recensione hostel 2 (part II)

Ok, nè carne nè pesce. Sangue a fiumi, truculenza gratuita, ribaltamento del massacro tinto di rosa, vendetta. Le ragazze sono le protagoniste questo giro, il film rimane nel complesso un dejà vu e riproposta pari pari del già incerto precedente episodio. Slasher e sadico quanto basta ma niente a che fare con tensione e atmosfere inquietanti del precedente, piuttosto citazionista (anche cinema italiano, viva la Fenech) e ricco di humour nero. Riallacciato a tal punto che la prima mezz’ora è solo da filo conduttore, il film illustra nel dettaglio ciò che era meglio lasciar stare nell’ombra e angosciante dubbio, ovvero l’organizzazione dietro ai torturaggi a pagamento. Infine è tutto qui e per fortuna non si prende nemmeno troppo sul serio, arrivando a deludere chi aveva aspettative di un horror con l’H ma si nota come in concomitanza girava i fake trailers di Grindhouse. Regalo agli appassionati sopratutto sul cameo di Deodato, guardacaso The Italian Cannibal, qualche attributo in pasto ai cani (femminismo rulez) e partitella di “head soccer” sul finale… Preso in tal senso non toglierà il respiro (con la bombola di ossigeno nel cartonato pubblicitario) ma potrebbe anche divertire evitando così la personale cagata pazzesca.

Visione che comunque calza discretamente a pennello per il periodo estivo e gli amanti del genere, però mi chiedo perchè inflazionare tanto il filone horror con queste produzioni che dovrebbero essere autoconclusive. Come avrete intuito lo spiraglio è tale che si farà un terzo, per quanto Roth lo neghi assolutamente.

5 commenti su “recensione hostel 2 (part II)”

  1. tu sei di parte. non ti piace il genere e sei partito prevenuto.
    dentro di te non hai la totale e completa filosofia della DISTRUZIONE E STERMINIO DELL’UMANITA, ergo non puoi capire il godimento nel vedere tanta morte e dolore.

  2. ma non c’e’ tanta morte o dolore… in effetti non e’ nulla di che, il solito horrorino slasher estivo con la differenza che confluisce in farsa sul finale… :mrgreen:

  3. veh ‘scolta veh alora…
    se tu non comprendi la meravigliosa arte della tortura non devi mica per forza decretarlo FILM CHE FA SCHIFO. Insomma. Più palese del primo ma sinceramente non mi sembra che abbia perso creatività e malattia mentale psicotica il mio Eli Roth.

  4. A mio parere, ma vista la schizofrenia che mi piglia ogni tanto non so bene discernere la vostra realtà dalla mia, il film di Roth è uno “scherzo” (termine musicale) con il quale il nostro beniamino (riferimento religioso) si è divertito.
    Cita Tarantino, sia con il film che con un’apostrofo stilistica in una scena brevissima.
    Si condanna per ver girato quesyo film.
    Inoltre non cerca nemmeno di sorprenderti: sin dall’inizio si può prevedere ogni passaggio, anche ogni colpo di scena.

    Le torture invece hanno regalato!
    Citazioni ed omaggi, verissimo, ma il significato resta molto interessante.
    Molto morbosa, ed anche intrigante, la scena in crescendo delle aste. un approfondimento sulla natura umana che mi mancava da quando visionammo My Little Eye (un fottuto capolavoro!!).

    In fondo, mi è piaciuto.
    Non solo per l’ascia, per l’ironia… ma anche perchè quando sento “dobry den” mi si infiamma il petto… Ah Praga!

    Aprirò un ostello lì…

  5. Prego voler considerare la mia candidatura a direttrice delle torture sui bambini presso il vostro ostello. Io ho inventato l’acido muriatico, lo scuoio con sale grosso e l’Avada Kadavra.
    Inoltre ho parenti nella città selezionata che sarebbero disposti a finanziare il lavoro sottobanco.
    Per quanto riguarda la location, propongo la Pension Unitas, piccola ma confortevole.

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