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Roba da core gamer: game fails

E’ un video per appassionati e addetti ai lavori, con tutta onestà. I game fails sono una simpatica classifica stilata da Achievement Hunter e la propria community, che raccoglie svariati bug dove si creano situazioni assurde ma divertenti. Non a caso Skyrim domina. Piuttosto simpatica una seconda top10 dedicata agli easter eggs, ovvero segreti/citazioni verso giochi concorrenti o autoreferenziali.

Soul Calibur V, qualche video per l’attesa…

Ok, è il video più demenziale tra i due mostrati a metà Novembre al Tokyo Game Night, ma quei pirla alla Namco si sono decisi di metterli tutti e due disponibili solo da qualche giorno. Importante l’editor dei PG, presumo migliorato rispetto al già ottimo del IV. L’altro clip più serioso lo troverete qui, con una buona carrellata di PG storici. Ah, esce il prossimo 3 Febbraio!!!

Mantengo il trend otaku a completamento del post, interessante come Ivy resti sempre quella con gli airbag più poderosi. Beh, interessante. Diciamo che è una tradizione… Comunque.

Non c’è un maniaco dietro a tutto ciò, ma un accurato studio da parte di Daishi Odashima, che per la cronaca è il game director del gioco. E noi lo ringraziamo!

Catherine infine giunge in Europa

La notizia è vecchiotta di qualche giorno, il 10 Febbraio prossimo arriverà anche da noi, tradotto solo nei sottotitoli come ampiamente prevedibile. Così mentre la data si avvicina, niente di meglio che un buon video promozionale uppato da Deep Silver (il distributore per l’area Euro), con tanto di risposte multiple che permettono di toccare con mano uno dei punti forti del gioco e di capire quanto sia piuttosto atipico.
Ehi, non dimenticatevi la mia recensione, se ve la siete persa o semplice curiosità. Per me è stato, modestamente, un must have dell’anno videoludico oramai giunto al termine!

Skyrim fa il pieno su Famitsu

Elder Scrolls V, meglio conosciuto come Skyrim è il fenomeno videoludico del momento, tanto da tener testa come volume di vendite persino un mostro come Modern Warfare 3, perlomeno al Day One (poi sulla lunga distanza non ci sarà storia per l’FPS bellico di moda da sempre). Famitsu è la bibbia del settore in terra nipponica, pertanto beccarsi un bel 40 (perfect score) è un onore da pochi, solo 16 giochi dal 1986 ci sono riusciti, e Skyrim il diciassettesimo è addirittura il primo di produzione occidentale (Bethesda, gli stessi di Fallout) a vantarsene. Mai prima di Skyrim un gioco fuori dal giappone si era preso il top, anzi al massimo dei gran 39 (L.A. Noire o Gears 3 tra gli ultimi). Fare affidamento su numeri e recensioni in questa gen è un sonoro errore: pressioni esterne, incapacità di valutazioni critiche hanno permesso di collezionare svarioni a tutto andare praticamente ovunque. Basta un solo 8 perchè la gente lo lasci sullo scaffale. Un voto detta più legge e vendite a discapito della qualità. Non di meno il 40 di Famitsu, calma Skyrim è un grandissimo titolo, ma si evidenzia un significato importantissimo. Una inversione di tendenza persino da parte della stampa specializzata, segno che tira una aria nuova ma soprattutto l’apertura verso il mercato occidentale e la consapevolezza (dato di fatto da anni e non solo per numeri) di non primeggiare più nel settore. Forza Giappi, riprendetevi ciò che da sempre è stato vostro!

Max Payne 3: ora se ne parla seriamente

Nemmeno finito di spararsi il trailer (striminzitissimo) del prossimo GTA V, oggi viene presentato il primo (e sicuramente non ultimo) filmato sul making of del gioco. Verte essenzialmente sui punti chiave della serie, ovvero animazioni, dinamiche degli scontri a fuoco (con relativa fisica, impatti proiettili) e l’immancabile bullet time. La varietà e la cura lo rendono un titolo spettacolare e sono convinto che ripagherà le attese dopo tutti questi anni. Il due uscì nel 2001! Rockstar ha raccolto bene l’eredità di Remedy. Certo, sorpassiamo un Max nelle favelas che c’azzecca come i famosi cavoli a merenda, ma la storia sarà uno dei punti di forza. Oramai non mancano tanti mesi: Marzo 2012.

Se Quake uscisse oggi…

La qualità del gaming in generale è in rotta di collo verso il basso oramai da anni, salvo qualche perla che spesso non esce bene in termini di vendite. I videogiochi sono oramai sdoganati e non più visti con occhio becero e guardingo, dubbioso e scettico. La massa ne ha preso il sopravvento costringendo gli sviluppatori ad adattarsi a questa inedita categoria di giocatori, standardizzandosi di conseguenza, offrendo giochi in capitoli seriali, semplici aggiornamenti anno dopo anno di prodotti senza spessore e solo belli da vedere. Spesso troncati solo con la scusa di venderne porzioni extra, emblematico fu Prince of Persia, reboot del 2008 ma con il finale troncato e acquistabile a parte??? Il video parodia di un gamer tedesco, in modo piuttosto simpatico, ne enfatizza gli aspetti, portando qualche spunto di riflessione. Dove sei finito, gameplay?

Ni No Kuni: Wrath of the White Witch arriva in Europa

I fan dei jrpg staranno sbavando a tutto andare, da quando i Level-5 hanno trovato un accordo con Namco-Bandai per la distribuzione in USA ma soprattutto in Europa. Non sono un grande appassionato di questo tipo di gioco, a me per esempio l’ultimo Final Fantasy ha letteralmente rotto le palle dopo due ore perse a premere un solo tasto. E con lui i vari Eternal Sonata oppure Lost Odissey. Fatti bene eh, ma troooooooooooooooooooooooooooooooooooppo lunghi e dispersivi. Punti di vista. Qui parliamo di un certo grado di eccellenza nei meccanismi proposti e una bella favola ma quel che colpisce è la produzione e chi vi ruota attorno, nientemeno dello Studio Ghibli. Cliccate sul trailer, perchè si vede e si sente! In pratica sembra di giocare dentro un film di Miyazaki. Dato il successo ottenuto con la versione per DS e l’annuncio di un porting per PS3 a fine anno, ora gli appassionati ne avranno di che fregarsi le pacioccose mani. A ragione. E chissà che non ci faccia un pensierino pure io.

Metal Gear Solid Risk

Si sa che il Risk (meglio conosciuto da noi come Risiko), vanta innumerevoli spinoff, quasi quanto il Monopoly. Beh, mancava proprio quello di Metal Gear Solid, tratto dall’omonimo e celebre videogame di Hideo Kojima. In preorder dal prossimo 3 Ottobre, pure in 2014 copie limited con tanto di artwork esclusivo di Yoji Shinkawa. Al momento pochissime notizie, ma arriveranno nei prossimi giorni. Dubito qualsiasi tipo di stravolgimento alle regole classiche, solitamente si cambia solo la veste grafica.

Sony ti fa diventare come Johnny Mnemonic

Ecco presentato il Personal 3D Viewer Head Mounted Display, pronto alla commercializzazione in terra nipponica verso fine anno e successivamente anche da noi. Dopo uno scorcio al CES di Las Vegas, la curiosità dell’orpello più nerd esistente diventa realtà. Un visore futuristico nel design e gustoso nelle funzioni. Due schermi interni OLED a 1280 x 720 ciascuno per godersi film e videogiochi in 2D e 3D stereoscopico. Siglato HMZ-T1, audio 5.1, presa HDMI e USB, 400 grammi di peso (e tante altre belle cose), Sony ha la bella idea di troncare ogni speranza d’acquisto con il non proprio popolare prezzo di… 799 euro, nonostante i 60.000 yen pari a 540 euro, che sarebbe stato ben diverso. Epic fail tipo il Virtual Boy dietro l’angolo?

PAROLA D’ORDINE: RESISTERE!

The Human Revolution begins on 26 August 2011


Hype abbestia per l’imminente Deus Ex Human Revolution (i più sgamoni sanno che circola già in rete da… venerdì scorso…) ma io da bravo lo prendo al Day One (-1), perchè da bravo nerdone mi voglio pigliare l’edizione limitata con varie chincaglierie che non si usano mai, a parte la soundtrack di cui ne trovate un piccolo estratto nei titoli di apertura qui sopra embeddati. Fioccano le prime recensioni intanto, per me sempre da ignorare, con medie altissime. La mescola di action, sparatutto ed rpg, tanto open world (con ovvi limiti), oltre la possibilità di scegliere quasi tutto quello che desideriamo fare, da approcciare un nemico in stealth, quanto massacrare orde a testa bassa (approccio facile ma poco remunerativo) oppure hackerare un terminale per lasciare il lavoro a una torretta. Anche lasciar vivo un npc, può avere ripercussioni. Da questo punto gli sviluppatori sembrano esser riusciti a ricreare il feeling del primissimo capitolo di una decina di anni fa per PC. Almeno in parte, stando alle critiche. Motore grafico arretrato, IA scriptata (significa che non si adatta al nostro comportamento) e poco aggressiva. Di quella me ne importa poco. Piuttosto la trama, diluita in oltre venti ore di gioco, lascia alcuni pezzi per strada, alcuni ambienti ripetitivi. Vedremo. Purtroppo non vi è dubbio sul doppiaggio ita, altalenante tendente al basso, come spesso capita. Dilemma 360 o Ps3? Palette cromatica più viva su Play a parte, dipenderà se trovo o meno una versione inglese, l’unica in europa a contenere il parlato anglosassone e relativi sottotitoli. Che seccatura…

Lollipop Chainsaw?


Era già stato annunciato qualche settimana fa da Warner Bros Interactive, ma solo in occasione della Gamescom di Lipsia (attualmente in corso) è stato offerto il primo trailer con qualche stiracchiata sequenza di gioco. Suda51 (Killer 7, no more heroes, shadows of the damned) è un pazzo fotonico, ottimo sceneggiatore ma pessimo game designer e temo si confermerà anche stavolta. Seriamente ci basta che il gioco sia fatto decentemente e divertente. E con tali pretese, andiamo tranquilli per Lollipop Chainsaw. Se non altro l’originalità non gli manca! Quanti di noi non hanno mai desiderato di pilotare una cheerleader sculettante e strafiga armata di motosega che smembra orde di zombie? Dai… Siate sinceri… Sex, Blood and Rock & Roll!!!

Catherine (Atlus) recensione

Allora? Quale delle due?

Come vi avevo promesso l’altro giorno, via con una bella schedina su Catherine, gioco prodotto dalla Atlus e oramai destinato ad arrivare anche in Europa. Parto subito con il dire che per uno sviluppatore di nicchia come Atlus, arrivare a 80mila copie al lancio in America (sui due sistemi), significa sostanzialmente un grosso traguardo. Con il giusto supporto da parte di chi pubblica questo tipo di giochi ci sono buone potenzialità per uscire dal suolo nipponico e ritagliarsi il meritato successo. Certo sono numeri piccolini, ma una boccata d’aria fresca ogni tanto non guasta in questa gen monocorde, fatta di sparacchini bellici e calcio. Catherine è uno spettacolo, con le sue luci (tante) e ombre (da non sottovalutare). Inanzitutto dico sin d’ora che se avete una mezza idea di procurarvelo import (rigorosamente solo PS3) o aspettare l’uscita europea, calma. Andarci con i piedi di piombo. Il prodotto di Atlus è tipicamente giapponese e atipico sia negli schemi di gioco che approccio allo stesso e in particolare la trama alquanto bizzarra. Il cuore però è il sistema di puzzle che siamo chiamati a risolvere, un forsennato spostare vari cubi per crearsi una via verso l’uscita. Basterà cercare un Catherine gameplay su youtube per capire. Ancora meglio procurarsi la demo sullo store americano (anche qui occorre una playstation). Premettendo che ci sono una marea di ostacoli e vari modi di risolverli, previa una capacità di acquisire tecnica e manualità, cercando di non perdere le staffe (non ci vuole tanto data la lieve imprecisione dei comandi e una telecamera gestita a cavolo), dicevo in giappolandia quando uscì a Febbraio, gli utenti si lamentarono della difficoltà a livello easy (corsa ai ripari con patch per una modalità più semplice). Ora non so quanto ne mastichiate di videogiochi ma se un gamer nipponico si lamenta di un prodotto perchè difficile  (quando fanno roba del genere), vuol dire che noi occidentali dobbiamo stare all’occhio, la frustrazione è dietro l’angolo. Difatti non ci ho messo molto a poggiare per terra il joypad dopo qualche ora alle spalle, darmi una bella calmata, uscire nel menù principale e tenere premuto select + back per attivare il very easy mode. E rendersi conto in alcuni puzzle di aver sputato sangue e bestemmie lo stesso. Tutto questo ambaradan per sottolineare l’unica riserva che ho nei confronti di Catherine. Questi dannati incubi (come vengono chiamati nel gioco) sono incazzati duri, soprattutto quando dovremo affrontare i boss, dove la velocità di esecuzione e precisione non sono un optional. Se si supera questo scoglio, scopriamo una piccola perla, la solita che puntualmente arriva tra le mani ogni tot mesi. Il coraggio di uscire dagli schemi, mi rendo conto che anno dopo anno diventano sempre più rari, ma basta saper aspettare. Alternando fasi dove riflessi e skill sono richieste ad altre esplorative e scene da film interattivo, Catherine è un viaggio morale, psicologico del protagonista (e non solo). Vincent Brooks, programmatore 32enne vive adagiato nella sua routine quotidiana, un buon lavoro che lo mantiene, senza un preciso obiettivo e ambizioni, coltiva il manipolo di amici con tanto di bevute al bar a tutto andare. Proprio non ne vuole sapere di scossoni o virate della propria esistenza, in particolare con la sua fidanzata storica Katherine, bella e decisa  donna in carriera con desiderio di sapere se può fidarsi dell’uomo che ama attraverso chiare intenzioni di matrimonio. Razionalità, intelletto e forte responsabilità. Per Vincent lasciare le cose come stanno va a fagiolo, senza particolari pressioni che lo spingano altrove. Almeno fintanto non si presenta di botto Catherine, conturbante e sexy ventenne, la quale rappresenta l’ideale di femmina che fa della provocazione e attrazione fisica la ragion d’essere. Incasinato e in tilt, Vincent verrà trascinato dentro una spirale di eventi, complice un figlio in arrivo con Katherine, che lo porteranno a forza verso la ricerca di se stesso, di ciò che è oggi e di come vorrà diventare un domani, in particolare con quale tra le due ragazze. A contorno una serie di morti inspiegabili in città, giovani uomini trovati nel proprio letto e con espressioni di terrore nel volto. Non ci vorrà molto per capirne un collegamento con gli incubi che Vincent comincerà a vivere notte dopo notte, dove si trova a scalare questi percorsi (i puzzle appunto) verso l’uscita in un contesto alquanto bizzarro e folle. La scalata rappresenta una metafora della crescita interiore del protagonista. Come giocatori il nostro comportamento e le nostre scelte ci porteranno verso uno degli otto finali disponibili, in particolare durante il gioco la nostra condizione attuale regolerà l’atteggiamento di Vincent, limitato ai suoi pensieri quando va sotto pressione.

Un esempio di botta e risposta con la fidanzata di Vincent. Il gioco permette di scegliere come impostare i messaggi attraverso due o tre opzioni per frase, solitamente i messaggi ne conterranno 3 o 4. Ogni frase determina un punteggio che sommato ci porterà verso una condotta caotica (Catherine) o seria (Katherine) opportunatamente segnalata da un meter dopo l’invio…

Le relazioni personali che terremo con gli amici e altri avventori del bar (sempre parlandoci), scopriranno una cura dei particolari meticolosa, fatta di dialoghi intrisi di paure e angosce ma anche speranza e voglia di riscattarsi. Anche negli incubi vivremo in un mondo parallelo e passo dopo passo si costruirà l’insieme del tutto, del come e perchè ne siamo bersagliati. Sicuramente l’aver la coscienza sporca in ambito sentimentale, ha contribuito! Ma sarà verso la fine che scopriremo il geniale lavoro di scripting degli autori che con un background dietro ogni personaggio, sia principale o secondario, assieme alla trama piuttosto complessa ed originale non lasciano spazio a buchi o errori di interpretazione. Passando al piano tecnico graficamente si alternano sequenze con il motore di gioco (con gradevole uso cel shading) a veri intermezzi animati curati nientemeno che dallo studio 4C (Tekkonkinkreet, Animatrix). Inutile rammentare una migliore resa su Playstation vista la minore compressione degli stessi. Buono il comparto musicale, dove Shoji Meguro (storico composer in Atlus) oltre a una selection di brani presi dai vari Persona e ovviamente preparati per Catherine, ha reinventato alcuni brani di musica classica per condurre le fasi di gioco più concitate. Ci sono una serie di extra e modalità di gioco, compreso un simpatico cabinato arcade che a stile 8bit propone ben 64 livelli (più altri 64 con un codice di sblocco) in stile puzzle del gioco. Guarda caso si chiama Rapunzel… Strano non abbiano implementato un multiplayer coop e competitivo online, solo in locale. Sono contento arrivi anche da noi, senza bisogno di canali d’importazione. Il come però non si sa e intendo nella traduzione. Lo slang usato è tanto, così come un linguaggio decisamente maturo. Al momento l’unica certezza è la presenza della traccia nipponica nel parlato. EDIT: la versione PAL contiene solo l’audio inglese e i sottotitoli in italiano.

Per quanto discutibile e morboso a tratti Catherine non è un gioco ecchi per otaku segaioli. Il softcore è veramente soft. Katherine vestita ma bellissima, Catherine svestita quanto basta per dire: e adesso che cazzo faccio? Man mano che si va avanti colpisce sempre basso e profondo per confondere le idee. Come avrete intuito il senso di immedesimazione del giocatore con Vincent è riuscito alla perfezione e piccole chicche come l’ubriacarsi ogni sera, con tanto di trivia al termine di ogni set di bevute per drink… Curiosamente prendere la balla serve a Vincent per correre più veloce negli incubi, quindi bere nel gioco serve… Malato eh? Ah tra l’altro pure appassionato di coca havana. Ehi, come vi devo dire che ogni riferimento è sempre puramente casuale?!? Per la cronaca l’ho terminato con il finale più neutro possibile… Manco a farlo apposta…

Al termine di un incubo verremo sottoposti a una serie di domande di test. In questa secondo voi cosa ho scelto? Con la console connessa in rete potrete vedere come hanno risposto gli altri…