recensione La città Proibita.


Poster fornito da Yahoo Cinema

Zhang Yimou è il regista cinese tra i più conosciuti dalle nostre parti. A ragione. Onirico e poetico allo stesso tempo era da un pezzo che un film non mi appassionava così bene, merito della fotografia che colora a regola d’arte questo affresco di storia di una dinastia imperiale cinese del decimo secolo. E’ catalogato come action movie e precisamente nel filone dello Wuxiapan (cappa e spada). Più che elogiare i soliti aspetti (ad esempio rappresentazione storica e i soliti tecnici come montaggio, musiche, recitazione e così via) volevo soffermarmi un attimo sull’uso elegante dell’azione, che non invade e non sfora mai nell’eccesso, come se ogni scontro fosse più una danza millenaria, con le sue regole e la sua tradizione. Meno coreogafico di un la tigre e il dragone per dare un termine di paragone, ma di sicuro effetto. In occidente siamo proprio dei fracassoni: azione uguale eplosioni, cazzotti e battute idiote. Mah. La trama non sarà così originale e ricca di suspence ma appassiona quanto basta per farne un film da recuperare, se vi capita.

Superbo.


Gong Li.

Ci arrivo, alla lunga ma ci arrivo sempre questo film è sfuggito dalla lista visioni della scorsa stagione, tipiche pellicole che in zona restano in sala un weekend. Ho da qualche parte i DivX di Hero e la Foresta dei Pugnali Volanti (la città proibite vuole essere la chiusura di questa trilogia), sarà bene che ne recuperi la visione al più presto.

2 commenti su “recensione La città Proibita.”

  1. Boh, dei tre, La Città Proibita è quello che mi è piaciuto di meno. Un film da sufficienza risicata e nulla più, lontanissimo dal capolavoro Hero e dal discreto La Foresta dei Pugnali Volanti.

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