Fingerbib e svariate iperbole

 

Ci risiamo. Ora torno a parafrasare momenti di assoluta incapacità costruttiva, colpevoli discreti fattori di cui non mi ritengo (ir)responsabile. Fatto sta nel peregrinaggio notturno mi sentivo totalmente estraneo, anestetizzato probabilmente dall’alcohol (supplemento al diario del capitano, se al sesto coca/avana non senti scompensi e anzi va tutto come fosse tutto normale, c’è qualcosa che non va, prossimo alla morte?), trovando soddisfazione nel niente. Confusione, gente in festa, Carnevale. Che inutilità. Un mondo vuoto intorno, asettico, senza sapore. Sembravano una massa assieme, invece erano distantissimi. Musica a palla, un paio di stronzi vestiti da coglioni e l’abitudine di merda di tenere bicchieri vuoti per terra. Poi per forza mi incazzo calciandoli, perchè lasciarli in mezzo alla strada se non per produrre cocci? Cosa potrà stimolare la mia mente in questo momento? Dire sì. Sorridere. Chiedere da accendere mentre ci si spintona al distributore di sigarette, o addirittura chiedere da accendere e sentirti dire di di no mentre visibilmente fumano. Comunque rigorosamente a donzelle, si sa mai l’approccio. No succede solo nei film. Dai ti prende lo scazzo. Ci vuole qualcosa. Del sound. Devo rientrare rapidamente, mollare il resto e infilare le cuffie. Contemplativo. Fuori uso. Entro dentro l’uscita. Mai chiedersi il perchè. Lasciarsi scorrere, lasciarsi andare, lasciarsi perdere. Domani andrà meglio, solo un pesante mal di testa e avrò dimenticato tutto.  L’amore non serve. Il rifiuto, il tradimento, il fallimento regalano spunti, credo maggiormente utili. Credo appunto. Realtà ben diversa.

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