Catherine (Atlus) recensione

Allora? Quale delle due?

Come vi avevo promesso l’altro giorno, via con una bella schedina su Catherine, gioco prodotto dalla Atlus e oramai destinato ad arrivare anche in Europa. Parto subito con il dire che per uno sviluppatore di nicchia come Atlus, arrivare a 80mila copie al lancio in America (sui due sistemi), significa sostanzialmente un grosso traguardo. Con il giusto supporto da parte di chi pubblica questo tipo di giochi ci sono buone potenzialità per uscire dal suolo nipponico e ritagliarsi il meritato successo. Certo sono numeri piccolini, ma una boccata d’aria fresca ogni tanto non guasta in questa gen monocorde, fatta di sparacchini bellici e calcio. Catherine è uno spettacolo, con le sue luci (tante) e ombre (da non sottovalutare). Inanzitutto dico sin d’ora che se avete una mezza idea di procurarvelo import (rigorosamente solo PS3) o aspettare l’uscita europea, calma. Andarci con i piedi di piombo. Il prodotto di Atlus è tipicamente giapponese e atipico sia negli schemi di gioco che approccio allo stesso e in particolare la trama alquanto bizzarra. Il cuore però è il sistema di puzzle che siamo chiamati a risolvere, un forsennato spostare vari cubi per crearsi una via verso l’uscita. Basterà cercare un Catherine gameplay su youtube per capire. Ancora meglio procurarsi la demo sullo store americano (anche qui occorre una playstation). Premettendo che ci sono una marea di ostacoli e vari modi di risolverli, previa una capacità di acquisire tecnica e manualità, cercando di non perdere le staffe (non ci vuole tanto data la lieve imprecisione dei comandi e una telecamera gestita a cavolo), dicevo in giappolandia quando uscì a Febbraio, gli utenti si lamentarono della difficoltà a livello easy (corsa ai ripari con patch per una modalità più semplice). Ora non so quanto ne mastichiate di videogiochi ma se un gamer nipponico si lamenta di un prodotto perchè difficile  (quando fanno roba del genere), vuol dire che noi occidentali dobbiamo stare all’occhio, la frustrazione è dietro l’angolo. Difatti non ci ho messo molto a poggiare per terra il joypad dopo qualche ora alle spalle, darmi una bella calmata, uscire nel menù principale e tenere premuto select + back per attivare il very easy mode. E rendersi conto in alcuni puzzle di aver sputato sangue e bestemmie lo stesso. Tutto questo ambaradan per sottolineare l’unica riserva che ho nei confronti di Catherine. Questi dannati incubi (come vengono chiamati nel gioco) sono incazzati duri, soprattutto quando dovremo affrontare i boss, dove la velocità di esecuzione e precisione non sono un optional. Se si supera questo scoglio, scopriamo una piccola perla, la solita che puntualmente arriva tra le mani ogni tot mesi. Il coraggio di uscire dagli schemi, mi rendo conto che anno dopo anno diventano sempre più rari, ma basta saper aspettare. Alternando fasi dove riflessi e skill sono richieste ad altre esplorative e scene da film interattivo, Catherine è un viaggio morale, psicologico del protagonista (e non solo). Vincent Brooks, programmatore 32enne vive adagiato nella sua routine quotidiana, un buon lavoro che lo mantiene, senza un preciso obiettivo e ambizioni, coltiva il manipolo di amici con tanto di bevute al bar a tutto andare. Proprio non ne vuole sapere di scossoni o virate della propria esistenza, in particolare con la sua fidanzata storica Katherine, bella e decisa  donna in carriera con desiderio di sapere se può fidarsi dell’uomo che ama attraverso chiare intenzioni di matrimonio. Razionalità, intelletto e forte responsabilità. Per Vincent lasciare le cose come stanno va a fagiolo, senza particolari pressioni che lo spingano altrove. Almeno fintanto non si presenta di botto Catherine, conturbante e sexy ventenne, la quale rappresenta l’ideale di femmina che fa della provocazione e attrazione fisica la ragion d’essere. Incasinato e in tilt, Vincent verrà trascinato dentro una spirale di eventi, complice un figlio in arrivo con Katherine, che lo porteranno a forza verso la ricerca di se stesso, di ciò che è oggi e di come vorrà diventare un domani, in particolare con quale tra le due ragazze. A contorno una serie di morti inspiegabili in città, giovani uomini trovati nel proprio letto e con espressioni di terrore nel volto. Non ci vorrà molto per capirne un collegamento con gli incubi che Vincent comincerà a vivere notte dopo notte, dove si trova a scalare questi percorsi (i puzzle appunto) verso l’uscita in un contesto alquanto bizzarro e folle. La scalata rappresenta una metafora della crescita interiore del protagonista. Come giocatori il nostro comportamento e le nostre scelte ci porteranno verso uno degli otto finali disponibili, in particolare durante il gioco la nostra condizione attuale regolerà l’atteggiamento di Vincent, limitato ai suoi pensieri quando va sotto pressione.

Un esempio di botta e risposta con la fidanzata di Vincent. Il gioco permette di scegliere come impostare i messaggi attraverso due o tre opzioni per frase, solitamente i messaggi ne conterranno 3 o 4. Ogni frase determina un punteggio che sommato ci porterà verso una condotta caotica (Catherine) o seria (Katherine) opportunatamente segnalata da un meter dopo l’invio…

Le relazioni personali che terremo con gli amici e altri avventori del bar (sempre parlandoci), scopriranno una cura dei particolari meticolosa, fatta di dialoghi intrisi di paure e angosce ma anche speranza e voglia di riscattarsi. Anche negli incubi vivremo in un mondo parallelo e passo dopo passo si costruirà l’insieme del tutto, del come e perchè ne siamo bersagliati. Sicuramente l’aver la coscienza sporca in ambito sentimentale, ha contribuito! Ma sarà verso la fine che scopriremo il geniale lavoro di scripting degli autori che con un background dietro ogni personaggio, sia principale o secondario, assieme alla trama piuttosto complessa ed originale non lasciano spazio a buchi o errori di interpretazione. Passando al piano tecnico graficamente si alternano sequenze con il motore di gioco (con gradevole uso cel shading) a veri intermezzi animati curati nientemeno che dallo studio 4C (Tekkonkinkreet, Animatrix). Inutile rammentare una migliore resa su Playstation vista la minore compressione degli stessi. Buono il comparto musicale, dove Shoji Meguro (storico composer in Atlus) oltre a una selection di brani presi dai vari Persona e ovviamente preparati per Catherine, ha reinventato alcuni brani di musica classica per condurre le fasi di gioco più concitate. Ci sono una serie di extra e modalità di gioco, compreso un simpatico cabinato arcade che a stile 8bit propone ben 64 livelli (più altri 64 con un codice di sblocco) in stile puzzle del gioco. Guarda caso si chiama Rapunzel… Strano non abbiano implementato un multiplayer coop e competitivo online, solo in locale. Sono contento arrivi anche da noi, senza bisogno di canali d’importazione. Il come però non si sa e intendo nella traduzione. Lo slang usato è tanto, così come un linguaggio decisamente maturo. Al momento l’unica certezza è la presenza della traccia nipponica nel parlato. EDIT: la versione PAL contiene solo l’audio inglese e i sottotitoli in italiano.

Per quanto discutibile e morboso a tratti Catherine non è un gioco ecchi per otaku segaioli. Il softcore è veramente soft. Katherine vestita ma bellissima, Catherine svestita quanto basta per dire: e adesso che cazzo faccio? Man mano che si va avanti colpisce sempre basso e profondo per confondere le idee. Come avrete intuito il senso di immedesimazione del giocatore con Vincent è riuscito alla perfezione e piccole chicche come l’ubriacarsi ogni sera, con tanto di trivia al termine di ogni set di bevute per drink… Curiosamente prendere la balla serve a Vincent per correre più veloce negli incubi, quindi bere nel gioco serve… Malato eh? Ah tra l’altro pure appassionato di coca havana. Ehi, come vi devo dire che ogni riferimento è sempre puramente casuale?!? Per la cronaca l’ho terminato con il finale più neutro possibile… Manco a farlo apposta…

Al termine di un incubo verremo sottoposti a una serie di domande di test. In questa secondo voi cosa ho scelto? Con la console connessa in rete potrete vedere come hanno risposto gli altri…

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