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Il club dei Rilassati

Il pranzone domenicale dei Giova’s organizzato in fretta e furia il sabbato serra ci ha portato in quel di Felina per proseguire la ballona e le kilocalorie di cibo partite il venerdì con la cena olimipionica e un festone il sabato a Cà Marta organizzato da dei clienti della MEM (per chi non lo sapesse, dove lavoro) ovvero la Gastronomia Piccinini con tanto di latino americani (tranquilli ho evitato) con cibo e BERE GRATIS. Piacevole diversivo alla pseudo-notte bianca sassolese, mamma mia che tristezza. Comunque si è detto, non c’è due senza tre. La triplete… Come ai bei tempi. E’ vero, i miei amici sono unici e gli voglio un super bene. Stavolta niente foto alle portate mangerecce della Trattoria Vasirani (da appunto non avevamo fame e abbiamo bevuto troppa acqua, stiamo perdendo colpi?), tanto se ve lo segnalo sapete che si mangia benone, quanto lasciarvi con un set di foto riassuntive che testimoniano solo una cosa. Il Relax compiaciuto, alla facciazza del mondo. Prosegue un incredibile Coca & Avana 7 a solo 3 euro (!!!) nell’osteria Fonti di Poiano, sì perchè ci siamo concessi anche una mezza scarpinata sotto la randa del sole e pure far finta di fare i carabinieri, inscenando una pattuglia a bordo strada. Roba da matt… E per chiudere non sarebbe un aperitivo delle 18 in punto, senza un Mojito… Intervallati dalle immancabili partitone a scopone. Al termine non mi tira il fegato il che è sempre un ottimo segnale. Ora però i funghi fritti estivi eh… 😀

Le tre regole del Ristoro

Mai usare il bicchiere per l’acqua, ovvero mai bere acqua.

Stare attenti e riveriti perchè il maiale osserva ogni tua mossa.

Creare ornamenti originali e a tema per il tavolo.

Evitare se possibile verdurine di contorno dall’alito pesante. Questa non è la quarta regola, ma quella opzionale. L’obbligatoria controllare Pugno che abbia i soldi per pagare il conto…

La Striata del DON BAIRO: DEO OPTIMO MAXIMO


La partenza è tra le migliori, la prima liscia panna non ho fatto in tempo a fotografarla per la voracità dei presenti. Ecco quindi la storica “salsiccia” come secondo…

L’estate sta finendo e un altro anno se ne va. Righeira docet. In questo periodo l’indice di pannosità esige il suo tributo, a tal punto da costringere i seguaci del GaSsebo a recarsi presso il tradizionale Ristorante 2000 nelle Roteglie per rientrare a livelli di unto accettabili e proseguire senza intoppi l’inverno oramai prossimo. Bisogna fare scorte di grassi e non c’è modo migliore. Incredibile a dirsi ma il rientrato in pieno titolo Vicious detto Senatore ha obiettato la macchina e si è diretto a piedi sul posto. Un rito beneaugurale per la prossima stagione pannaria. Sigaja accoglie nelle sue braccia i giovani pargoli affamati causa orario improponibile, anche presentarsi tardi è un rito inoppugnabile e improrogabile, perchè d’abitudine gli aperitivi a base di bianco medio e Spritz non devono essere omessi. Finalmente torna il Pra di Bosso sul tavolo e ammettiamolo era ora. Anche se sapeva di chiuso nonostante datato 2009. Dicevamo affamati a tal punto che la prima portata, la storica panna liscia, viene rovinata in pochi secondi. Il tasso di unto è accettabile e l’apertura dello stomaco è docile e a scalare. Le cose cominciano a farsi interessanti con la “salsiccia”, questa volta rosolata e croccante che si sposa senza problemi sul bianco panno. Solitamente il grasso del maiale espulso a contatto con il calore del pannus avrebbe creato non pochi problemi di colesterolo, ma come disse il Giova Grande “l’infarto è una cosa naturale”. Perle di saggezza.


I duri cominciano a giocare: la “PATATA”

E’ il turno della “PATATA” o meglio di una sua variante rispetto alla classica farcita. Quindi patate e prosciutto insieme all’immancabile pannoso. Come fatto notare dal Grappi coadiuvato dal Bino’s andava un minimo cotto questo “pomme de terre” e non tagliato a fette e messo sopra. In effetti si sentiva l’amido a tal punto da costringere a bere ancora di più i palati assetati, una mossa di sicuro commerciale del cavaliere PiSSi per aumentare il venduto del viname.


Ora si ragiona: la “Tartufata”

Nessuno (ma proprio nessuno) sa di cosa sia fatta la celeberrima “Tartufata”. Sembra un commistone di funghi trifolati e tartufo ma non è da escludere che siano avanzi di sugo della giornata. Qui l’indice di pannosità soverchia la dose minima raccomandata giornaliere di panna nell’alimentazione umana. E di fatto oramai il fisico comincia vistosamente a cedere a parte il Lotti che come sempre si conferma il Verro d’Oro da battere. Largo ai giovani!


Giovino trova la chicca tra tante chicche polverose: il Don Bairo. E dietro sempre il Sigaja mentre illustra le storicissime bottiglie dietro di lui. Storiche a dir poco, il Biancosarti invece di essere giallo paglierino è di colore marrone scuro. Da una rapida chiaccherata con il Tarlo che mi ha sorpreso con un Grand Marnier in successivo Bar Centro mentre discutevo con il Cori di quanto sia poco salutare mangiare al 2000 a parte gli amari in fondo, ci sono bottiglie nella fila più alta da valore collezionistico e non sapevo che andassero periodicamente aperte, arieggiate e richiuse per mantenerne il valore… Ma pensa un pò e io credevo che la polvere serviva a contribuire…

Dopo a chiusura il digestivo, ovviamente doppio per mandare giù l’unta panna, dove ho optato per un classico San Marzano Borsci (temo ancora sia la stessa bottiglia del veglione di 6/7 anni fa) e immancabile Cynar. Ma prima di andarsene rigorosamente a piedi, Giovino ha trovato una chicca: l’elisiramaro Don Bairo. Nonostante sia buonissimo e sappia con un cubetto di ghiaccio di chinotto, non ha riscosso successo a parte il mio parere che ne ha esaltato le qualità venefiche. Da una rapida ricerca non solo ha un gruppo su Faccialibro ma risulta un prodotto esportato anche all’estero, uscito oramai dai ranghi della produzione artigianale. Per questi motivi, nonostante l’elevata caratura e nobiltà aulica nella descrizione dell’etichetta che vi invito a leggere, NON PUO’ e NON DEVE essere eletto come successore dell’indimenticabile Radis, ma al momento il DEO OPTIMO risulta unico sostituto… La ricerca continua.


Don Bairo, etichetta mista latino…

Manifesto dell’Untosità Emiliana.


L’accogliente ingresso.

In occasione del Cenone Olimpico, si torna in quel di Regnano, a Cà Bertacchi, alla corte della Trattoria del Cacciatore. Seguendo il Tom Tom della Puttana, siamo capitati in posti che nemmeno immaginavamo l’esistenza (Telarolo?!?) ma l’avanscoperta ha permesso di scoprire un paio di posti ristoratori come La Babbiona a Montebabbio, i Giova’s dovranno porre rimedio. Meno freddo e meno ventoso della volta scorsa ma sempre sferzante nelle temperature, finalmente l’accogliente locale apre le tavolate a 32 affamati lupi Rotegliesi d’Onore, guidati dalla voglia di Unto più che celebrare l’Olimpia e fare due chiacchere sui fischi a quel cane di Balotelli o le dichiarazioni di Zamparini, salutare il Serri che a breve partirà per Cuneo. Filosofeggiando con il Ser Tone, siamo arrivati alla conclusione che la nostra tipica cucina sarà contadina e robusta, ma comunque votata all’affinamento del grasso animale elevato a indiscusso protagonista, precisamente Porco, Cinghiale e Capriolo. Non ai livelli di Mortadella o Salsiccia Fritta ma seguendo un solo credo: mai lasciare indietro il più buono. Spingere sempre sul colesterolo, una cucina che ogni fegato sano aborra e se potesse staccarsi dal corpo lo farebbe. Nella sostanza un forestiero si disgusta se si succhia l’unghia del Maiale, un Emiliano DOC no, ne vuole avidamente.
Siamo letteralmente il terrore per queste comunità di animali ma qualcuno dovrà tenerne a bada il numero se non ci pensa quella Madre della Natura…

Niente affabili vini Toscani, Siciliani o Piemontesi. Qui si va solo a Lambrusco, o meglio dire A’ Lambròsc. Siamo unici detentori di un vino frizzante come la Coca Cola, sebbene si preferisca l’amabile e leggermente bollicinoso. In realtà il Lambrusco è un colorante legalizzato e il Tirelli ne è una prova, ancor più del pregiato Campanone. Puoi diluirlo quanto vuoi ma non cambia colore. Tintura di Iodio? No mosto fermentato, i giovani sono avvisati: dite addio al bianco dei denti e preparatevi alla “Caccona Nera” del giorno dopo… Se il grasso unge, niente di meglio del Lambrusco (in grandi quantità) per sturare le arterie e prevenire infarti.

La partenza non è stata esaltante. La Lasagna si è rivelata gustosa e importante, ma non calda a dovere e comunque ricca di olio residuo e pesantezze tipiche “Alla Pupa“, con lieve gusto rancido pannoso. Poco importa, la fame era tanta.

Inaspettatamente i tortelloni burro/salvia e zucca sono stati un flop, probabilmente peggio della volta scorsa, ancora pastosi, poco incisivi. Da evitare in futuro.

Le sorti si raddrizzano fortunatamente con i Cappelletti in Brodo, evidentemente la preparazione è affidata a mani sapienti e abili (nonchè anziane) e si sente. Corposo e delicato allo stesso tempo, non eccessivamente bollente il brodo esalta le qualità della pasta artigianale e il ripieno.

Ma ecco perchè la trattoria si chiama del Cacciatore. Quando si passa alla polenta e carne di Capriolo/Cinghiale in umido, allora Dio Esiste. Ed è Emiliano. Era previsto il coniglio ma il Capriolo ha provvidenzialmente sostituito il mangiacarote per eccellenza, elevandosi a caratura semplicemente spettacolare: niente odore di selvatico, morbidissimo, untosissimo. Volevamo raschiare con il pane il fondo di quella pentola che per ore aveva smaltito e ammorbidito le carcasse delle bestie interessate, non è stato possibile.

Appena il tempo per riprendere fiato che arriva Sua Maestà La Zampa accompagnato da fagioli e patate al forno. Indubbiamente i piatti forti sono i secondi, in futuro meglio puntare direttamente a questa porzione di cena o tentare la via dei Funghi.


DoX se la vede male.


Diego approva, il grasso unge le condutture. Al prossimo giro proveremo a portarci da casa dei panetti di burro per appesantire ulteriormente.

Infine i dolci amari e caffè chiudono come tradizione. Da menzione la torta di ricotta e frutti di bosco, su cui il Girbi ha mostrato la reale natura del suo essere, tanto da assaltare i piatti vicini per colmare la voglia. Una fame chimica efficace per il Redondo della Stria.

Tutto sembra essere troppo politically correct e decisamente poco Roteglia. A parte la mezz’ora per prendere l’ordine dei dolci, vari cori da stadio sconci per le onnipresenti cameriere, scatta il momento decisamente molto Roteglia: La Torre di Montenegro (vuota).

Partendo da uno spunto dello Zione, l’estro creativo architettonico del Ginnico e del neo assunto in Kerakoll Giova, è andato contro ogni legge fisica, nemmeno il CalatravAe avrebbe osato fottersene così tanto della gravità.

Poi ovviamente ha preso piede il degenero, sprezzanti del pericolo.

Qualcuno prevedendo la catastrofe comincia ad andaresene, pochi attimi di compiacimento…

…prima del fragoroso (e meritato) finale. A fronte di un incredulo e incazzato gestore accorso dopo il silenzio subentrato alla goliardica confusione, Giova ha lanciato l’ennesima richiesta, visto che con la Sacher era andata male: “Ora possiamo fumare dentro?”.

Non c’è più il timidone?


Un bis di primi

Con grande rammarico mi appresto a comunicare in questo pugno di righe come il timidone, grande rappresentante del ristorante La Torre a San Antonino, memorie indelebili di mangiate senza controllo, ad oggi non c’è più. Forse era la sua serata libera, fatto sta che ogni volta in cui ci siamo stati, lui c’era.

Cambia la gestione come avevo lasciato detto allo Zione e al Nano Malefico, ma non la sostanza. L’ex timidone ha tra i suoi punti di forza nel gnoccame e tigellame, con contorni come affettati misti, pinzimoni e sublimi formaggi, in abbondante quantità. Un pò deboli i primi, discreti e unti ma sui funghi ci si aspettava di più. Il conto è leggermente fuori prezzo (manca l’ammazzacaffè), sui 30€ a cranio ma comunque non si va a casa insoddisfatti e soprattutto a panza fioca. Bisogna vedere cosa riserva il menù fisso a mezzodì, pari a 12€. Promosso con riserva.

Il ritorno dei moschettieri della forchetta…

La chiamata del Sancio ad una cena assume mesi dopo mesi connotati sempre più mistici e rarefatti. Ma ancor più riunire i 4 moschettieri della forchetta sotto lo stesso locale dopo più di un anno diventa quasi epico anzichè nostalgico. Il Lòli si assurge perfettamente alla situazione, con 15 euri ci si è scofanati una discreta quantità di cibo, vino e trittico formaggi (il tutto dozzinale ma comunque gustoso) senza bisogno di trasferte importanti, soprattutto in una serata atipica come il giovedì. Incredibilmente il gruppo è in ritardo di soli 5 minuti sull’ora d’appuntamento.

L’unica nota stonata è stato il desolante mortorio rotegliese e il piccinone al muraglione chiuso. Insomma nemmeno l’ammazzacaffè prima della siesta notturna. Pazienza, il Sangio ha fatto pienamente il suo dovere. Ad ogni modo grandi novelle, Sancio sta per tornare!

l’arte nel cibo…

Siamo in una zona ricca di tradizione gastronomica, in parole povere un culo pazzesco. Ci sono una miriade di posti nuovi sempre da scoprire, basta prendersi la briga di andarci. A patto che siano meritevoli, così Venerdì scorso il vostro Senatore è andato in avanscoperta ad Acquaria, provincia di Modena. Non sapete dov’è? All’ALBERGO RISTORANTE CA’ CERFOGLI, quasi 70 km dalle Roteglie, una bella distanza. Ma merita. Primo perchè l’interno è accogliente, secondo per essere un albergo cogliendo l’eventuale possibilità per riposare le proprie membra oramai divenute carcasse del dopocena. Occorre prenotare, se 32 euro vi sembrano molti, fermatevi a leggere, in realtà non sono molti. Imperativo della cucina tipica sono i funghi.
E qui vedo della bava colare.

Apertura con crostini leggermente dorati e funghi. Poi tris superbo.


Tortelloni di ricotta in funghi, sfogli afatta in casa sottilissima e morbida.


Risotto ai funghi.


Tagliolini al tartufo.


Filetto indovinate con cosa? Funghi… Erano anni che non mangiavo un filetto del genere, al primo morso ho alzato gli occhi al cielo e mi son detto zio *****. Era tenerissimo, cottura quasi al sangue ma non sembrava al sangue e anzi come da manuale non vi era minima goccia. Semplicemente perfetto.

Solita chiusura con dolce superlativo, caffè, ammazza bis. Più Contorni, due bozze di Nero d’Avola, una bozza di Coca Cola (rigorosamente in vitro) e acqua.
Offerta grappa in barrique dal legnoso profumo e sebbene il cervello era andato, pure una grappa così erano anni che non ne assaggiavo.


La mascotte…

Striata: l’onore del Radis.


Panoramica di sinistra…

Sicuramente il fato ha consigliato che la striata precedente la schivassi per sorvolare un connubio insostenibile quale la “verdure”, aborto e insulto alla cucina italiana con una stria panna e verdurine (immaginate un barattolo di verdure sottolio versato direttamente senza togliere l’olio). Le coliche (e velatissime critiche) devono essere arrivate alle orecchie del Cavalier Sigaja (PiSSi) che ha pensato di correre ai ripari con altre specialità.


Panoramica di destra…

Neo preparato il trentottocalogo della STRIA per mano degli Olimpici, la serata parte subito male: il GaSSebo precluso ha fatto storcere il naso ai circa 30 presenti (il Nano Malefico aveva prenotato per 15…) accorsi a piedi tranne Sdrumao e Vicious (aka Eldo, aka Senatur, aka fantasma han subito infranto il punto 2). I ragaSSi si sarebbero stretti pur di sfumacchiare sotto la capanna ma ci si è dovuti accontentare del solito tavolone.


La prima è stata “la Salsiccia”, peccato la carnina un pò cruda e saporacciosa.

Il vino è il tremendissimo Grasponero, un viname acetoso che ha sostituto il pra di bosso esaurito in brevissimo tempo (la sete ha la precedenza) e la stria era inspiegabilmente molliccia con panna di qualità media, poco ispirata e per niente rappresa/bisunta. Ad ogni modo restando ben oltre le soglie minime del commestibile, non sussistono problemi.


Ecco la vera specialità della scorsa ediSione, la stria farcita con patate e prosciutto cotto.

Il cenone prende finalmente una piega verso la saSietà, con la tenSone dello Sio Tito (aka il Bode) in corsa per strappare il TITOlo del Verro d’Oro per il miglior mangiatore/fumatore/bevitore della serata. ParTITO come sempre in grandissimo vantaggio sul fumo, l’invincibile Scipione Reggiano non si ritira di fronte alla “PATATA”, una farcita da stomaci forti presente in due varianti (prosciutto cotto nella farcitura oppure sopra), in cui una fetta sostituisce allegramente un pasto intero. Una leccornia di prima scelta.



Ancora la PATATA..

Lo volata è vinta, ma il fegato sussulta e non ringraSia. Il colesterolo non fa sconti.


Stavolta non è il bicchiere a perdere ma la bottiglia. Giova baffo anni ’70 insegna.


Sua maestà il Radis.

Con il Verro assegnato, il trentottocalogo e le panSe piene, il gruppo all’assalto del tappone si cimenta in un improbabile sorbetto, un liquame biancastro al sapor di Magnesia San Pellegrino corretto con acqua e Bio Presto al limone. In realtà le grandi serate si prestano a grandi occasioni ed è lui il vero fulcro della compagnia. Non l’assenza di Pugno il Nano (aka Pungo, Fogno, oppure il sosia di Fungo) a cataliSSare l’attenSione, ma il Radis , storico amaro di erbe degli anni ’70/’80, dove si narra che PiSSigaja ne abbia scorte in quantità illimitate. La cattiveria e alto onore spetta solo a questo mitico e imbevibile amaro che riporta a posto lo stomaco più dismesso con un sol sorso.


DoX e Sigaja sullo sfondo dopo aver illustrato l’importanza di servire cappelletti surgelati piuttosto che fatti in casa nei pranzi pantagruelici. Costano meno e sono pratici. Vabbè. Occhiali forniti dal Nano Maleficus.


Lambrusco Don Camillo e Rosso Peppone.

Non volevo crederci ma questi due lambruschi frizzantoni esistono, eccome. Ne hanno regalati delle bottiglie da provare quindi non è da escludere che in futuro diventino i nuovi protagonisti della categoria viname.
:mrgreen:

Rimane una sola ombra: ma quando cazzo mangeremo una stria normale? Sono anni che non ne vediamo traccia…

la tigellata!


Lambrosc del Cais…

Tigellatissima in club93 organizzata dai sommi Super Giova Bros. con il patrocinio del Girbi e la benedizione dell’intera Olimpia accorsa impaziente. Per onorare i comandamenti si è andati direttamente di affettati (prosciutto, mortadella, pancetta) e panetti di stracchino ma è bene precisare come le macchine si lubrificano con del grasso. Da buon esempio di meccanica applicabile all’organismo umano, noi ci si lubrifica con del lardo. A fiumi, a vasche intere, abnorme, scivoloso, unto. Che sia preso a forchettate e ingoiato secco e avido come fosse Nutella o spalmato sul prosciutto e rollato perchè le tigelle arrivavano a cadenza languida, la fame era quel che era: inarrestabile. Il nobile unguento ha inevitabilmente assestato un colpo secco al nostro colesterolo ma chi se ne frega, lo brucerà l’alcol, il viname buono.
Si vive solo una volta, no?


Boniboniboniboni Bonimba!!!! (molto di taglio)


Virtua Tennis su PS2. E funziona ancora dopo anni di uso.


Tigelliera


Spider Pork!


Sua Maestà il LARDO!


Giova ha fatto sanguinare una bottiglia. Ma come avrà fatto? Sdrumao rimane perplesso.

striata 2008

Le foto parlano da sole, si ritorna al Ristorante 2000 e vuoi la concomitanza con la “coppi/bartali” a castellarano che ha richiamato squadre di ciclisti da ogni dove (tranne Sancio?), vuoi che Sigaja sentiva la nostra mancanza, ieri sera la servita di panna e stria unta è stata esemplare come ai bei tempi.

Oltre alle sempre irrinunciabili salsiccia, prosciutto e gorgonzola (questo giro gorgonzola non piedi marci), la novità è stata la Tartufo, un mix ben riuscito andato a ruba subitissimo per sfamare l’ingordigia tipica del vizio capitale che sconteremo al momento opportuno.

L’importanza dell’evento sottolineata da una partecipazione di quasi 30 persone (compresi i nostri Inglesi tranne il Ruiz), si annusava già nell’aria intrisa di grasso delle pareti dello storico locale, perchè il vino servito era un lussuoso Pra di Bosso e non qualche asso nella manica disperso tra le rastrelliere di bottiglie o fondi di magazzino.

E noi si esulta, evviva. :mrgreen:

striata di natale 2007

Evviva la striatissima natalizia che chiude in bellezza le cene prima delle feste natalizie. Cioè volevo dire che alla fine non chiude proprio un bel niente come cene hahahaha… Dicevamo, siore e siori, torniamo a calcare le scene del Ristorante Super 2000, in concomitanza con cenone della corale cattolica rotegliese, il quale è servito per promuovere una serata abbastanza commestibile in termini di portate. In pratica per non sfigurare con il cenone ne abbiamo guadagnato anche noi, consumando discretamente le solite 10+ strie e fatto il pieno di panna, decisamente meno unta del solito ma leggera e godibile. In effetti non c’azzecca mai o la stria è mattonazza oppure la panna pesante come un autotreno…


Ed ecco la gettonatissima “salsiccia” dopo due tradizionali e due “Gorgonzola”. Salsiccia incredibilmente simile a una salsiccia e il gorgonzola che non sa di piedi. Che sarà successo?


La fregatura c’è sempre e questa volta si presenta con il nome improbabile di Barba Rossa, un lambrusco scandianese che NON CONOSCE NESSUNO, giacchè se ne dica. Due le ipotesi o è un parente illegittimo del ben noto Casali che si è messo in proprio oppure è uno di quei cassoni da sei bottiglie a due euro avvistati al Panorama, noto centro commerciale della zona… Morale mai bevuto un lambrusco così osceno, ma nonostante questo avevamo i due emigrati inglesi (Ruiz e Diego) che hanno comunque apprezzato. Evidentemente hanno perso le papille gustative emiliane.


Eccola la maialata. Sigaja si presenta tutto pimpante annunciando che “noi al 2000 abbiamo sempre delle novità” ma prontamente non ha saputo rispondere che razza di parto si è inventata la Pupa. Allora panna rossa che sapeva di lasagne/risottone da rosticceria con del prosciutto più bruciato che cotto. Noi pensiamo ci sia di mezzo il giochino del recupero scarti della cena a fianco, et voilà. Sempre che non si tratti di scarti organici della Pupa ma è impossibile perchè è in menopausa da un pezzo. Ad ogni modo l’abbiamo battezzata “La Marchesa”: un 10 per l’ideona ma “2 fisso” per il gusto. Vomitevole, non solo per l’aspetto. Il 2000 non si smentisce mai.


Eh oh, il bicchiere di Giova Senior perde sempre… Allora come la mettiamo?


Troppo tardi recuperare con questo Lambrusco di Marcello (chi cazzo è?!?) oramai la bocca è guasta da un pezzo…


Il giocone dell’anno è “becca il Vortice con il tovagliolo” qualcuno ci è riuscito, il più era riprendere l’inavvertitamente pezzame impigliato…


Giova Junior fa il Prestigiatore di Natale, riconoscimento di cui nessuno è a conoscenza ma l’ho inventato adesso e vista la mia autorità di Senatore ad Honorem, lo investo con tale carica. Punto.

Ora tutti al cesso per scaricare. Alla prossima volta!!!

il giorno della Zampa.

Scusate il ritardo di un paio di giorni ma tra una balla e l’altra solo oggi sono riuscito a mettermi a sedere davanti al mac!!! 🙂

Orbene si è consumata Venerdì scorso alla Taverna lo Zampone Day.


Giova Senior illustra il corretto posizionamento delle prime due Zampe…


Step due, et voilà. Notare il cipollame pronto per esser tagliato… E ok, la pentola è ovale, ma ovviamente la si è piegata apposta… Geniale…


Luiz Nazario da Taverna Gimminho de Ribeibao Baianos Filtrinho Cardinha Suppostao Meravigliao detto “Sdrumao”, noto BOMBER e mago del balone, si concede per una foto ricordo…


Le comode cannucce per bere nei bicchieri altrui!


Tanto lusso (oltre 6 Zampe, fagioli, purè e tanto altro…) deve portare al taglio di alcune spese come i tovaglioli. Ad ogni modo carta di lusso. Notare i porta piatti tipici di 2001 Odissea nello Spazio o meglio presenti in qualche prigione di disadattati…


Si mangia! Applauso ai cuochi…


Momento ilarità. Durante il consumaggio Giova Senior ha tentato di procurarsi un secondo buco del culo con le vitone sporgenti di quello che doveva essere un fiero arredo del Sig. Ikea. Vabbè noi si ricicla e ha finito la sua utilità nella stufa. Disappunto del Giova che desiderava un doppio pertugio.

Infine nel sorsaggio di vini preziosi a condimento del lauto pasto (si ringrazia il Bardo per il Campanone anche se poi si è scoperto essere a solo suo uso personale :mrgreen: ) si è insinuata una interessante discussione sulle similitudini tra Orko e Giova Junior, per via del fare fastidioso. Checco insulta, a ragione.


U-G-U-A-L-E!

Però lo screzio è scemato subito per finire su FX a guardarsi un CULT di proporzioni immani come Due Superpiedi quasi Piatti

Evviva il satellite. Non lo avete? Compratene uno.