Nido di vespe


Quickening at Saraste, by Kirsi Salonen

Tardi. Molto tardi. Ne volevo finir di bere solo uno, poi ne ho trovato un’altro, un’altro, un’altro e infine un altro, d’altro. E così caddi in un nido di vespe. Ho solo in mano la voglia di rimanere fermo ad ascoltare quel turbine di pensieri, dei quali l’unica cosa saggia resta lasciarli andare, così da non erodere l’integrità. Stavolta non ho in mano parole da scrivere qui. Una piccola misura di pace, che spazza la foresta di nebbia. Meglio andarsene. E il luccichio rinascerà dalle ceneri dello spazio per lasciare il posto alla contrazione di empia dimensione. Il treno passa, hai un solo tentativo, quello giusto. Se ne presenteranno altri, ma rimarranno diversi. Corri e pensi di averlo preso, in realtà no. L’illusione dell’uscita. Ogni scelta è unica e inevitabilmente, senza ritorno. Lasciando sempre un eco, una memoria, come l’odore di bruciato che permea la cucina, dopo essersi dimenticati qualcosa di importante sul fuoco… Aspetta che arrivi la consapevolezza…

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