Dante’s Inferno, com’è bello scendere negli inferi…

Uscito oggi, bello fresco e carico come una molla, la nuova creatura dei Visceral Games, studio interno all’Electronics Arts con il nome di Redwood Shore ai tempi di Dead Space, arriva con un forte battage pubblicitario alle spalle, fatto di preview, filmati, demo e tanto altro, effettivamente non offre sorprese. Il gioco è un vero stupro al Poema di Dante, qui raffigurato come un crociato fanatico e votato alla causa della Chiesa, muscoloso e iperincazzato che va a riprendersi Beatrice, uccisa da un infedele e portata in seno degli inferi da Lucifero in persona, a colpi di Falce rubata dalla Morte in persona nelle prime fasi. La visione americana stravolge ogni canone a cui siamo stati abituati (fare a pezzi Minosse non è certo da Dante Alighieri), basti vedere Virgilio sempre una guida ma rappresentato in modo tribale-punk post apocalittico, venuto fuori direttamente da un guerriero mutante di Fallout 3, il percorso stesso di Dante nel cammino della propria Redenzione si offre a riferimenti storici . Ma a parte queste libertà, l’action che tanto riprende God of War offre spunti interessanti se affrontato per quello che è, un videogame. I programmatori si sono chiaramente sbizzarriti con il bestiario di creature che dovremo affrontare, sequenze e inquadrature per tenere alto il ritmo, abomini ed ultra violenza che varcano allegramente il trash e il buongusto tanto che il bollino PEGI 18 c’è stampato per direttissima. Resta pur sempre l’Inferno fatto di cerchi, urla e dolore, visivamente ispirato e attinente al Poema, la cui interpretazione allegorica fornita dai Visceral è capace di adattarsi quando serve al contesto videoludico. Motore con chiodo fisso a 60 frame per garantire una fluidità e senso di velocità delle combo, texture non al massimo ma buone, insomma non cede nemmeno di fronte ad episodi concitati. Il sistema di progressione del personaggio non è certo una novità, menando a destra e manca si otterranno punti anime per sbloccare la tree delle abilità, divise in Sante ed Empie, che permettono l’esecuizione di mosse, non solo fisiche ma magiche. Per aumentare di livello e renderle disponibili per l’acquisto potremmo Punire o Assolvere le varie anime dannate (e mostri) che incontreremo sul nostro cammino, presi ovviamente dall’immaginario Dantesco. In più un sitema di equipaggiamento reliquie per aumentare ulteoriormente le proprie abilità. Il gioco non è solo un picchione a 360 gradi ma offre spunti di puzzle per progredire, molto semplici come spostare oggetti o tirare leve, comunque ben studiati e gli immancabili Quick Time Event in cui dovremmo premere rapidamente un tasto (o levetta) per proseguire. Il respawn a seguito di morte è praticamente immediato (e colorito con ovvia citazione ai versi), i tempi morti non esistono in Dante’s Inferno. La miscela però ha i suoi lati deboli, la storia procede senza mordente, poca originalità, la durata non forerà le otto/dieci anche se forse meglio una cavalcata costante che stiracchiata e noiosa. Ripetitivo e meno tecnico di controparti affermate e famose come Devil May Cry, God of War, Ninja Gaiden o il recente Bayonetta che ha definitivamente riportato l’asse di questo genere in casa nipponica. Tutto sommato non è stato fin da subito nelle pretese del team di sviluppo prendere in mano lo scettro, ma si trova un ottimo compromesso fatto di divertimento, discreta profondità, meccaniche collaudate ed appagante quanto basta per lasciarsi giocare in tranquillità. Per cui niente sfide impossibili (anche negli obiettivi/trofei) ma adatto a un pubblico ampio. Il successo è garantito, se scrivete Dante Inferno in un qualsiasi motore di ricerca, non troverete solo le evocative immagini di Gustave Dorè, ma pure il picchione di Electronics Arts. Eh, come cambiano i tempi…

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