Soul Calibur V recensione

Soul Calibur IV almeno per me è stato il picchiaduro più sfruttato della gen in corso. Oltre 90 ore sul timer, spolpato lo spolpabile pure sfruttando l’online a cui sono notoriamente refrattario. Insomma ad oggi il disco è fulminato a tal punto che va installato o non si utilizza. E non vi sono graffi. Misteri? Orbene con il quinto, come volete mi sia comportato? Caricatissimo in parte dalle varie preview e video, gasato dalla rottura del Day One di un paio di giorni in barba a chi aspetta, con tanto di codice extra per un personaggio, dentro il disco diretto, neanche lo installo. Voilà. Mi fiondo direttamente in offline, modalità storia che narra gli avvenimenti 17 anni dopo il IV, in particolare sui figli di Sophitia, tali Patroklos e sua sorella Pyrrha. Una porcata fotonica, ma era preventivata. Solo semplici scontri quasi sempre con il Patroclone e il destino che si intreccia tra Soul Calibur e ovviamente l’antagonista Edge, con una trama telefonata ancora prima di partire. Vabbè. Dura a malapena 3 ore e mezza, buoni gli intermezzi disegnati, ancora meglio quelli ingame con il motore grafico bello pulito, migliorato tra arene mozzafiato ed animazioni, inchiodato a 60fps. Ok, comincio ad affrontare la modalità Arcade. Le novità sono molte, ma oserei dire che non si parla di novità quanto di riprogettazione del Combat System, allineato con le produzioni odierne e di fatto tecnico e profondo, eliminazione della barra dell’anima con una “gauge” che si ricarica per poi utilizzarne il contenuto per scartavetrare mosse e soprattutto in fase difensiva. Lasciamo perdere tecnicismi quali Quick Step, Just Guard e un nuovo Guard impact, di fatto siamo di fronte a un gioco direi diverso. Che sia un bene o un male, preferirei non sbilanciarmi perchè il gusto si intrometterebbe, posso solo rimarcare un ottimo bilanciamento e di fatto un restart delal serie. Però io dico. Se in SFIV abbiamo mezzelune a tutto andare, in BlazBlue vero mostro del genere si diventa cretini ad imparare un solo personaggio, in Soul Calibur si è sempre avuta quella bella sensazione di fare supermale e danni uber power spettacolari premendo i tasti a cavolo, per poi capirci qualcosa e affinare il proprio stile pian piano. Qui no. No. O sai quello che fai. O prendi botte da orbi. E per intenderci non qualche affondo o schianto sui denti, ma vere e proprie combo chilometriche da mandarti a 1/4 di energia. Attenzione, in passato era più o meno la stessa cosa, ma eri costretto ad aggrovigliarti i pollici, possibilmente su un buon fightstick. Adesso reattività e semplicità di esecuzione sono essenziali, così come saper parare al millisecondo o si finisce rullati senza risposta. Vabbè. Lo zampino di Harada (director di Tekken e producer di questo gioco) si vede e non solo perchè lo potremo incontrare come nemico. Mah. Pazienza, si padroneggia. Peccato che credevo di avere un Soul Calibur nel vano della console. C’è ancora una cosa che fa incazzare oltre misura. La totale cassata di una minima narrazione del background dei personaggi (intendo anche un paio di righe) va oltre l’inaccettabile. Chi viene dalla saga, ha sempre potuto apprezzare un minimo di trama derivante dai vari finali con tanto di bel filmatino. Da una parte ne capisco la parziale utilità, completare la modalità arcade decine di volte con i personaggi diversi, poteva sembrare noioso ma almeno si aveva un minimo di motivazione per provare gli altri stili di combattimento. E poi c’è sempre stato negli altri quattro episodi. Toglieremmo le Fatality a un Mortal Kombat? NO. Ecco. Se non è un EPIC FAIL questo ci manca poco. L’offline prosegue con il locale (totale disuso temo), la Battaglia Rapida, una sorta di arena simulata in cui si affrontano personaggi inventati per costumi e nazionalità, quasi da simulare il multy, ripreso pari pari da Broken Destiny su PSP e la chiusa con le Anime Leggendiarie, per veri appassionati della frustrazione visto il livello di difficoltà. Manca sempre un tutorial e anzi quel misero che c’è in fase di training, sfora l’imbarazzo. Tutto qui. Di fattura e cura opposti l’online, vasto, ricco di opzioni e finalmente con un netcode (la qualità di connessione) solido, sebbene il matchmaking risulti ancora lento. Si possono creare room secondo le proprie esigenze, per area geografica macroscopica (Europa, Asia, eccetera) e più definita come le rispettive capitali. Partite classificate tradizionali, del giocatore occasionali fino a 6 persone per stanza e tornei programmati da Namco stessa, replay e blah blah blah. Manca da discutere solo l’editor, in una parola enorme. Eliminazione in toto della minima componente rpgistica, ora gli equipaggiamenti sono tutti uguali e influisce marginalmente solo la statura del proprio alter ego, quindi eviteremo personaggi customizzati tutti uguali e spesso brutti da vedere. In aggiunta alla scelta di una marea di oggetti e tenute, potremmo applicare dei motivi (skin), adesivi (tatuaggi eccetera), articoli strambi (da fiocchi a mazze da baseball) editabili per colore. Possibilità di creare un proprio avatar fotografando la nostra creazione e affibiargli un titolo, copiato pari da Street Fighter IV. Eccellente. Utile fino a mezzogiorno tenere traccia dei progressi di tre avversari (oppure amici), sempre online. Ah la new entry stramba e disallineata dal roster lottatori trova un Ezio Auditore almeno integrato, così come bilanciato assieme al resto della baracca. Peccato per evidenti ricicli, che vedono un cambio generazionale nello specifico ma non nello stile. In pratica avremo una Natsu al posto di Taki, solo fisicamente. Manca… Ah sì, il comparto tecnico. Graficamente una pulizia generale e l’inchiodata a 60 frame solita, ambienti ispirati e talvolta mozzafiato, animazioni sublimi, sempre bei costumi. Certo potevano sbattersi ancora rispetto al precedente come potenza poligonale ma va benissimo. OST invece sottotono e tanto. Poco feeling, mancano i toni epici anche questi distintivi della serie. Per niente memorabile. Riassumendo lo sforzo produttivo è stato mal distribuito. Il confezionare un gioco oramai deve coprire ogni aspetto, ma in una saga affermata si devono ritrovare delle solide certezze che qui sostanzialmente abbiamo smarrito. Passi il gameplay allineato con combo e cavoli vari, l’online perchè la gen consuma e contempla solo quello o sei fuori, ma il single è sempre stato fiore all’occhiello e invece un cazzo di niente. Sembra incompleto e non fosse per il multy, andrà (e ci va) a noia in tempi nulli. Per cui, occhio.

Lascia un commento