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L’uomo d’acciaio recensione

Il ritorno di Superman è sicuramente uno dei film più discussi della stagione. Forte di un budget plurimilionario (225 milioni di dollari) è riuscito a portare a casa quasi 600 cucconi (miglior di sempre per Giugno, opening secondo solo a Iron Man 3), segno che il supereroe con mantello e la tutina azzurra (finalmente senza le mutandone rosse) ha ancora un forte affetto e curiosità da parte del pubblico mainstream, consacrando il cinecomic come il genere più fruttuoso al momento a Hollywood. Il film lo dico subito non mi ha gasato dopo l’hype circolato intorno, viste anche le qualità espresse sulla carta. Il team artistico e produttivo è praticamente lo stesso del Cavaliere Oscuro (ho scritto di Dark Knight e Rises) di Nolan, con al timone un regista visionario e controverso come Zack Snyder (300, Sucker Punch) che in fin dei conti ho sempre apprezzato. Zimmer sempre lì allo score. In pratica la Warner gioca pesante. Ma quella potente alchimia accarezzata più volte con il filone Nolaniano non ne arriva che una minima parte. Probabilmente il miglior Superman dei giorni nostri, la migliore incarnazione possibile non è assolutamente in discussione. L’inizio è praticamente epico. Poi arriva il fardello della genesi e formazione del personaggio sulla Terra, i dubbi, le paure di Kal-El. Qui il plot sembra incollato male, quasi mancano dei pezzi con parecchie battute scomposte e salti tra flash back e altro che affossano e peggio annoiano la visione, diventando difficile da seguire. L’impegno della durata è al limite, non si può allungarlo di altri 20 minuti forse necessari nel montaggio. Non aiuta la peggiore Lois Lane mai vista in 40’anni di trasposizione del fumetto (che mi scala un ghiacciaio come niente fosse, sempre fuori luogo e alla fine ti sta anche sulle palle). Poi arriva Zod. Con le sue motivazioni, con la sua rabbia a tal punto che non lo si può biasimare. Il sussulto, il crescendo. Un espediente quantistico assolutamente inverosimile (ok sempre fantascienza però gli occhi strabuzzano lo stesso, compreso un WTF?!?) ma pazienza. Si vola con l’arrivo dei Kryptoniani, letteralmente lo schermo esplode nel cercare di contenere tutta quella imponenza visiva che confluiscono in un finale da spacco tutto devastazionale sbalorditivo, lunghissimo che non lascia fiato e da applausi. Senza precedenti. Superman addirittura incespica, sembra non farcela. Sa che sono suoi fratelli ma adesso la sua casa è la Terra. Si sveglia e asfalta quel poco rimasto di Metropolis. Il personaggio è pronto. Rimane solo quel senso di incompleto, di ottimo con qualche riserva. Ma la fiducia per il futuro seguito permane, visti i vari rimandi nel film a Luthor (quasi impercettibili anche quelli di Wayne) le basi per qualcosa di veramente importante ci sono con il villain per antonomasia, un climax di quel calibro anche se Superman non è chiaramente Batman e Lex non è il Joker. Però la ciccia succosa ci sta tutta. E poi chissà, almeno per arrivare ai livelli dello studio Marvel. Magari al sapore di Justice League.

Autechre Exai recensione

Sean Booth e Rob Brown tornano sulle scene dopo 3 anni dal binomio (riuscito a mio parere) Oversteps/Move of Ten EP del 2010. Come tempi embrionali e successivo sviluppo siamo praticamente nella norma, un pò in sordina l’annuncio nello scorso Dicembre, ma ora è qui. Le oltre due ore di avvitamenti electro/IDM del duo inglese sono attualmente disponibili in via ufficiale solo in digital download, mentre gli afecionados dei supporti fisici, che siano in CD o vinili, dovranno attendere il prossimo 5 Marzo. Non ho resistito. Exai chiara allusione romana al numero 11 come disco di studio, ci riporta a un suono non proprio dolce, di quello che necessita ripetuti passaggi per coglierne le trame e le chiavi di lettura. Fleure, Irlite e Prac in apertura ci ricordano gli Autechre di un periodo mai accantonato (il ciclo Confield, Draft e Untilted per esser specifici), fatto di rarefatte escursioni ambient, ritmi sincopati e controtempi, noise e glitch a volontà. Personalmente un pò fine a se stesso. Poi Jatevee con il suo basso atonale e quasi in contrasto con il tappeto riverberato, sembra portarci su un piano più congegnale di ascolto, rafforzato dal successivo Ti Ess Xi (un pò mi ha ricordato qualcosa dei Boards of Canada in Geogaddi). La porzione seguente fa una leggera marcia indietro e ci ripiomba in un brodo oscuro e decadente (tuinorizn) e ancora riverberi alla deriva (bladeroles) o panning distrurbanti che francamente non ascoltavo da un pezzo (nodezsh). Occorrerà aspettare di attaccare spl9 per cominciare a ragionare, graffiante, acido da trip duro. La migliore track. Cloudline prosegue nell’orgasmo, strizzando l’occhio ai Plaid (altro gruppo storico in carica alla Warp Records) come stile. Recks on piccola autoreferenziale citazione ai periodi ambient di Tri Repetae, che confluisce magistralmente in chiusura. Durata importante e atipica, Exai spezza un pò il ciclo a cui ci eravamo abituati dai tempi di Quaristice, per tornare a una sperimentazione più marcata, eseguita però con un intelligente crescendo senza smarrirsi, senza inutili iperbole, a parte in qualche scorcio, messi un pò a riempitivo. Comunque sono proprio in gran forma.

007 Skyfall recensione

Dopo qualche anno di attesa arriva il terzo capitolo del reboot di 007 partito nel 2006, il quale offre ancora Craig, piuttosto rodato e a suo agio nei panni della spia inglese per antonomasia e ciò aiuta l’intero svolgersi del film nell’impianto produttivo, ovvero scenico e registico. I reparti collimano e cullano l’amalgama in uno tra gli action drama più interessanti della stagione. Lo spettatore si sente coinvolto e a visione ampia non delude le aspettative risultando un ottima visione, magari da non perdere in sala ma almeno da recuperare in home video. Via ogni legame con i precedenti episodi, per quanto mi spiaccia, non che Quantum regalò emozioni ma la soluzione di continuità poteva rivelarsi a doppio taglio e un mezzo tonfo come lo scorso, rischiava di mandare nel limbo il proseguimento del carrozzone. Royale/Quantum rimarrà probabilmente precedente a se stante, del resto unico in oltre 50’anni di saga. Skyfall parte secondo copione ovvero immancabile inseguimento a uomo ai limiti dell’inverosimile e successivi titoli di testa evocativi e mai così belli. Sul serio questo giro han fatto le cose in gran stile. Il film ci porta di fronte a un Bond in caduta libera (skyfall, grazie) e si plasma una scomoda verità ovvero l’essere a rischio rottamazione. Sbaglia a sparare e non è sicuro come un tempo. In più l’intero MI6 vede M prossima al pensionamento e un intero sistema di intelligence oramai da rivedere. Insomma il nuovo che avanza ce lo vedremo tra le righe sino alla fine (pure Q), che sia amico o nemico. Ma il giovane non è necessariamente garanzia di innovazione e la vecchia maniera direttamente sul campo risulterà ancora efficacie. Ciononostante occorre iniettare lo stesso qualche spunto fresco per gettare le basi del futuro e avremo un paio di innesti nuovi e qualche colpo di scena. Il meccanismo ben puntellato da Mendes non va comunque liscio fino in fondo. Passino parecchie chicche da fanservice, ma un Bond intimista non me lo aspettavo, così come niente location esotiche e Bond Girl di turno sottotono (sebbene un motivo ce l’ha per essere tanto in secondo piano). Una direzione diversa dal solito che francamente mette qualche punto interrogativo su come decideranno di proseguire. Parlo della tendenza a intavolare la trama all’interno del teatro politico odierno e come destabilizzarlo fatto di attacchi terroristici e multinazionali ma con un James Bond non so quanto possa funzionare, sembra fuori contesto. Resta una mia impressione. Chissà se mi rimetteranno il vecchio scienziato pazzo che vuole conquistare il mondo, alla Dr. No per intenderci. Beh, una Aston Martin DB5 (quella di Goldfinger) ce l’hanno messa, quindi dai ancora uno sforzo. Menzione d’onore per Bardem nei panni dell’antagonista, se in “non è un paese per vecchi” aveva regalato una grande performance, si riconferma anche qui, lucido e metodico nella sua vendetta, protagonista di un monologo iniziale che da solo vale l’intero prezzo del biglietto.

L’uomo con i pugni di acciaio

Negli States il 2 Novembre. Da noi ancora non si sa niente. UFFFAAAA!!! Cast spaccatutto come si conviene in questo Kung-Fu movie: RZA, Russell Crowe, Jamie Chung, Lucy Liu, Rick June, Cung Le, David Bautista, Byron Mann e Pam Grier. Ancor “peggio” chi l’ha scritto XD ovvero RZA ed Eli Roth (Hostel per citarne qualcuno), con la buona benedizione di Tarantino.
You can’t spell kung fu without F and U! Sono nei pazzi? Abbastanza…

Manca poco a Skyfall…

 

Mentre sale la mia fotta per l’uscita di Skyfall, ecco che comincia a girare timidamente la title track dello score. Non discuto le abilità canore di Adele ma onestamente dopo un inizio sbadiglio viene servito uno dei temi più anonimi della saga Bondiana, sebbene infarcito di rimandi abbastanza convenzionali. Piuttosto si slega dalle prove più trascinanti di CHRIS CORNELL e la coppia Alicia Keys and Jack White   per quanto riguarda la trilogia con il Bond di Daniel Craig.
Mah. Vogliamo fare i classici? Allora tira fuori un tema che spacca. E intendo tipo questo, che al terzo minuto ti manda a casa con un acuto quella pecora inglese di Adele, ovvero Tina Turner.
Grazie… XD

The Last Express su Apple Store

Ci sono un paio di cazzate che potete fare nella vostra vita. La prima è avere un tablet e/o smartphone Apple. E vabbè, capita (scherzo ahahah). Secondo è avere i suddetti prodotti e non procurarsi una delle migliori avventure grafiche di tutti i tempi. Io in cima ci metto il Blade Runner della Westwood, ma ne parleremo una prossima volta. Non nego che in quel bel periodo il PC era proprio un gran giocare e soprattutto le AG, genere a cui sono legato parecchio, rullavano di brutto per qualità e quantità. Da Myst, 7th guest, Black Dahlia, Sanitarium per arrivare a Rama (mai completato quest’ultimo, credo chi lo conosce può immaginare il perchè), ne avrei a bizzeffe ma The Last Express (1997) è veramente tra le punte più alte mai prodotte, un gioco che tranquillamente tiene testa anche ai parti più recenti come i vari Dracula, Syberia, Sherlock Holmes (ne è uscito giusto uno per PS3 e 360 proprio in settimana), Black Mirror 3, non mi scordo di Gray Matter va bene, e così via. La peculiarità di questo TLE è semplice, l’avventura scorre sul treno in totale realtime, ergo se voi siete in una cabina piuttosto che in un’altra, perderete probabilmente indizi, dialoghi, oppure che qualcosa succeda mentre voi siete semplicemente a consultare il giornale nella carrozza ristorante. A ciò aggiungete uno stile molto particolare dal punto di vista delle animazioni e la cura riposta nel replicare l’originale Orient Express. Conclude una trama con i controcazzi e… oh siete ancora lì? Andate qua, accattatevelo.

Black Mesa Source Mod pubblicato!

Hey sì voi, proprio voi fighini del menga che puntualmente come tanti pecoroni comprate il copia/incolla di Call of Duty ogni anno, che sia pubblicato da Treyarch o Infinity Ward non sapete di avere tra le mani sempre la solita pappa. Ma da qualche parte quello dell’FPS ha avuto un inizio. Non mi riferisco a Wolfenstein 3D (del 1992), il primo assoluto o i vari Doom sempre targati da mamma ID Software. La svolta in termini di interazione di ambienti (ben lontano da andare a premere un pulsante per aprire una porta) ma soprattutto una trama degna delle contropalle (e fortuna della Valve), è Half Life! Oggi è possibile recuperare quella svolta in versione rimasterizzata e intendo non solo texture ma rifinite per bene le mappe e i modelli poligonali, tutto possibile grazie a un gruppo di appassionati e un progetto che va avanti dal 2004. Basterà avere il Source installato e questa mod da 3.5 giga. Gratis. Bentornato Dottor Freeman!

EVA recensione

Tra le ultime uscite nei paraggi vi consiglio di non perdere EVA o riservarlo per visione futura (peccato per la distribuzione che praticamente non esiste, uscito lo scorso 31 Agosto, almeno così dovrebbe essere stato in Italia), a patto di essere fan della fantascienza. Ho sempre apprezzato in questo genere un approccio verso spunti di riflessione e qui nello specifico sul rapporto uomo/macchina, le emozioni che possono avere e come replicarle. Sorretto da una solida narrazione come il passato che riaffiora e l’analisi introspettiva tra i protagonisti. Siamo tra le parti di A.I. di Spielberg, ma con un tocco fondamentalmente più raffinato e meno strappalacrime. In Spagna (dove è stato prodotto con poco più di 5 milioni di euro) ha raccolto 3 Premi Goya e il regista Kike Maíllo è stato iniziato alla settima arte da un “certo” Guillermo del Toro. Originale e geniale allo stesso tempo il sistema di costruzione della personalità dei robot, lo stile molto retrò nonostante siamo nel 2041 e la capacità di ribaltare a sorpresa le prospettive, lo elevano a piccolo gioiello. Che cosa vedi quando chiudi gli occhi?

Mirrormask

Era da un bel pezzo che non mi sparavo un film altamente stupefacente e visionario, del resto loro sono i creatori di Labyrinth e Dark Cristal ma questo Mirrormask mi era letteralmente sfuggito. Difatti è un film del 2005 che andò direttamente in home video senza passare in sala, destino in cui cadono fin troppe pellicole nel nostro paese. Niente da far gridare al miracolo come struttura narrativa, classico percorso di iniziazione e crescita della protagonista che si ritrova in un mondo magico e dovrà uscirne, della serie una trama decisamente convenzionale, ma il grosso lo fa la direzione artistica. Non si può che restare incantati di fronte allo stupefacente genio visionario messo in piedi da Gaiman e McKean. Lo stile impresso e le soluzioni impiegate sono veramente al limite di una fantasia cui raramente abbiamo la fortuna di assistere, trattandosi soprattutto di cinema indipendente. Recuperatelo!

Dove recuperare il nuovo Lupin III

La crew Task-Force (ma non solo) ha uppato il torrent per il secondo episodio della quarta serie di Lupin III. Sono rimasto sbalordito dal primo, per qualità tecnica, direzione artistica, ost, storia veloce come un fulmine e in piena linea con lo spirito del manga originale. Squisito gusto retrò. Lo consiglio caldamente ad ogni appassionato che sopporta il sottotitolato. Credo sarà molto dura vederlo in Italia, almeno senza censure. Fujiko è sensuale e usa tranquillamente il proprio corpo per arrivare al suo obiettivo! Sensuale appunto, mai volgare. Ma siamo in Italia basta un seno per mandare tutto in scandalo. In pratica si deve tagliare un terzo dell’episodio hahaha… Per cui approfittatene! Dopo un incontenibile Lupin, è il turno di Jigen. Se come me siete bravi e aspettate pazienti le uscite settimanali di questo anime che conta 13 puntate, basterà puntare il browser verso Anime-Click nella scheda episodi verrete portati a scegliere una delle varie relle disponibili. Ho scelto Task-Force per la facilità di accedere al torrent e per la velocità di scaricamento. Datemi retta. Non perdetevelo!

Redline recensione

Sì, ogni tanto si torna a parlare di cinema anche su queste pagine. Redline è un anime che ha richiesto ben sette anni di sviluppo. Lo stile che Madhouse ha voluto imprimere si pone tecnicamente a livelli molto alti in termini di produzione, esempio di come i giapponesi qui dominano senza riserve. Tanta magnificienza ha permesso di trasmettere senza problemi potenza e velocità da ogni poro, che per un film di corse cade a pennello (se non necessario), rendendolo coinvolgente e da totale intrattenimento. Carico ed adrenalinico, ma senza la commediola alla Speed Racer (che mi viene in mente) per intenderci, raramente capita di assistere a un film che vola tutto d’un fiato per oltre un’ora e mezza, senza cali di ritmo. Certo, aiuta quell’essere colorato, folle e schizofrenico, con piloti carismatici usciti direttamente da un videogame anche se temo più un trip di lsd (o forse qualche sessione di troppo a F-Zero), piste da far impallidire Wipeout e una colonna sonora tamarra, bilanciato da una trama abbastanza risibile ma funzionale. Ma non è certo l’intento di Redline quello di far brasare il cervello, quanto divertire. Esplosivo e imperdibile!