Kinect Generation & Co.

Sono un detrattore del Kinect, lo sanno anche i muri. Il gadget elettronico con il sell rate più alto della storia, addirittura certificato dalla Guinness World Record (ma basato su dichiarazioni Microsoft e indagini campione), mi lascia sempre piuttosto scettico. Se mi guardo attorno vedo bancali di invenduto al Mediaworld, pure in sottocosto dopo nemmeno dopo 3 mesi dal lancio. Alla Comet di Modena non si sa neanche dove sia finito e devi chiedere perchè non lo pubblicizzano. 20 titoli disponibili dopo 6 mesi. Per 3DS ce ne sono oltre 50, anche se parliamo di qualcosa di (totalmente) differente ma serve per darvi una visione di cosa voglio dire. La realtà fatta di ostentare un successo che non c’è, tipicamente Microsoft, lascia il tempo che trova. Tornando a questioni di maggiore importanza, nonostante i dubbi espressi qui sopra, il futuro del core gamer è destinato a ridimensionarsi, credo sia forte rischio e rilegato sempre più ad un mercato di nicchia. L’E3 è alle porte ma il malumore del popolo videgiocante duro è palpabile. Non ci sono esclusive pesanti (360 soffre più di PS3), i giapponesi hanno perso identità da leader del settore. Colpa la forte virata verso il mercato casuale. Inutile nasconderlo, anche se ho cominciato parlando di una tra queste periferiche di movimento come Move/Kinect, è inevitabile come stanno segnando un percorso teso a sdoganare il media videoludico casalingo aprendosi a una fetta grossa. Basti vedere i giochini java di Facebook o l’incarnazione RIO (dal film) di Angry Birds che ha venduto 10 milioni di copie in 10 giorni. Il Wii ha lanciato il mordi e fuggi come tipologia di gioco, impestando in un quinquennio il mercato e livellando verso la semplicità il gameplay per venire incontro a questa figura del videogiocatore d’oggi. Come se non bastasse in ambito HD la pessima abitudine mirata a guardare la grafica di fronte alla nulla sostanza, come metro decisivo di paragone e un paio di recensioni scritte da persone di pari livello. I publisher non fanno altro che confermare e serializzare i soliti marchi, i vari Call of Duty, che muovono cifre da capogiro (Black Ops oltre 22 milioni) ne sono un esempio lampante. I rhythm & game intanto sono sulla via del declino. Il casualone non compra ogni cosa, il casualone è effimero e incostante, ma il danno è fatto. Prepariamoci ad una generazione di gamers come nel video.

EDIT: sia chiaro come non ce l’abbia a prescindere con questa fascia di gamers, videogiocare deve essere accessibile a tutti. Punto centrale resta come sviluppatori e publisher, mossi dagli interessi ben maggiori, dedicano sforzi e risorse a un segmento sfavorendo ovviamente il più importante e storicamente solido.

Frase che uso spesso in chiusura, perdonatemi: si salvi chi può…

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