Paradiso + Inferno.

Largamente prevedibile e artificioso. Lei pittrice dolce e influenzabile incontra Lui Poeta maledetto che la porta nel tunnel della droga. Amico ricco gay, pacato e tossicissimo, genitori ingannati (curioso, stavolta è il padre a non esser critico all’esasperazione) per tirare soldi che mancano sempre a patto che la protagonista non si venda per qualche cinquantone. Tutti clichè già raccontati, comprese efficaci mazzate (un bel nascito prematuro già morto, tiè che vi spoilero…) nell’inevitabile risalita dalla melma per chiudere con l’ultima ricaduta. In questo cerchio della distruzione, il film scorre senza appassionare, denso di retorica: non bastano le frasi scritte sul muro per enfatizzare lo strappo tra i due, belle all’orecchio ma finte all’atto pratico. L’amore vince sulla siringa, ma dove? Lei alla fine lo lascerà nella sua tossicodipendenza. Porca menta, vi ho spifferato il finale… Vabbè, rimedio. Datemi retta, se volete una visione che vi lasci qualcosa dentro, passate direttamente a Requiem for a Dream.

Lascia un commento