Odi e canti nella ballata della valle di Zed

Dimensioni e luogo sconosciuti. Ricordo un sole pallido dove scarabei reali coprivano alcuni raggi provenienti dallo zenit. La conformazione delle nuvole stratificate lasciava un sapore di lamponi amari. Il cielo aveva un colore innaturale, come fosse un laminato di rame e colori caldi che rimbalzavano pennellati sulla volta un tempo celeste. Una pianta nel sentiero. Praline di frutta candita. Lo zucchero era scivolato via riflesso da acini ambrati a testimonianza di una grande civiltà. Lapidi rovine e rovi. Sassi e scritture incomprensibili per la mia piccola mente. Volto lo sguardo. Un giardino con il recinto di ferro battuto, entrai seguendo il suono di tanti campanellini simpatici. La distesa di erba e prati si perdeva così a vista d’occhio. Il muschio ora riempiva le narici, volando senza accorgermene ero già a riposare sulle scalinate di in tempio buddista. Pace, quiete, silenzio. Odor di rarefatto miele, foglie di ginepro, acqua bianca che scorreva da una sorgente pura. Oro, legno consunto e cartongesso. Geometrie di eoni basate sulla saggezza e il sapere del mondo. Mal di cuore. Echi orientali. Suoni di preghiere catartiche. Spirito smarrito nella sua quiete. Ora giorno e notte non avevano più significato…

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