Cloud Atlas recensione

Al rientro dalla visione qualche impressione. Cloud Atlas scritto e diretto a sei mani, così come sei sono i segmenti temporali in cui si salta in maniera abbastanza coesa ma non di facile lettura, sul destino che si ripete ineluttabile, quasi una condanna, indipendentemente dall’epoca. Cast spettacolare, produzione pure e mi sono stupito sia costato così poco produrlo (100 milioni). Da vedere ma prima di buttarvi in sala occorre almeno qualche riserva. E’ ambizioso, complesso e stratificato ed effettivamente di difficile catalogazione. Immaginate un commistione di generi, drammatico, commedia, fantascienza, spionaggio, avventura, azione, tutto ben dosato mentre tocca temi come amore, spiritualità, evoluzione. Smarrirsi è un attimo. Anche se alcune linee temporali lo appesantiscono e la prima parte fa un pò annaspare, man mano i pezzi si compongono l’amalgama collima e acquista una buona fluidità, lasciando finalmente spazio allo stupore, con scorci di paesaggi e visioni del futuro da tipico cinema Wachoski. Meraviglia finalmente ma dopo una iniziale iniezione di perplessità. La quale purtroppo perdura, rimanendo lì in sottofondo e pronta ad uscire, causata da un lasciato senso di incompiuto mentre scorrono i titoli di coda. Cloud Atlas vuole essere maestoso ma non ci riesce (per poco) in quanto non capace di sviluppare bene tutti i punti che va a toccare. Stretto nei suoi 172 minuti, una durata importante, difficile chiedere di più allo spettatore.

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