Vicky Cristina Barcelona recensione.

E quindi? La prima cosa che mi è venuta in mente appena partiti i titoli di coda. Completamente inutile non solo per Allen, quanto nullo il contributo apportato al cinema in generale. Se con Match Point (io continuo a dire che non l’ha fatto lui) eravamo su inaspettati e piacevoli livelli, ci è voluto un paio di film per tornare alla nostra vecchia conoscenza. Personalmente non c’è debacle totale, Cassandra’s Dream era riuscito bene, peccato per la sagoma di Farrell. Il principale errore consiste nel voler girare un film all’anno, con una parabola discendente verso l’oblio. O scazza attori, o scazza il soggetto o peggio recita. Allen proprio non ce la fa più. Non è esser prolifici, ma sprecare preziose risorse. La pellicola costa. Potevano girarlo a Roteglia o Sassogattone che non cambiava nulla. Il triangolo amoroso è stato scavato decisamente miliardi di volte, dipinti su ambienti molto romantici per sfuggire dalla quotidianità, un falso affresco. Così come ci si ritrova i soliti clichè: il figo bohemienne seduttore, ex moglie, due amiche per la pelle con il loro approccio all’amore opposto, la natura umana e i rapporti personali, la borghesia annoiata. Cioè Allen che propone sempre il suo cinema: stereotipato a buco. Basta. Il cast è convincente, fotografia e regia non discuto ma è tutto qui. E così mi prendo i giusti dubbi su come mai qualsiasi prodotto partorito dal “geniale” regista americano puntualmente finisce venduto come cinema colto e qualitativamente superiore. Stronzate. E’ un cinema vecchio, rintronato, con il solo fine di masturbare l’ego lanciando la perenne frecciata all’America che a ragione lo ha buttato nel cesso (nemmeno velato ma palese in una sequenza). Non vogliamo girare pagina. Mentre noi in Europa continuiamo ad osannarlo, sarebbe meglio pensare di tirare lo sciacquone e terminare con dignità la sua carriera, oramai su questo blog l’ho detto tante volte… Insomma se non avete le palle perchè avete paura di sfigurare con i vostri amici che si spacciano per cineasti (quando presumibilmente hanno nel loro repertorio culturale tre o quattro film), lo faccio io.

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