Cave molla il colpo.

Appena comincia a passare la sbornia con DoDonPachi, ecco che Cave ne esce con un annuncio che purtroppo conferma il trend andato altrove del mercato videoludico, che impone scelte necessarie per sopravvivere. Oramai il gamer odierno è una figura completamente diversa da quella della gen scorsa e i soldi non li spende su giochi del genere, che movimentano trentamila copie di media contro dei venti milioni di un call of duty qualsiasi. Ancor più rispetto a due gen fa. Troppo sbattimento, troppa sfida. Sono casualoni imbastarditi da FPS e TPS con il graficone tutti uguali e online, omologati da precise scelte di sviluppo. Quando va bene che non si giochi con un dito su uno smartphone, perchè saranno quelli i veri nemici del prossimo futuro. Non si cerca più l’eleganza e la cura maniacale (negli shmups erano i leader incontrastati, praticamente zero concorrenza a parte Treasure), ma il business, il mass market, l’immediatezza. Studi nipponici delegano lavori a terze parti occidentali, pure con pessimi risultati. Altri si buttano con prodotti social alla Farmville. Così si orienterà Cave, solo l’ultimo caso eclatante. L’essere di nicchia, nei videogiochi al giorno d’oggi, significa essere a rischio di chiusura. Poi vero che non è sempre così, basta vedere ARC System con i vari BlazBlue oppure Atlus con il recente Catherine (700 mila copie solo in USA) e i vari Shin Megami. Ma quanto dureranno? Comunque grazie di tutto, Cave. Ci godremo Akai Katana (nel video qui sopra) previsto tra qualche mese in europa e poi aspetteremo pazienti tempi migliori.

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