il Bonimba, nonostante tutto è riuscito ad aprirsi un varco e venirmi a prendere (impensabile spalare dietro casa mia visto che nessuno è passato a fare una cazzo di rotta, come nella penultima foto), era dal 1985 che non capitava con tale portata. Per oggi non si lavora, strade al momento inchiodate, si gira benino in centro ma le secondarie sono al limite. Segnalo soliti camion deficienti intraversati nella rotonda i quali hanno bloccato il poco traffico che c’era (per fortuna che si può andare contromano), lo spazio davanti al negozio è sommerso dalla neve. Immaginatevi un pò più di quota su come sarà. Bella lì. Cosa devo dire? Buon Natale?

Burlonate: ma anche no!

Ci sono momenti di pura ilarità (o ignoranza a seconda dei punti di vista) nel corso della giornata lavorativa. Burle che sono piccoli capolavori. Ecco a voi un classico esempio di deficienza alla deriva.

Allora il buon Bonimba ha ricodificato per lo scarico a magazzino degli articoli, della guaina termoretraibile (ovvero una specie di tubicino che con il calore aderisce ai cavi elettrici) e ora si può vendere a quantità richiesta e non più a confezioni. Ma ha esagerato con il nastro di carta adesivo…

Allorchè penso sia un vero delitto non impegnare quel simpatico spazio in eccesso. Ma devo escogitare una stronzata di quelle epiche. Semplice ma d’effetto.

Ecco allora il colpo di genio. O burla che dir si voglia. Ancora nessuno si è accorto di niente… Ma anche no (è proprio il caso di dirlo). Quindi se andate alla MEM e trovate una striscia di nastro con una frase del genere, ora sapete come è fatto (devo piantarla di vedere troppo Discovery Channel)

Manifesto dell’Untosità Emiliana.


L’accogliente ingresso.

In occasione del Cenone Olimpico, si torna in quel di Regnano, a Cà Bertacchi, alla corte della Trattoria del Cacciatore. Seguendo il Tom Tom della Puttana, siamo capitati in posti che nemmeno immaginavamo l’esistenza (Telarolo?!?) ma l’avanscoperta ha permesso di scoprire un paio di posti ristoratori come La Babbiona a Montebabbio, i Giova’s dovranno porre rimedio. Meno freddo e meno ventoso della volta scorsa ma sempre sferzante nelle temperature, finalmente l’accogliente locale apre le tavolate a 32 affamati lupi Rotegliesi d’Onore, guidati dalla voglia di Unto più che celebrare l’Olimpia e fare due chiacchere sui fischi a quel cane di Balotelli o le dichiarazioni di Zamparini, salutare il Serri che a breve partirà per Cuneo. Filosofeggiando con il Ser Tone, siamo arrivati alla conclusione che la nostra tipica cucina sarà contadina e robusta, ma comunque votata all’affinamento del grasso animale elevato a indiscusso protagonista, precisamente Porco, Cinghiale e Capriolo. Non ai livelli di Mortadella o Salsiccia Fritta ma seguendo un solo credo: mai lasciare indietro il più buono. Spingere sempre sul colesterolo, una cucina che ogni fegato sano aborra e se potesse staccarsi dal corpo lo farebbe. Nella sostanza un forestiero si disgusta se si succhia l’unghia del Maiale, un Emiliano DOC no, ne vuole avidamente.
Siamo letteralmente il terrore per queste comunità di animali ma qualcuno dovrà tenerne a bada il numero se non ci pensa quella Madre della Natura…

Niente affabili vini Toscani, Siciliani o Piemontesi. Qui si va solo a Lambrusco, o meglio dire A’ Lambròsc. Siamo unici detentori di un vino frizzante come la Coca Cola, sebbene si preferisca l’amabile e leggermente bollicinoso. In realtà il Lambrusco è un colorante legalizzato e il Tirelli ne è una prova, ancor più del pregiato Campanone. Puoi diluirlo quanto vuoi ma non cambia colore. Tintura di Iodio? No mosto fermentato, i giovani sono avvisati: dite addio al bianco dei denti e preparatevi alla “Caccona Nera” del giorno dopo… Se il grasso unge, niente di meglio del Lambrusco (in grandi quantità) per sturare le arterie e prevenire infarti.

La partenza non è stata esaltante. La Lasagna si è rivelata gustosa e importante, ma non calda a dovere e comunque ricca di olio residuo e pesantezze tipiche “Alla Pupa“, con lieve gusto rancido pannoso. Poco importa, la fame era tanta.

Inaspettatamente i tortelloni burro/salvia e zucca sono stati un flop, probabilmente peggio della volta scorsa, ancora pastosi, poco incisivi. Da evitare in futuro.

Le sorti si raddrizzano fortunatamente con i Cappelletti in Brodo, evidentemente la preparazione è affidata a mani sapienti e abili (nonchè anziane) e si sente. Corposo e delicato allo stesso tempo, non eccessivamente bollente il brodo esalta le qualità della pasta artigianale e il ripieno.

Ma ecco perchè la trattoria si chiama del Cacciatore. Quando si passa alla polenta e carne di Capriolo/Cinghiale in umido, allora Dio Esiste. Ed è Emiliano. Era previsto il coniglio ma il Capriolo ha provvidenzialmente sostituito il mangiacarote per eccellenza, elevandosi a caratura semplicemente spettacolare: niente odore di selvatico, morbidissimo, untosissimo. Volevamo raschiare con il pane il fondo di quella pentola che per ore aveva smaltito e ammorbidito le carcasse delle bestie interessate, non è stato possibile.

Appena il tempo per riprendere fiato che arriva Sua Maestà La Zampa accompagnato da fagioli e patate al forno. Indubbiamente i piatti forti sono i secondi, in futuro meglio puntare direttamente a questa porzione di cena o tentare la via dei Funghi.


DoX se la vede male.


Diego approva, il grasso unge le condutture. Al prossimo giro proveremo a portarci da casa dei panetti di burro per appesantire ulteriormente.

Infine i dolci amari e caffè chiudono come tradizione. Da menzione la torta di ricotta e frutti di bosco, su cui il Girbi ha mostrato la reale natura del suo essere, tanto da assaltare i piatti vicini per colmare la voglia. Una fame chimica efficace per il Redondo della Stria.

Tutto sembra essere troppo politically correct e decisamente poco Roteglia. A parte la mezz’ora per prendere l’ordine dei dolci, vari cori da stadio sconci per le onnipresenti cameriere, scatta il momento decisamente molto Roteglia: La Torre di Montenegro (vuota).

Partendo da uno spunto dello Zione, l’estro creativo architettonico del Ginnico e del neo assunto in Kerakoll Giova, è andato contro ogni legge fisica, nemmeno il CalatravAe avrebbe osato fottersene così tanto della gravità.

Poi ovviamente ha preso piede il degenero, sprezzanti del pericolo.

Qualcuno prevedendo la catastrofe comincia ad andaresene, pochi attimi di compiacimento…

…prima del fragoroso (e meritato) finale. A fronte di un incredulo e incazzato gestore accorso dopo il silenzio subentrato alla goliardica confusione, Giova ha lanciato l’ennesima richiesta, visto che con la Sacher era andata male: “Ora possiamo fumare dentro?”.

DoX ai Box

Un blog dovrebbe essere una sorta di diario in cui raccontare i cazzi propri. Beh, io lo faccio ma a metà. Ieri sono passato indenne da un intervento più comune di quanto pensassi, una varicocele alla palla sinistra. Già, avevo un grappolo di vene varicose (del cazzo per restare a tema) agganciate sugli adorati gioielli di famiglia. Da togliere per evitare una serie di guai tra cui infertilità e altro. Il tutto era già stato preventivato un anno fa, i tempi d’attesa sono tipicamente lunghi. Che aggiungere? E’ andato tutto bene, oggi e fino a domenica sono a riposo assoluto, l’adorato fancazzismo da sempre agognato, e poi qualche giorno da prendere con molta calma. Certo non posso saltare, correre e usare la macchina, ma il divano regala lo stesso emozioni. Per 4 settimane non posso fare attività fisiche come andare in palestra, poco male perchè tanto mi chiamano sedentario di secondo nome. Comunque nonostante l’anestesia spinale che estranea letteralmente il tuo corpo dalla pancia in giù, la sensazione di non sentire nemmeno il sedere lascia a disagio ma ancor più sentire vene che si tirano, tagli eccetera non lo raccomando nemmeno al mio peggior nemico. D’accordo Herr Professor non sento male ma fastidio sì e poi son sempre le palle! E pisciare senza sentire che arriva. BBBRRR! Ma Eldo c’è, come l’amato Silvio.

Ed eccomi in veste Dr. DoX Medical Division. Sì giro con un bastone, storpio come House… Figo eeeh?