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Assaggi di Rebuild 3

Opening da 1 miliardo 150 milioni di Yen (11 milioni di Euro). Miglior incasso quest’anno in giappolandia. Evangelion 3.0: You Can (not) Redo, sopra vi metto una preview da alto tasso d’azione, 6 minuti subbato in inglese. Ora tocca aspettare almeno un anno per una proiezione doppiata, solitamente in anteprima per Lucca Comics. In DvD/BD la data ovviamente boh, suppongo un abbondante primo quarto del 2014, basandomi sulle tempistiche dei precedenti film. Roba da catzo duro.

Ghost in the Shell Absolute Edition

Vi sono pietre miliari o se meglio preferite capolavori immortali nel cinema, in particolare d’animazione. Qualunque definizione si scelga per GitS andrà comunque bene. Uscita a inizi Novembre anche in Italia la versione 2.0, ovvero la “rimasterizzata” del 2008, finalmente nella potenza del supporto azzurro e la cura maniacale che la Dynamic Italia riserva, sempre una garanzia. Tornando sul film si sollevarono parecchie polemiche e ancora oggi se ne parla, il rimaneggiare l’opera originale suona spesso come un insulto e io sono solitamente per questa direzione. In effetti non ve ne era bisogno di nuove sequenze in CGI e anche qualche riorganizzazione in certe scene (per non parlare di veri e propri tagli e aggiunte). Se limitate a contorno (ad esempio nello shot a sinistra dove c’è Aramaki), ambienti e poc’altro possono funzionare, ma sostituire in toto l’apertura della presentazione del Maggiore, risulta invadente e sgradevole perchè stacca troppo con l’animazione tradizionale. Ad ogni modo l’Absolute Edition (limitata) verrà incontro a tutti, contiene il 2.0 con nuovo doppiaggio (egregio), l’originale degli anni ’90 solo ripulito e bilanciato nei colori (neri in particolare) con anche il doppiaggio storico e un disco di extra. Lì, già bello in sfoggio nella mia videoteca. E ancora grazie di esistere Dynit.

Il Cavaliere Oscuro: il Ritorno recensione

All’anteprima nazionale esco felice ed emozionato come un bimbo, con la tremarella e le mani sudate (beh è stata più lancinante l’attesa), la fine della trilogia per eccellenza, non si potrebbe dire altrimenti, di Batman è destinata a lasciare una traccia permanente nel mondo del cinema, nella sua magia a concretizzare su schermo tanto stupore, con tanto di esplosione d’applausi in sala al termine. Ogni film della trilogia ha una sua anima, una sua struttura. L’importante è non cercare inutili paragoni con i precedenti. The Dark Knight è un film epico e a suo modo diverso, coeso e tenuto in piedi dal villain per eccellenza dell’universo di Kane, ha ben altro carisma al di là di Ledger. Bane non è il Joker per intenderci. Begins con Spaventapasseri (qui ancora presente ma ai bordi del cameo) getta le basi che poi verranno compiute in Rises, cui nolente o dolente è l’epilogo che deve chiudere ogni tassello. Ha una economia complessa da gestire e si vede negli oltre 160 minuti. Tirato nella prima porzione dopo il rapimento di uno scienziato, scende con parziale sfilacciatura sui piani nella trama, sussultando nei toni drammatici, per poi arrivare a un crescendo esplosivo ed inarrestabile. Sebbene la scena principalmente se la piglia Bruce Wayne, Bane antagonista si è rivelato la scelta migliore e più verosimile per redimere Gotham, seriamente sull’orlo del baratro. Tecnicamente nulla aggiungere, sia come regia, fotografia e impianto speciale. Superiore ai precedenti film è semplicemente oggettivo. Tutto il cast a cui Nolan ci ha abituato, compie a dovere ogni compito, compresa Anne Hathaway, che fa sbavare nei panni di Catwoman e Caine (Alfred) che è quasi riuscito a commuovermi e Oldman, beh, anche un cartonato di Gary terrebbe in piedi la pellicola. Zimmer è sempre stato potente nello score ma stavolta è letteralmente scatenato. Le storte vi sono, venali e solo responsabili in fase di doppiaggio, massacrante Bane, non ci siamo, farlo parlare senza accento era troppo difficile? Renato Mori peccato non ci sia stato per Freeman (Fox).

Non vorrei trovarmi nei panni della prossima crew che porterà nei prossimi anni sul grande schermo il pipistrello, ma Nolan, da grande Maestro contemporaneo, ha lasciato tutto in ordine (niente spoiler) per andare avanti. E’ impossibile chiedere di più: una conclusione così drammaticamente ampia, spettacolare, con un crescendo incontenibile e travolgente, porta Rises sui lidi del Maestoso. Resterete sbalorditi.

(oppure totalmente schifati, sicuramente non indifferenti).

Così diciamo tutti…

E così sono arrivato al termine, un tour de force durato tre settimane, 73 episodi da media 44 minuti, mica male nonostante potevo fare di meglio, dannata vita sociale. Ammetto che man mano si avvicinava la fine ho rallentato quasi apposta per godermela con calma. Torniamo in topic. Battlestar ha generato sentimenti contrastanti ma è pur sempre una serie per la tv e non posso pretendere la visionarietà di un Evangelion (già sudo a Novembre esce la chiusa del Rebuild), chi capisce sa cosa intendo. Ma almeno qualcosa di altamente spettacolare tipo All Good Things di ST TNG (chiaramente le due serie non si possono confrontare, volevo rendere l’idea), cioè una conclusione con il botto, con ogni cosa al suo posto. Intendiamoci non “casso” il tutto solo per la conclusione, nella sua completezza la serie è imperdibile per gli appassionati, con tanti piani di lettura e spunti di riflessione, di fatto è un pò riduttiva catalogarla come serie di fantascienza o space opera. Navi spaziali e battaglie a colpi di Viper e cannoni sono un pretesto, una parte. C’è di più, la lotta alla sopravvivenza, lo scavo psicologico e le sfaccettature della natura umana, amori, tradimenti, implicazioni religiose, politica, onore, un commistione magistralmente orchestrato. Le prime due season hanno episodi che si masticano forsennatamente uno dietro l’altro, si dilata un pò nella terza per poi riprendere un buon ritmo con la quarta. Insomma si evolve senza andare alla deriva e funziona a dovere. Per uno show televisivo, rasenta la perfezione. Ciò non toglie come il finale sia quantomeno controverso, segno che agli autori è sfuggita la mano e si è forse voluto lasciare troppo nelle mani dello spettatore. Si avverte un retrogusto sbrigativo, sebbene da una parte in alcuni passaggi mi sono quasi commosso (garantisco che ce ne vuole), dall’altra alcuni interrogativi rimangono appesi e ciò non mi va mai a genio. Eccessi di teologia (Dio ci infila troppo lo zampino con chissà quale disegno, sa più di soluzione facile, leggi via di fuga, per gli autori) e inutile “rimarcatura” dell’inevitabile ciclo che si ripete con tanto di troncatura del climax emozionale negli ultimi minuti, sono forse stati un errore. Così diciamo tutti!

Imperativo il recupero…

Dunque un fanboy di fantascienza e Trekker vecchio stampo NON può e non DEVE accettare di aver accantonato questa serie televisiva dopo una season. Ok un vecchio amore ce l’aveva praticamente tutta ma si sa, le storie così iniziano e così finiscono e mica posso recuperare per vie traverse. Quindi in pieno nerdrage o leggasi fotta incontrollata in due click l’ho recuperata in bluray a prezzaccio (al mediaworld vogliono 154 euri, ma andate affanculo grazie) perchè diciamolo c’è troppa roba da scaricare… E mi imporrò di guardarla sino alla fine, sono per i cazzi miei e nessuno/a disturberà stavolta. Punto.

Harry Potter e i Doni della Morte recensione

E così tutto si è compiuto. Notato come avevo lievemente glissato lo scorso Novembre nel dire due paroline sulla prima parte dei Doni? Attendere la parte seconda, vista già un paio di volte in un weekend, mi sembrava parecchio giudizioso. Dicevo, la fine è arrivata e in modo omogeneo, pulito e rifinito come ben si addice alle conclusioni che pretendono un alto tributo in termini di uomini e mezzi impiegati (leggi circa in dollari 250 milioni di budget). La prima parte con qualche tentennamento, allungato e volutamente preparatorio con un cliffhanger d’obbligo per collegarsi alla seconda, con il suo parco di escalation, movimentato e i pezzi che si ricompongono. Visto insieme, ogni reparto ha quindi funzionato a regola d’arte. Persino gli attori e non mi riferisco agli inossidabili Smith (Minerva) o Berman (Severus), ma proprio al trio classico. Radcliffe è meno gessato del solito e con lui tutto il resto del carrozzone. Fiennies (Voldemort) pare proprio a suo agio nei panni del Villain con la V maiuscola. Riguardo la regia Yates ha traghettato le ultime quattro puntate, mantenendo un ottimo equilibrio e la soluzione di continuità necessaria per evitare sbalzi, permessi durante l’inizio della saga. Colombus era ideale per avviare i maghetti, uno specialista anche nel narrare con occhio fantastico e ricco di stupore il mondo creato dalla Rowling. Cuaron ha innestato le basi per la virata dark e ancora oggi per me resta l’episodio registicamente e stilisticamente migliore (sebbene il meno redditizio, solo 795 milioni). Funzionale la parentesi di Newell, probabilmente quella più anonima. Ma tornando a Yates non si può praticamente recriminare nulla. Ha fatto bene il compito. Personalmente una corsa senza sosta che per ovvi motivi tralascia qualcosina per strada, sopratutto nei Doni vista la mole di materiale. Nella sostanza solo i fanboy radicali del cartaceo potranno lasciarsi andare a spergiuri e sproloqui vari verso il regista britannico, ma io da spettatore esterno allo scritto, non ho proprio trovato nessuna falla. In particolar modo alla fine e con un flashback che chiude il mosaico in alcuni punti si è rivelato ben più chiaro del libro stesso. Rowling prodruttice ma dietro alle quinte ha dato mica poco una mano a Kloves in fase di sceneggiatura. Dal lato tecnico poco da disquisire. Fotografia, scenografie ed effetti speciali di forte impatto emotivo, trasportate da un taglio serrato e senza cali di ritmo. Desplat ancora una volta conduce lo score omaggiando temi dal passato, del resto Williams non si deve certo dimenticare (avete detto a King’s Cross?) e si presenta elegante ed attinente in ogni occasione, concitato ed imperioso quando serve. L’idea di splittare in due episodi ha pertanto regalato il miglior epilogo possibile. Dopo una decina d’anni si congeda Harry Potter al cinema. A parte il primo episodio me li sono sparati tutti, come fosse un appuntamento abituale. Sì dai, un pò di malinconia me la concedete?

The Sky Crawlers

Hai sempre la possibilità di cambiare la strada che percorri ogni giorno, anche se la strada è la stessa puoi vedere cose diverse, non è abbastanza per vivere? O invece, non può essere abbastanza?

Sì, lo so. Ci arrivo sempre lungo, ma il tempo tiranno concede meno spazi, poi ci si mette come mi scordo puntualmente di recuperare. Semmai però vi capitassero un paio di ore e abbiate voglia di vedere un bel film che vi lasci qualcosina al termine della visione, beh rimediate con questo capolavoro di Oshii, già autore di una pietrona miliare come Ghost in the Shell. L’animazione giapponese è sempre una pacca avanti,  avanguardia non solo nella tecnica ma anche nei temi sviluppati il che di fatto procura una certa indifferenza nel pubblico che associa sempre a “cartone animato”, roba per famiglie. Tantissimo qui nel nostro paese. Non li biasimo, settimanalmente arriva un prodotto di questo basso profilo, due battute, una scorreggia, un rutto e via a ridere. Vedo poco roba per famiglie, poi la mia opinione resterà pur sempre discutibile. O no? Mah dove andremo a finire… Cominciamo a malapena a sdoganare Miyazaki, sebbene le sale in tal caso sono puntualmente semideserte. Occorre quindi rifugiarsi nell’home video. Tornando a Sky Crawlers lo spunto riflessivo su cui poggia il film è la guerra vista come unico modo per mantenere l’illusione di pace, dove sono degli adolescenti a condurla mentre gli adulti sono solo spettatori. Si profila più di una semplice denuncia da parte del regista di infanzie rubate dei minori impiegati nei conflitti. Man mano che la trama si racconta Oshii mette in luce la natura dell’uomo, in un mosaico dove nulla è lasciato al caso. Una lettura impegnata e intelligente che va al di là della maestria stilistica, sulla quale non vi sono riserve. Avevate dei dubbi quando si parla di Production I.G.?

recensione Evangelion Shin Gekijōban: Rebuild 2.02/2.22

Ieri pomeriggio con il buon Berto sono andato al Grandemilia. Tra gli scaffali sempre disordinati dei blu-ray ecco che spunta il You Can (Not) Advance, ovvero secondo film cinematografico del progetto Rebuild of Evangelion, indiscusso tassello pesante nel panorama della serie principe degli anni ’90. Non avevo seguito più di tanto perchè all’epoca del primo film sapevo che si andava per le lunghe, non certo come per Kenshiro, che ha chiuso la pentalogia in pochi anni. Il progetto Rebuild consiste in una quadrilogia per riproporre Evangelion in una forma curata sotto l’aspetto dell’animazione (per stare mostruosamente al passo con  i tempi) e con l’intento di rendersi accessibile anche a coloro che non sono abituati alla serie. In pratica è una specie di reinterpretazione senza concedersi molte libertà, ma sufficiente per stimolare l’interesse dei fan di vecchio corso (che di fatto vedranno cose diverse) e accaparrarne di nuovi. Partita lo scorso 2007 avrà il suo terzo episodio quest’anno (se mantiene la prassi del biennio tra un capitolo e l’altro) e probabilmente arriverà da noi l’anno prossimo, intendo per il mercato nostrano curato come sempre da una strepitosa Dynamic Italia. Il punto è che non sappiamo quando gli ultimi due tasselli verranno messi in onda nelle sale giapponesi, se uno dopo l’altro (così pare) o se dovremmo (ahinoi) aspettare altri 3 anni per vedere la parola FINE. Se con l’alternativa al finale regolare della serie (Air/Magokoro wo, kimi ni) la visione d’insieme è talmente criptica e spalmata su più piani psicologici, in pieno allineamento con lo spirito della serie, Hideaki è ancora una volta in grado di sorprendere lo spettatore, come detto pocanzi reinterpretare l’universo “evangeliano” preparandosi per il botto di un gran finale che si preannuncia ancora una volta fuori da ogni schema. In Rebuild 1.01 il film bene o male procede secondo quanto visto con la serie regolare, opportunatamente ristretta e tagliuzzata, con l’innesto ovvio di materiale inedito. In questo 2.02/2.22 prende forma una virata degli eventi che possono solo preannunciare maestosi ed inquietanti risvolti. Magari un finale meno strizzacervelli e libero da interpretazioni, bellissimo per carità, ma lo abbiamo già. Anzi ne abbiamo già due. L’edizione curata da Dynit è superlativa, ricca di extra, copione, trailer di ogni tipo (pure quelli preparati per i treni giapponesi), scene inedite (purtroppo sono semplici prerendering). Per l’edizione Blu-Ray (e credo anche per il DVD) manca clamorosamente un trattamento da Limited come vista per l’1.01 e mantenuta in giappone. Solo le primissime copie contengono una cartolina 3D. Ma insomma, niente gadget, libretti, artwork… Nonostante questo la visione è letteralmente da mascella per terra per pulizia e sapiente incastro tra tecniche d’animazione tradizionali e CG. Chissà dove arriveremo. Cast originale, l’immancabile Shiro Sagisu con il suo score sempre potente e in grado di esaltare i momenti salienti del lungometraggio. Insomma che palle aspettare l’epilogo…

(nota a margine 2.22 è usato da Dynit per indicare l’edizione rimasterizzata e con gli extra. Non a caso la riedizione di you are not alone è battezzata 1.11)

Harry Potter e il Principe Mezzosangue recensione.

Ancora una volta esco soddisfatto dall’ultima trasposizione per il grande schermo della saga Potteriana, rimanendo un pò perplesso quando in giro si legge (o si sente) il solito fanboysmo che spara a zero, in rigoroso e maccheronico essemmessese, del perchè manca una scena piuttosto che un’altra, l’inquadratura che non va bene e la noia mortale perchè non ci sono i combattimenti. Torno a dire che un adattamento da libro a film non risulterà mai fedele, anzi fin da subito è nell’intenzione dello sceneggiatore (e del regista). Si tirano fuori centinaia di milioni di dollari per metterlo in piedi e di tale avviso lo sono sia produttori che la stessa Rowling: questa scelta porta sempre i suoi frutti, che piaccia o meno. Ad ogni modo chiusa la parentesi, Kloves torna a stendere il penultimo capitolo con le solite libertà e sacrifici per renderlo fruibile ai meno avvezzi del cartaceo e sì, diciamolo, anche per contenere i costi. La responsabilità resta alta perchè si deve introdurre la conclusione, splittata in due parti per favorire gli anni fiscali della Warner (19 Novembre 2010 e 15 Luglio 2011) che si poggiano su singoli blockbuster da 900 milioni di media. Devo dire che non ho trovato falle narrative nè tantomeno mi ha infastidito la virata verso i conflitti sentimentali dei protagonisti, più dell’universo dark su cui poggia la vicenda (comunque equilibrato nella narrazione e in grado di stuzzicare la visione). Anzi devo confessare che questo tipo di cambio diverte e coglie uno spirito del romanzo rimasto sempre in disparte. In pratica si sono voluti preparare i fuochi d’artificio oramai prossimi così realmente “tutto non sarà come prima”. Tecnicamente parlando grandi elogi, fotografia e impianto scenico sono una vera gioia per gli occhi e regalano sequenze spettacolari e memorabili. Il taglio di Yates non sfigura, confermando di saperci fare e garanzia visto che chiuderà la saga. Insomma non resta che aspettare la conclusione.

Il Cavaliere Oscuro recensione.

Il restart di Batman da parte di Nolan confluisce (dopo aver gettato le basi nell’ottimo Begins) in uno scavo psicologico che ha ben poco da invidiare alle tante trasposizioni cinematografiche del genere. In poche parole ci troviamo di fronte a un risultato mastodontico, imponente, senza cali di tensione (altissima e palpabile) confermandosi come l’Episodio di grande forza emotiva e narrativa che ogni fan aspettava, ma anche da coloro che si aspettano del gran cinema. Qualitativamente ricco nella regia, nella tecnica, con scene e battute memorabili, nella storia qui spessa, matura e importante. Non è un filmetto dark hollywoodiano fracassone da 150 milioni di dollari. Siamo lontani dai canoni fumettistici Burtoniani (il confronto con il Joker di Nicholson è inutile), a dire il vero siamo lontani da una trasposizione fedele al fumetto (come la nascita di Due Facce), siamo di fronte a una vera e propria opera dove le certezze vengono demolite e plasmate, dove nessuno si salva. La lucida follia del caos muove il Joker, da sempre il personaggio più amato, ora di fronte in tutta la sua potenza visiva, mosso nei suoi ideali, reale personificazione del male (merito di un inarrivabile Ledger, qui l’oscar postumo sarebbe un riconoscimento alla memoria lodevole), vero cancro di Gotham, cancro figlio dalla stessa città, l’antitesi perfetta di un Batman che comincia a dubitare di se stesso, in un certo senso mostro allo stesso modo.
Non vado oltre. In mezzo al piattume di questi ultimi tempi, il Cavaliere porta una vera e propria sferzata in sala come non si assisteva da tempo.
Andatelo a vedere!

mass effect, le mie impressioni

Mass Effect sta assorbendo la quasi totalità del tempo libero ma si possono spendere due righe per quello che ritengo sia il giocone per 360 dello scorso anno. Indubbiamente il prodotto BioWare è una esperienza sotto ogni punto di vista, immaginatevi come genere ludico di aver di fronte uno sparatutto 3D, una avventura grafica (alla lontana) e un gioco di ruolo. Il tutto senza voler eccellere con quello che offre il mercato (per dirla breve non è uno shooter alla Call of Duty) ma ben miscelato e godibile. La trama principale, variegate sottotrame e background di contorno formano una vera opera d’arte, un mondo in pieno stile fantascientifico classico che pulsa vita propria, partendo dalla caratterizzazione delle classi, le tantissime razze, armi biologiche e tecnologiche, la politica, etica religiosa e genetica, enciclopedia galattica. Fare una intervista con una giornalista e poi sentire mentre si prende l’ascensore l’annuncio del suo servizio in televisione è solo la punta dell’iceberg. La nostra condotta morale, le nostre scelte influiscono il rapporto con gli altri membri dell’equipaggio, i nostri superiori e chi ci circonda, avvertendo la tensione di essere al centro di una serie di eventi che possiamo gestire a nostro piacere. Non voglio perdermi nei dettagli sul sistema dinamico delle domande come le inclinazioni “esemplare” e “rinnegato” (i due modelli comportamentali che decideremo noi), le animazioni facciali, il taglio registico delle sequenze e la colonna sonora epica o la meccanica ruolistica, la stampa specializzata ha già versato fiumi di caratteri, dirò che sono genuini e funzionali.

Rimarco solo alcuni difetti che mi han fatto parecchio storcere il naso e tutti di natura tecnica. Cali di frame rate, caricamenti al volo e altri lunghi, fastidiosi ed evitabili. Sarebbe il meno. Ci sono incoerenze frutto di una leggerezza che erano risolvibili dati i tempi biblici di sviluppo: possibile che io cammini a bordo di un lago di lava e supertecnologicamente corazzato sfioro con un piede la punta e muoio di colpo? Può la stasi di una matriarca farmi bloccare in mezzo al pavimento (leggi compenetrazione) e rimanere così immobile e immobile appena mi riprendo? Possono alcune frasi perdersi per strada? Perchè quando parte uno scontro a fuoco sono sempre girato da tutt’altra parte? No. Queste magagne sono da far presente, al di là delle side quest bene o male tutte simili (benchè ogni pianeta ha la sua conformazione geologica ad esempio) e minano un pò la struttura di gioco. Visti i rimandi qualche mese non avrebbe fatto differenza, al diavolo le festività: solo la Blizzard ha i coglioni? Anni di sviluppo in una sola direzione si vedono ma per fortuna il progetto si snoda su una trilogia (il seguito è già in sviluppo) e i margini di miglioramento arriveranno. Disquisizioni a parte il punto è che se avete una 360 (esclusiva ma chissà per quanto vista l’acquisizione di BioWare da parte dell’Electronics Arts), vi piace la fantascienza e avete un bel pò di tempo da spenderci sopra, non esitate: la profusione nello sforzo del team creativo per mettere in piedi un universo di tale portata, merita da solo l’acquisto.

Blade Runner The Final Cut 25th Anniversary

L’avevamo anticipato l’anno scorso ma ora è ufficiale la data di uscita!!!
Il 18 Dicembre prossimo arriverà in svariati formati, mercato USA.

Blade Runner: 2-Disc The Final Cut Special Edition $ 14.95
Blade Runner: 4-Disc Collector’s Edition $ 26.95
Blade Runner: 5-Disc Ultimate Collector’s Edition $ 59.95
Blade Runner: 5-Disc Ultimate Collector’s Edition HD-DVD / Blu-Ray $ 79.95

La fonte è Cinema Notizie dove riprende in italiano tutto il contenuto degli extra ma si può trovare altro materiale (anche scaricabile) sul sito ufficiale della Warner. Comunque questa Final Cut dovrebbe essere in anteprima mondiale al festival di Venezia.

Seguendo l’esempio di molti utenti del Multiplayer, ecco la mia prima reazione.

Speriamo che la edizione con la valigetta arrivi anche nel nostro mercato.