changeling recensione

Dico fin da subito che la visione non mi sfagiolava nemmeno un pò. Una storia vera (salvata appena in tempo da Michael Straczynski) con teatro la Los Angeles anni ’20 corrotta fino ai vertici e una madre che lotta contro questo potere per riavere il suo vero figlio. Dal mio punto di vista il canovaccio è di marginale interesse. Ma alla fine il buon Clint lo si va sempre a vedere, perchè resta uno dei grandi registi viventi in circolazione. Fuori discussione. Sarà coadiuvato dai soliti amici come Tom Stern alla fotografia o Roach al montaggio che garantiscono il risultato visivo. Vuoi perchè le splendide e malinconiche musiche son sempre sue, che pennellano un cinema ben caratterizzato ed inizialmente lento. Lento a tal punto che non nego un pò di smarrimento. Poi come ci ha abituati, arriva il destro nello stomaco, con una svolta imprevista che riprende temi già esplorati ma sempre di grande forza emotiva come la pena di morte, la violenza verso i più deboli, lottare. Man mano che i pezzi si mettono insieme viene fuori tutta la completezza riflessa in uno stile impeccabile, dalla regia pulita e classica, retto da un cast sapientemente orchestrato tra cui spicca una Jolie in grandissima forma. Eastwood conferma se stesso e continua ad andare a caccia di Oscars, ma nemmeno questa è una novità, non certo per l’acclamo generale a Cannes.
Chiaramente imperdibile.

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