Super Mario Galaxy.

Arrivarci lungo ma prima o poi ci sono. Super Mario Galaxy è l’ennesima avventura Nintendiana indiscussa a livello mondiale. Immagino la mattina che Iwata ha chiamato Miyamoto dicendogli di lasciar perdere un seguito a Sunshine per cubo e di venire a provare il prototipo del suo successore: “vè, scigelu, lasia peldele il contlolollel del cubo che olamai è loba supelata”. Cosa diavolo abbia poi assunto (in termini di sakè o droghe allucinogene) per partorire Galaxy ovvero smontare, reinventare e ridefinire il concetto di platform implementando in modo suberbo il wiimote lo sa solo lui e il team di development. Certo qualche stonata c’è sempre (il controllo della telecamera, Mario ogni tanto va per i cazzi suoi) ma per il resto è tutta N-Difference (le figate sonore in tono con il tema principale sono chicche minimaliste), magia e goduria audio/visiva per il vero giocatore. Una curva di difficoltà calibrata e mai impossibile (scuola Nintendo, mai rendere troppo frustrante il gioco) ma non per questo banale e ripetitivo. Nonostante qualche incazzo (per manifesta incapacità sul momento) personale, mi diverte proprio un bel pò. E poi Koji Kondo ha tirato fuori una soundtrack superba!

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