Amnesia: the Dark Descent

La generazione attuale di console e giochi presenti sugli scaffali soffrono di una grave penuria. I survival horror. Oramai il Re della categoria Resident Evil, dal 4 e ultimamente di più con il 5 è diventato un horror action. L’incubo psicologico di Silent Hill è oramai un triste ricordo dai tempi della PSOne, se non nutrire qualche barluginio di speranza per Downpour oppure passare sopra un discreto Shattered Memories per quell’agitatore del Wii. Sempre per Wii sembra promettere molto bene Night of the Sacrifice (Ikenie no Yoru) ma zio portobello è rilegato al mercato giapponese per ora, resta maggiormente avventura. E deve ancora uscire. Siren Blood Curse è un remake di Project Siren per PS2 approdato su PS3. Terrore puro, ma controlli obsoleti e di riflesso frustrazione, la totale idea di non sapere che cavolo fare se non morire mentre ci si pensa, vanificano un pò lo splendido lavoro. Dead Space 2 forse si può fregiare di titolo survival della gen. Però lo vedo splatter, organico, rivoltante, poca devastazione mentale. Veramente mancano quei colpi al cuore, il terrore di girare l’angolo. L’immaginazione che vacilla. Seriamente però. Che fai fatica ad andare avanti. Senza trigger che una volta passati fanno sbucare abomini dietro l’angolo, tipo Doom 3. Mi ricordo un gioco per PC di nome Undying, uno shooter di nicchia che oggi fa un pò sorridere, però all’epoca che tensione. Lo scricchiolio, i suoni, mugugnii, lamenti, obbrobri partoriti da Clive Barker, il senso di vuoto della villa della famiglia Covenant (il primo che rompe con Halo gli spezzo le gambe) e l’allora grafica mettevano un forte senso di disagio ed inquietudine. E’ stata una piacevole sorpresa ritrovare le stesse emozioni come dieci anni fa. Questo Amnesia, prodotto da un team indie svedese di 5 persone richiede del pelo dritto e un bel fegato nell’arco della (giusta) durata pari a 7/8 ore. Sì 5 persone. Per fare l’ultimo Assassin’s Creed ce ne sono volute 450. Non scherzo, ovviamente parliamo di un caso limite. Tornando ai nostri amiconi di Frictional Games, la passione e la cura maniacale del dettaglio possono fare la differenza, senza bisogno di budget milionari. Parlo di un autentico gioiello. Lo stavo perdendo di vista in mezzo al marasma, arduo seguire bene la mole del mercato PCista, pulsante e in buona salute. Inanzitutto va assaporato come consigliato dallo sviluppatore per stimolare l’autosuggestione qui essenziale: un paio di cuffie e buio intorno. Da soli. Al resto pensa la maestria dei Frictional, abili dosatori di tensione e mistero, in grado di coinvolgere in prima persona grazie a espedienti vecchi come il mondo ma sempre efficaci, utili per calare e immedesimare completamente il giocatore, invitandolo nelle trame del protagonista. Primo tra tutti la totale assenza di armi e l’arte della fuga quando necessaria. In aiuto avremo solo una lampada ad olio e degli acciarini, stando attenti a dosarli. Spesso un armadio chiudendovisi dentro può salvare la pelle. Oppure mantenere il sangue freddo ed escogitare semplici espedienti come lanciare un sasso in una pozza. Secondo pescare a piene mani dai racconti Lovecraftiani e di Edgar Allan Poe, sapere poco o niente del perchè ci si trova in un castello (lugubre a dir poco), intriso di echi, ricordi, frammenti di memoria. Un puzzle che si compone. Terzo vedere cose orripilanti (ma anche solo avvertirne la presenza) e la poca luce dell’ambiente disturbano il precario equilibrio mentale riflettendo questo con distorsioni di immagine se non allucinazioni (un pò come accadeva in Eternal Darkness per Gamecube). Pochi i difetti e penso solo soggettivi. Certamente il motore proprietario non fa miracoli, non una tech demo da supermuscoli come sarà Crysis 2 ma svolge sapientemente il proprio lavoro. La mancanza di una reale sfida contro gli “abitanti” del castello, in termini di routine dell’IA, lo si è fatto volutamente apposta per lasciarci bere tutto d’un fiato questa esperienza. Così come i tanti enigmi disseminati e risolvibili in modi diversi, a volte non necessari a patto di sacrificare del background comunque sempre senza spezzare il ritmo, senza essere troppo complessi lasciando quindi la libertà al giocatore, esaminando a nostro piacere l’ordine esplorativo delle aree. Insomma devo sempre dirvi tutto io? Scaricate la demo, infedeli! Provatelo e se vi piace, costa pochissimo. Qualità a pacchi se ne vede poca di questi tempi. Ricordatevi di fare subito l’upgrade che sistema il sottotitolaggio (importante) e alcuni difettini tecnici. E ancora una volta un paio di cuffie, al buio e da soli. Non vorrete mica una passeggiata tranquilla e senza un paio di infarti…?

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