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Saw 3 L’enigma senza fine.

E aridaje un’altro film tutto “OOOOOOOOOOOOH, AAAAAAAAAAAAAAAAAAH, NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO, TI PREGOOOH SALVAMIIII” che ricalca i precedenti episodi di questa macchina fabbrica soldi sulle deliranti redenzioni di vita in salsa gioco mortale di Jigsaw, l’assassino che tecnicamente non uccide direttamente le sue vittime. Crudo e spietato quanto basta per accontentare i palati alla ricerca di emozioni facili: mutilazioni, arti che si spezzano, crani aperti, insomma un palmares da B-Movie splatter di lusso che piacerà ai soliti amanti del genere, uniche persone a cui questo film può essere a malapena consigliato. Ovvio capire il perchè: sempre di corsa, sempre sangue, sempre scene forti e poca sostanza. Si costruisce a continui rimandi con il primo episodio e il continuo dell’operato da parte dell’assistente Amanda, rendendo di fatto spazzatura inutile il secondo e appesantito di flashback questo. In effetti si può considerare come reale sequel ma ha un plot fragile come un grissino, idee originali che vengono a meno e una mancanza nella costruzione di tensione che manda a farsi friggere ogni proposito. Si cerca di spiegare ogni cosa possibile perdendo la psicologia del killer, l’alone di mistero e tutto quel discreto stile che avevamo visto ben macchinato nel primo episodio. Finito il fondo del barile rimane solo perseguire la ricerca della violenza gratuita per riempire la pellicola con nuovi orpelli sadici e macchine tritatutto per mascherare la pochezza nei 113 minuti finendo per calcare i confini del patetico: non vi è paura e cluastrofobia, nè interesse a vedere come finisce, tanto i colpi di scena che rimescolano le carte non mancano, belli artificiosi, forzati e scontati. Così come il classico spiraglio nel finale necessario per il prossimo episodio. Già in lavorazione.
Lasciatelo perdere!

Hannibal Lecter: Le origini del Male

Un sottotitolo strausatissimo, battage pubblicitario ben studiato, trailer vedo/non vedo e mi preparo a scene terrificanti e truculente, marchi di fabbrica di una delle più spietate icone del cinema (e romanzi), della serie “volaggio” frattaglie ovunque in salmì e cervelli umani impanati. La nascita del male in persona, sadicissimo, spietatone affetta carne e così via. Adesso non esageriamo, bastava quel pò di stile, l’eredità del Silenzio degli Innocenti pesa sempre. Dopo un avvio incerto mi sono trovato riverso su un fianco e colto da innumerevoli sbadigli misti noia generalizzata. Non si può negare la palpabile sensazione di una sceneggiatura (scritta dallo stesso Harris mica uno a caso) messa su due piedi (aggiungerei con ottima e manifesta incapacità) dove la “rising” di Hannibal finisce sminuita a classico thrillerino vendicativo con caccia all’uomo e sistematica eliminazione. Senza stile, senza un minimo di horror e magari qualcuno se lo aspettava. Approssimazione che nasconde i tristi connotati della manovra commerciale, riuscendoci. Hannibal è mosso da “nobili” sentimenti come far fuori i buongustai Sovietici che hanno bollito l’amata sorella per evitare la mannaia della fame durante la seconda guerra (inciampando lui stesso in un clamoroso autogol nel finale alquanto ovvio), ma troviamo appena un misero abbozzo della sua ben nota personalità. In pratica vediamo dei gran ghigni ma poco sviluppo nella genesi, senso metodico e raffinato, qualche accenno alla passione per la cucina e la musica, brillante intelligenza. Il nuovo Lecter è di ghiaccio ma lo sappiamo da una macchina della verità. Così la storia si poggia su una scontata (ed effimera) costruzione del background che distrugge la natura stessa del personaggio, da sempre avvolto nell’alone di angoscia, ignoto e chissà quale ricerca in grado di ossessionare il suo ego e terrorizzare noi. Da qui la totale inutilità di un prequel, l’errore è proprio di fondo. Chiude il precipitoso fluire dei titoli di coda all’apice di un sussulto nel ritmo troncato sull’ultimo omicidio che neanche vediamo. Ok basta così che pensiamo al seguito del prequel. Purtroppo già nelle idee di Laurentiis, il pubblico ci cascherà ancora?

Alpha Dog

Ehi film tutto yoyo e slang pieni di fuck, shit, ti spacco la testa ti sgozzo pezzo di merda e quant’altro, divertimenti facili, figone e rappettoni tutti bianchi in cui si conforma il termine Dogs, il titolo vuole essere un richiamo a ciò. Il punto è una asettica e imparziale visione da parte del regista delle gang in erba (in senso fumato e giovanile) di Los Angeles, genitori ricchissimi che pensano a giocare a tennis o a fottersi un paio di troione (mi spiace amici ma non si vede nulla) e ignorano sti soliti disagi per poi piangere drammaticamente eccetera eccetera, bla bla bla… Insomma un crogiuolo di banalità e situazioni straviste, violenza gratuita, il taglio documentaristico, forti richiami a meccanismi psicologici inspiegabili, emulare i grandi, leggerezza disarmante, società senza ideali eccetera eccetera, bla bla bla… Cioè yoyo è una storia vera, eh tipo alla Elephant di Van Sant per capirci e non sarebbe neanche male però crolla come un castello di carte grazie ad attori mezze seghe che a malapena riescono a stare davanti una telecamera, uno snodo narrativo gestito in maniera ridicola e che più finto non si può. Fallito completamente ogni minimo barlume di buone intenzioni che forse qualche produttore aveva trovato in pre produzione in mezzo a Stone, Willis e Giastin Timberleik ma poi non deve aver visto il risultato finale. O nella fossa ci finiva il regista. :mrgreen: