Italy Sings an Aria of Disappointment..

Beh, stiamo andando a puttane oramai lo sappiamo da tempo. Ce lo ricorda anche il Times, con un bell’articolo. Visto che il rimando è incentrato in particolare sulle denunce che tuona Beppe Grillo ogni giorno, ricopio pari pari una veloce traduzione dei punti salienti dell’articolo, per chi non ha voglia di masticare dell’inglese.

“Il modello di vita low-tech (a bassa tecnologia) può ammaliare i turisti, ma l’utilizzo di Internet e del commercio elettronico sono tra i più bassi di Europa, così come gli stipendi, gli investimenti dall’estero e la crescita. Le pensioni, il debito pubblico e il costo dell’amministrazione pubblica sono invece tra i più alti.
Gli ultimi dati fanno riferimento una nazione più vecchia e più povera, a tal punto che il suo vescovo più importante ha proposto di incrementare i pacchi cibo per i poveri.
Il 70% degli italiani tra i 20 e i 30 anni vive a casa dei genitori, condannato a una adolescenza sempre più lunga e poco produttiva. Molti dei più brillanti, come i più poveri un secolo fa, lasciano l’Italia.
Ronald Spogli, l’ambasciatore americano che conosce l’Italia da quaranta anni, avverte che l’Italia rischia una diminuzione del suo ruolo internazionale e delle relazioni con Washington. I migliori amici dell’America sono i business partner e l’Italia non è tra i più importanti. La burocrazia e regole poco chiare hanno portato gli investimenti USA in Italia a soli 16,9 miliardi di dollari nel 2004 mentre in Spagna erano 49,3 miliardi.
In Danimarca il 64% delle persone ha fiducia nel Parlamento, in Italia il 36%. Le statistiche indicano che l’11% delle famiglie italiane vive sotto il livello di povertà e che il 15% ha difficoltà ad arrivare a fine mese con il proprio stipendio”

Pronta la patetica risposta di quello che dovrebbe essere il nostro presidente della repubblica, “Scommettete sull’Italia, sulla nostra tradizione e il nostro spirito animale”. Ma và a caghèr, pistola… :mrgreen: Ad ogni modo consiglio di leggere anche quell’articolo.

Che dire invece di me? Ebbene sì, siamo alle solite corse prenatalizie. Non vi dico la generale rottura perchè ovviamente per massimizzare la resa occorre sufficiente precisione di calcolo, senza contare che il magazzino va smaltito e non deve straripare, visti gli aggiornamenti software dell’azienda, che udite udite porteranno la chiusura dal 22 fino al 6 gennaio. Mai successo in circa 6 anni un lasso di tempo così ampio. Direte voi che culo. No. C’è da dire che ci sarà l’inventario, una cosa stressantissima e piuttosto antipatica, vedremo quanto saranno i giorni di ferie effettivi. E ce ne sono da smaltire ancora tanti…

Lascia un commento