Max Payne recensione.

Mah. Insufficiente. Un tie-in (si usa ancora dire così?) imbarazzante che cerca in malo modo di mixare i due videogiochi usciti anni or sono, rivedendo alcuni punti in maniera fin troppo discutibile (allucinazioni di demoni alati?!?). Ad ogni modo importerebbero poco alcune libertà, se ci fosse della sostanza. Premessa. Max Payne era un ottimo shooter (avventura in terza persona) in salsa John Woo/Wachoski (azione violenza il primo, bullet time i secondi), un vero botto all’epoca. Un comparto tecnico e fisica soddisfacente contrapposta ad una trama lineare, poco originale e assolutamente scontata. Però con i suoi momenti di brivido, con i suoi tempi. Certi scavi psicologici funzionano bene nei propri contesti, trasportare un videogioco a film porta quasi sempre a disastri perchè in sala non ci possiamo stare minimo 4 ore di fila. I meccanismi dilatati sono accurati e permettono di tirare fuori risvolti caratterizzando i personaggi quanto basta, lasciandosi coinvolgere. Qui invece tutto corre senza filo e soprattutto senza una base solida perchè sacrificata all’azione. Nemmeno molta ad essere onesti. Il vero disappunto è che non si è nemmeno provato a lavorarci al soggetto. Le potenzialità per un buon risultato c’erano, sprecate nonostante l’ottimo impianto tecnico, ambientazione ben resa. Almeno questo. Ma a fine visione si coglierà poco della natura di Max, di Mona, pure i fortunati che ci hanno giocato anni fa. E se lo dice anche il CEO di 3D Realms, state tranquilli sul verdetto “evitabile”.

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