recensione Zodiac.

Zodiac mi ha ucciso nei suoi 158 minuti. Mi è parso come uno di quei documentari da History Channel a notte fonda. Un meticoloso reportage massacrante che ammazza la pazienza dello spettatore e lo porta ad una irrimediabile sonnolenza. Ci sono rimasto di sasso alla prima occhiata di orologio, credevo fosse passata più di un ora e mezza mentre arrivavo a malapena ai cinquanta minuti. Stremato e con le palle triturate a fine visione da questa sequela serrata e ingolfata nel plot, Zodiac regala pochi momenti di memorabile cinema, in particolare la visita nello scantinato di uno dei presunti colpevoli. Troppo poco assistere all’ossessione emotiva dei protagonisti, ai quali a parte Gyllenhall (il vignettista) non si dedica una analoga analisi diventando così sprecati. Imparagonabile con i lavori precedenti di Fincher, se non dal lato puramente registico. La mano si sente, è innegabile come sia riuscito ad amalgamare il tutto con sapiente maestria. Però Se7en e Fight Club rimangono sicuramente di ben altro calibro per ritmo, interesse, tensione.

Zodiac spara alto e mantiene poche promesse, nonostante la critica lo ostenta come miglior film della stagione. D’accordo, a patto che venga fornita la bomboletta d’ossigeno o una flebo… Mah…

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