40 anni fa finivano i Beatles.

 

E per dirlo fin da subito cominciò la leggenda. Anche se dall’annuncio di Sir Paul quel 10 Aprile 1970 il gruppo era già andato e finito con Abbey Road (è bene ricordare che Let it Be fu l’ultimo album in termini di pubblicazione ma non realizzazione), va a sapere il vero perchè e non lo sapremo mai. Dissapori, incazzature? Divergenze creative? Gli allucinogeni? Mah, troppo semplice. In fin dei conti mollare all’apice del successo è la migliore polizza remunerativa per la propria carriera: tutti si ricorderanno di te. E non solo per le mode, la frangetta, le crisi isteriche delle fan, lo sdoganamento del pop a fenomeno di massa commerciale, il marchio indelebile delle sonorità (chi non ha mai sentito parlare del b0rit-pop) ancora oggi in largo uso. I gossip e leggende, tipo il McCartney sosia, i versi satanici, i messaggi subliminali, la pionieristica sperimentazione (negli anni ’60 chi pensava di suonare sopra un nastro riprodotto al contrario?). Piuttosto per aver detto tutto quello che si poteva dire in sette anni e 13 dischi, con i singoli tutti direttamente numeri uno nelle classifiche, di fatto cambiare la concezione che c’era prima di musica, come uno spartiacque. Saper cogliere le trasformazioni delle scene culturali, diventare i simboli di una generazione, saper vendere la propria immagine. A me i Beatles non sono mai piaciuti, non mi hanno mai pigliato, preferivo la controparte americana, i Doors. Però hanno dato tantissimo alla musica e continueranno a farlo. Il resto sono solo puttanate. Punto.

Lascia un commento