Castlevania Lords of Shadow recensione

 

Bene signori. Dopo una full immersion durata circa una settimana e dovuti tempi di metabolizzazione, Lords of Shadow è stato portato a termine. Semplicemente bellissimo. Un gradino sotto il fottuto capolavoro, ma solo per bagarelle di tipo tecnico. Direi di partire da qui. I Mercurysteam, team spagnolo che ricordo all’attivo ha solo Scrapland e il modesto Jericho, sono stati benedetti dallo Studio Kojima ed infatti si vede. Però nessuno può fare i miracoli se le basi sono di discreta fattura, l’eccellenza non la raggiungi. Il motore grafico su 360 è decisamente più incerto e anche meno bello da vedere che su PS3. Una inversione di tendenza nel panorama dei giochi multipiatta. Abbiamo lievi cali di frame rate, soprattutto nelle cutscene, ma in generale fa abbastanza fatica. In comune troviamo una gestione della telecamera fissa che a volte ci mette del suo, e il level design in alcuni punti si rivela sin troppo macchinoso inceppando un fluido scorrere, riferito in generale alle sequenze di piattaforma dove ci si trova a sputare un pò troppa bile dal nervoso. Per il resto è un giocone, di quelli che ogni tanto sbucano dalla massa a sorpresa, di quelli che lasceranno il segno. Direi di provare il demo non fosse in difetto su cosa mostra, può dare qualche indizio ma è la punta di un iceberg. Utile forse per capire come vi trovate con i comandi, su PS3 leggermente scomodi per via degli osceni trigger dorsali, ma ripeto non mostra nulla del titanico lavoro alle spalle. Come detto Kojima ha salvato quello che sarebbe stato un ottimo action e lo ha vestito con l’ambientazione di Castlevania. Lo si nota a partire dal terzo capitolo il lavoro dello studio giapponese, cui Konami ha affidato la supervisione. E’ dove il gioco comincia a mostrare i muscoli in termini di ambientazioni sempre diverse ed ispirate, tanto da rimanere incantati da così tanta bellezza artistica, quanto toccare vette mistiche intorno all’ottavo capitolo. Ma essendo un action in terza persona, vediamo anche il dipanarsi di un battlesystem solido in grado di rivaleggiare con il top del genere, God of War. Se non superarlo quando abbiamo una visione di insieme, tanto da risultare quasi esagerato nel numero di mosse, acquistabili a mezzo di punti esperienza. A cui aggiungere i vari poteri speciali, rappresentati da luce e ombra, combinabili con quanto comprato. Più gli oggetti a disposizione: l’immancabile pugnale, fate, un cristallo oscuro oneshot devastante oppure l’acqua santa. Chi si intestardisce a premere forsennatamente un solo tasto e poi me lo liquida con l’essere troppo picchione, non capisce un cazzo di videogiochi, parere che ho espresso già con Bayonetta. Primo è un action, come già detto, per cui sarebbe come dire che un gioco di guida fa schifo perchè si guida e basta. Insomma nei vari forum mi trovo ancora a leggere certe amenità. Al massimo dire che non piace il genere e stop, oppure pecca di una certa ripetitività, alla quale non posso dare torto.

Giocato a livello di difficoltà importante, si rende necessaria una totale padronanza dei controlli con il protagonista sempre reattivo a nostro comando. La prontezza di riflessi fa la differenza tra la vita e la morte, così come una buona varietà tra le combo per abbattere i nemici comuni. Con i boss le cose si fanno serie. Occorrerà capire i pattern di attacco e i punti deboli per massimizzare al meglio le nostre strategie. Non poteva mancare la farcitiura con semplici Quick Time Event per cambiare il ritmo, spettacolari quando si affronteranno mostroni enormi, chiaro omaggio a Shadow of Colossus. Non è finita. I livelli ad ampio respiro sono molti (una cinquantina) così da richiedere 15/18 ore per essere portato a termine e sono ricchi di segreti, powerup per crescere il nostro personaggio in salute, i meter delle abilità magiche, armi. Corrisponde quindi una ottima longevità, siccome è consigliato ritornare sui propri passi. Alcuni potenziamenti dell’equipaggiamento fintanto non vengono acquisiti con il normale procedere della storia, sono necessari per raccogliere gli oggetti. La struttura dei livelli contiene sessioni di platform (alla Uncharted) e puzzle, quasi fosse una avventura grafica vecchio stampo (mai frustranti ad ogni modo). Come se non bastasse una volta completato un livello, troviamo una particolare sfida da portare a termine, utile ai fini di obiettivi/trofei: i platinatori/millatori(?) avranno pane per i loro denti. Ah mi stavo scordando gli sbloccabili, una marea per ogni capitolo comprendenti storyboard, schizzi, artwork, e pure un minigioco per due persone. Insomma avete capito, mollare LoS dopo un paio di capitoli è un delitto, di carne ce n’è veramente tanta e succosa. Veniamo ora alla direzione artistica. Castlevania non offre spunti originalissimi in termini di trama. Perdita della propria amata, leggenda dell’arrivo di un Eroe che salva il mondo, blah blah blah. Gabriel Belmont è uomo da forte impatto emotivo, da solo regge tutta la baracca, però avrei preferito maggiore attenzione nella caratterizzazione dei personaggi secondari, tutto sommato il cast è di prim’ordine. Patrick Stewart (il Picard di Star Trek) con la sua prova da una bella spinta a tutta la produzione. Ad ogni modo lo scorrere degli eventi porta ad un crescendo (sempre il tocco Kojima), un climax semplicemente sublime, che sfocia in finale dalla chiave di lettura inquietante per la genesi di tutta la serie. Ovviamente non lo svelerò, ma è roba da applausi. Tantissimi gli omaggi, si nota una cura e dovizia nei particolari che i fan sapranno cogliere e talvolta in grado di regalare emozioni (non sarebbe un Castlevania senza la Clockwork Tower o il tema di Vampire Killer). Vero, in chiusura Casltevania si è sempre distinto per il comparto musicale. Senza dubbi Araujo ha confezionato uno score altamente sopra la media, merito dell’orchestra di Bratislava, in grado di trascinare i momenti salienti con il giusto pathos e coinvolgimento. La Michiru (storica composer) sarebbe probabilmente risultata fuori contesto. Lords of Shadow è maestoso, con picchi di gameplay di assoluta eccellenza è consigliato a ogni giocatore, a patto di apprezzare il genere. Spazza via senza remore ogni capitolo precedente in 3D e getta le basi per sviluppare questa visione del franchise, staccandosi dal classico platform 2D. Noi però siamo bravi cultori e restiamo in attesa che arrivi un gioco di tale caratura anche agli appassionati di vecchio corso. Konami non creda di cavarsela con The Adventure Rebirth uscito recentemente solo su Wii. Prima o poi ci sparo due righe di commento.

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