Striata: l’onore del Radis.


Panoramica di sinistra…

Sicuramente il fato ha consigliato che la striata precedente la schivassi per sorvolare un connubio insostenibile quale la “verdure”, aborto e insulto alla cucina italiana con una stria panna e verdurine (immaginate un barattolo di verdure sottolio versato direttamente senza togliere l’olio). Le coliche (e velatissime critiche) devono essere arrivate alle orecchie del Cavalier Sigaja (PiSSi) che ha pensato di correre ai ripari con altre specialità.


Panoramica di destra…

Neo preparato il trentottocalogo della STRIA per mano degli Olimpici, la serata parte subito male: il GaSSebo precluso ha fatto storcere il naso ai circa 30 presenti (il Nano Malefico aveva prenotato per 15…) accorsi a piedi tranne Sdrumao e Vicious (aka Eldo, aka Senatur, aka fantasma han subito infranto il punto 2). I ragaSSi si sarebbero stretti pur di sfumacchiare sotto la capanna ma ci si è dovuti accontentare del solito tavolone.


La prima è stata “la Salsiccia”, peccato la carnina un pò cruda e saporacciosa.

Il vino è il tremendissimo Grasponero, un viname acetoso che ha sostituto il pra di bosso esaurito in brevissimo tempo (la sete ha la precedenza) e la stria era inspiegabilmente molliccia con panna di qualità media, poco ispirata e per niente rappresa/bisunta. Ad ogni modo restando ben oltre le soglie minime del commestibile, non sussistono problemi.


Ecco la vera specialità della scorsa ediSione, la stria farcita con patate e prosciutto cotto.

Il cenone prende finalmente una piega verso la saSietà, con la tenSone dello Sio Tito (aka il Bode) in corsa per strappare il TITOlo del Verro d’Oro per il miglior mangiatore/fumatore/bevitore della serata. ParTITO come sempre in grandissimo vantaggio sul fumo, l’invincibile Scipione Reggiano non si ritira di fronte alla “PATATA”, una farcita da stomaci forti presente in due varianti (prosciutto cotto nella farcitura oppure sopra), in cui una fetta sostituisce allegramente un pasto intero. Una leccornia di prima scelta.



Ancora la PATATA..

Lo volata è vinta, ma il fegato sussulta e non ringraSia. Il colesterolo non fa sconti.


Stavolta non è il bicchiere a perdere ma la bottiglia. Giova baffo anni ’70 insegna.


Sua maestà il Radis.

Con il Verro assegnato, il trentottocalogo e le panSe piene, il gruppo all’assalto del tappone si cimenta in un improbabile sorbetto, un liquame biancastro al sapor di Magnesia San Pellegrino corretto con acqua e Bio Presto al limone. In realtà le grandi serate si prestano a grandi occasioni ed è lui il vero fulcro della compagnia. Non l’assenza di Pugno il Nano (aka Pungo, Fogno, oppure il sosia di Fungo) a cataliSSare l’attenSione, ma il Radis , storico amaro di erbe degli anni ’70/’80, dove si narra che PiSSigaja ne abbia scorte in quantità illimitate. La cattiveria e alto onore spetta solo a questo mitico e imbevibile amaro che riporta a posto lo stomaco più dismesso con un sol sorso.


DoX e Sigaja sullo sfondo dopo aver illustrato l’importanza di servire cappelletti surgelati piuttosto che fatti in casa nei pranzi pantagruelici. Costano meno e sono pratici. Vabbè. Occhiali forniti dal Nano Maleficus.


Lambrusco Don Camillo e Rosso Peppone.

Non volevo crederci ma questi due lambruschi frizzantoni esistono, eccome. Ne hanno regalati delle bottiglie da provare quindi non è da escludere che in futuro diventino i nuovi protagonisti della categoria viname.
:mrgreen:

Rimane una sola ombra: ma quando cazzo mangeremo una stria normale? Sono anni che non ne vediamo traccia…

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