Tempus di Wallace.

E così prima delle ferie i soliti brutti ceffi si sono trovati alla casa del Dominex :mrgreen: per provare Tempus di Martin Wallace. Non mi ha entusiasmato più di tanto questo gioco. Ha il pregio della semplicità, spiegazione rapida, durata contenuta ed in pratica un buon titolo per passare con tranquillità una serata.

Per fortuna non vuol dire che un giochino semplice sia sempre sinonimo di banale o ripetitivo (purtroppo capita di frequente), anzi Tempus sfoggia una discreta componente di pianificazione strategica nel medio termine delle proprie mosse con l’aggiunta di correggere la partita in corsa in base alle scelte avversarie. Ciò che non mi ha preso è prima di tutto di natura soggettiva come l’ambientazione e il genere stesso, cioè i giochi di civilizzazione.

In tal senso i combattimenti sono da centellinare ed è meglio muoversi senza incappare tra i piedi avversari, ovvero farsi i fatti propri. Setup con le tessere iniziali che non combaciano con gli esagoni sulla mappa, pedine con colori che si confondono e grafica poco incisiva sono difetti ma neanche così tanto scomodi. Ho riscontrato una corsa forsennata a cercare di avanzare tra le ere e il restare indietro può rappresentare un problema e poco mordente nello sviluppo della partita. Infine le carte, alcune le ho ritenute troppo potenti (ad esempio il compiere una azione extra tra le disponibili) e una certa alea che comporta la pesca delle stesse. Azzeccata la possibilità del supporto anche in base al colore.

Nella Tana come sempre la recensione completa con le meccaniche…

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