The Fountain L’albero della Vita.

Fountain Poster
La Morte come atto di Creazione è il tema ricorrente nell’opera ultima di Aronofsky. Il regista di PI (il teorema dell’impossibile) e Requiem for a Dream ancora una volta ci porta dentro un’ossessione: la ricerca dell’eternità. Desiderio bramato da sempre a cui si deve contrapporre inevitabilmente il limite della stessa natura umana dettata dal corpo e la mente, il ciclo della vita non si può piegare per quanto ostinazione e scienza possano correre in aiuto. E’ la paura della Morte che si deve vincere e non la Morte stessa. Il regista per non vedere smarrito il messaggio di fondo ha apportato tagli nel montaggio riducendo la durata a funzionali ’96 minuti (oltre le due ore era previsto) e narrando con intensità raffinata il suo innato talento visionario nonostante possa lasciare smarriti per via dei tre piani temporali in cui si snoda la vicenda. Partiamo fin da subito a chiarire: non è un film per la critica (pressapochista, a volte sembra che qualcuno i film non li guardi e scriva lo stesso), tantomeno per il pubblico di massa. Un vero peccato perchè il buon cinema è quello che sa offrire storia e spunti di riflessione, che si racconta senza bisogno di stupire a tutti i costi ma lo fa con semplicità. Se poi si usa un meccanismo originale e profondo tanto meglio. Lento nel ritmo, non vi è dubbio, statico e molto new-age ma personale e intimista. Funziona tutto alla perfezione grazie a un Jackman STREPITOSO, l’elogio alla bellezza della Wiesz e Mansell che regala uno score complementare a questa storia d’amore che trascende lo spazio e il tempo.

Consigliato a chi sa guardare un film. E si lascia emozionare…

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