La Striata del DON BAIRO: DEO OPTIMO MAXIMO


La partenza è tra le migliori, la prima liscia panna non ho fatto in tempo a fotografarla per la voracità dei presenti. Ecco quindi la storica “salsiccia” come secondo…

L’estate sta finendo e un altro anno se ne va. Righeira docet. In questo periodo l’indice di pannosità esige il suo tributo, a tal punto da costringere i seguaci del GaSsebo a recarsi presso il tradizionale Ristorante 2000 nelle Roteglie per rientrare a livelli di unto accettabili e proseguire senza intoppi l’inverno oramai prossimo. Bisogna fare scorte di grassi e non c’è modo migliore. Incredibile a dirsi ma il rientrato in pieno titolo Vicious detto Senatore ha obiettato la macchina e si è diretto a piedi sul posto. Un rito beneaugurale per la prossima stagione pannaria. Sigaja accoglie nelle sue braccia i giovani pargoli affamati causa orario improponibile, anche presentarsi tardi è un rito inoppugnabile e improrogabile, perchè d’abitudine gli aperitivi a base di bianco medio e Spritz non devono essere omessi. Finalmente torna il Pra di Bosso sul tavolo e ammettiamolo era ora. Anche se sapeva di chiuso nonostante datato 2009. Dicevamo affamati a tal punto che la prima portata, la storica panna liscia, viene rovinata in pochi secondi. Il tasso di unto è accettabile e l’apertura dello stomaco è docile e a scalare. Le cose cominciano a farsi interessanti con la “salsiccia”, questa volta rosolata e croccante che si sposa senza problemi sul bianco panno. Solitamente il grasso del maiale espulso a contatto con il calore del pannus avrebbe creato non pochi problemi di colesterolo, ma come disse il Giova Grande “l’infarto è una cosa naturale”. Perle di saggezza.


I duri cominciano a giocare: la “PATATA”

E’ il turno della “PATATA” o meglio di una sua variante rispetto alla classica farcita. Quindi patate e prosciutto insieme all’immancabile pannoso. Come fatto notare dal Grappi coadiuvato dal Bino’s andava un minimo cotto questo “pomme de terre” e non tagliato a fette e messo sopra. In effetti si sentiva l’amido a tal punto da costringere a bere ancora di più i palati assetati, una mossa di sicuro commerciale del cavaliere PiSSi per aumentare il venduto del viname.


Ora si ragiona: la “Tartufata”

Nessuno (ma proprio nessuno) sa di cosa sia fatta la celeberrima “Tartufata”. Sembra un commistone di funghi trifolati e tartufo ma non è da escludere che siano avanzi di sugo della giornata. Qui l’indice di pannosità soverchia la dose minima raccomandata giornaliere di panna nell’alimentazione umana. E di fatto oramai il fisico comincia vistosamente a cedere a parte il Lotti che come sempre si conferma il Verro d’Oro da battere. Largo ai giovani!


Giovino trova la chicca tra tante chicche polverose: il Don Bairo. E dietro sempre il Sigaja mentre illustra le storicissime bottiglie dietro di lui. Storiche a dir poco, il Biancosarti invece di essere giallo paglierino è di colore marrone scuro. Da una rapida chiaccherata con il Tarlo che mi ha sorpreso con un Grand Marnier in successivo Bar Centro mentre discutevo con il Cori di quanto sia poco salutare mangiare al 2000 a parte gli amari in fondo, ci sono bottiglie nella fila più alta da valore collezionistico e non sapevo che andassero periodicamente aperte, arieggiate e richiuse per mantenerne il valore… Ma pensa un pò e io credevo che la polvere serviva a contribuire…

Dopo a chiusura il digestivo, ovviamente doppio per mandare giù l’unta panna, dove ho optato per un classico San Marzano Borsci (temo ancora sia la stessa bottiglia del veglione di 6/7 anni fa) e immancabile Cynar. Ma prima di andarsene rigorosamente a piedi, Giovino ha trovato una chicca: l’elisiramaro Don Bairo. Nonostante sia buonissimo e sappia con un cubetto di ghiaccio di chinotto, non ha riscosso successo a parte il mio parere che ne ha esaltato le qualità venefiche. Da una rapida ricerca non solo ha un gruppo su Faccialibro ma risulta un prodotto esportato anche all’estero, uscito oramai dai ranghi della produzione artigianale. Per questi motivi, nonostante l’elevata caratura e nobiltà aulica nella descrizione dell’etichetta che vi invito a leggere, NON PUO’ e NON DEVE essere eletto come successore dell’indimenticabile Radis, ma al momento il DEO OPTIMO risulta unico sostituto… La ricerca continua.


Don Bairo, etichetta mista latino…

4 commenti su “La Striata del DON BAIRO: DEO OPTIMO MAXIMO”

  1. Non poteva mancare il rito annuale, oramai anche il blog ha il colesterolo alto e gronda panna pure il cavo del router.
    Bella la foto del DonBairo col barista in azione. Comincia a vedere doppio pure la fotocamera! 😀

  2. Ehhhh un giorno devo andarci a mangiare… Son 3 anno che leggo stò blog e tutte le volte sbavo davanti alle tue foto…. Yhum!

  3. Tutto ciò è meraviglioso, e ogni volta che vedo ‘sti servizi fotografici mi viene una fame che paiono due!
    Cene sempre leggere, come è giusto che sia.

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