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Messaggio escatologico all’umanità dall’alterità.

Bip. Bip. Bip.
Before a time, sposto una cassa di faggio. Ma al momento l’unica cosa che riesco a fare è mettermi a sedere. Voglio mettermi qui, a perdere quel poco di vita sociale rimasta. Voglio escludermi del tutto. Taglierò ritmi e presenze. Rimarrò nell’angolo chiuso a ripescare ricordi sempre più sbiaditi ma forti nel cuore. Ripeterò all’infinito pensieri ed emozioni, quando guiderò la macchina, quando berrò il mio drink finito, quando sarò nell’angolo da solo in mezzo al chiasso finto. Chi saprà raccogliere la chiave sotto il tappeto, sentirà l’odore delle foglie fresche d’autunno. Allora capirò di avere tra le mani la cosa giusta, quella che fa vibrare. La cinica realtà però busserà alla porta. Quello che cerchi non esiste, sveglia. E non esisterà mai. Buona notte e buona fortuna. Ne avrai bisogno, vecchio mio… Nostromo alla deriva… Senti freddo? Arti scollegati, sensazioni incolori, neuroni scollegati pure loro, pensieri frattali spalmati sulla porta del tempo. Paga il conto. Salda l’infinito. Vecchio, povero uomo. Volevo il tuo corpo. Volevo la tua mente… Ma sono terribilmente stanco. Quanto sei realmente compromesso, amico mio? Bambino oggi. Spento domani. Disattivato, Game Over.
Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bip…

Trasmutazione del tempo, riflesso e osservazione.


Maledetta bastarda e allora io rimarrò chiuso e rinchiuso nel limbo del niente, perché potevo darti tutto, mi ero preparato per il tutto. In realtà sono sempre stato tutto ma non ti accontentavi MAI. Cazzo volevi di più. Bastarda paranoica senza sbocchi decenti, ero stabile e felice. Da settimane, da sempre. Ultimamente avevo film da vedere, spazi liberi, mangiare bere e soprattutto un surround decente, oltre che una qualità indiscutibile dello scaricato che ben rendeva sul tivvù e una pacca di blu ray freschi. Mentre il tutto rimarrà gettato nelle ortiche perse nel tempo fatto di ostriche morte sullo scoglio della scogliera odierò ogni singola fibra del tuo essere capace solo di non accontentarsi e sparare cagate ferenti di iperbole danneggiose. Fottiti. Ma ti ho sempre voluto bene. Anzi ti ho sempre amato e ti amerò sempre distaccata da quella massa che ti rende sopra la massa, senza eccezioni. Mi sento un satellite nel limbo e rimarrò qui da solo a rosicchiare l’essenza dello stare male. Disintegrato dentro. Ciò che mi merito. Leggi, leggi e comprendi il risultato delle tue azioni. Ma ciò che ho preso non rimarrà invano, me lo guardo da solo. Pazienza. Tanto la balla come tale passerà. E resterà in attesa di ripetersi. Again, and again again, nel ripetersi a oltranza, fintanto le spine del mondo romperanno il silenzio e le urla di omertà fatte di ossequi banalità. Un sacco vuoto rimarrà, ma almeno una scorta di patate lo troverò, tanto basta per riempire il vuoto eterno che alleggia nel mio essere. Buon proseguimento. Stronza. The endless river… Forever and ever…

Synchronicity and the penthaquadrilatero

Umber Euthanasia by Linda Bergkvist

Ripresa di riproposizione. Mamma mia che stanchezza. Quando realizzi di essere un pezzo di ingranaggio che non si incastra nel sistema, sono problemi grossi. Perlomeno se il tuo io li assimila come tali. Una trasmittente remota pulsa nell’interfaccia. Sei fuori schema, sei fuori. Attacchi discorso ma la colla non attacca. Next to Nietzsche. Il punto è trovarsi con la pozza di avana secca in mezzo alla prateria. Un pò come le antilope patocche d’Africa, quelle famosissime, quelle che sempre bevono tutto e lasciano morire gli altri di sete. Sono in damage control, disequilibrato. Antimaterialismo. Saltarci fuori pare impossibile. Se questa non è autodistruzione, poco ci manca. Sono solo. E non mi posso permettere errori. Devo tornare in riga entro il prossimo inizio di settimana. Però una cosa ho capito. Le tipe non si codificano. Volevo evitare di generalizzare, ma se due prove fanno una certezza, allora la matematica non è una opinione. Ma un dato oggettivo trascrivibile su carta. Preso dal canto di un flauto impazzito su una tangente infinita con poca risoluzione, trovo anacronistica la cosa. Sono fuori contesto. Aaaah ah ah. Loop in arrivo. Me lo diceva l’oroscopo di mandare tutto a puttane e ripartire. Per andare dove? Infine assisto il tempo che scappa dalle dita nella serata fatta di belle fighe intoccabili, un pò minorenni, un pò cesse, un pò (tanto) coglione. Così tanto che la cosa mi deprime. Togliendo ogni parametro, ci si accontenta del niente, perchè in sostanza non c’è niente. Case vuote che non si possono sfruttare. Che seccatura! Tanto vale stare per i cazzi propri, no? Condividete?

Ten thousand dreams

Again again the same. Allora proviamo a mettere insieme i pezzi. Non si conclude un tubo, basta bere, soffocare, reprimere e annullare. Usatelo come acronimo, BSRA. Le tipe vi guarderanno male, sembra una peste mortale, invece dite che è colpa di Eldo. Quindi abbiamo già concluso tutto? Lo so, speravate nell’ennesima para senza tangente del sottoscritto. Del resto ponetevi qualche domanda. Sono settimane che mi perdo in iperbole fini a se stesse. Ciò pare innegabile. Mi prende un non so che di curioso quando mi si scrive dicendo, che sono diventato cattivo, in realtà ho virato la visione intrapersonale verso altrove. Mia cara, se la strategia non porta da nessuna parte, ovvio che ti metto in ignore list. Basta, non ne parlo più. Il blog può e deve essere inteso come valvola di sfogo. Se la cosa non vi va bene, con un click spietato siete fuori per altre strade. Altrimenti sopportate le mie schegge di follia ragionata. Così la prima cosa che dovreste fare cari amici è cliccare su quel video e spararvi un bel pezzo anni ’80, come sottofondo. E prendo il mio drink rubato dal bar che poi riporterò domani, il bicchiere intendo. Sorseggio avana tanto per cambiare. La dolce balla che sale. Da settimane sono senza identità personale, ma soprattutto musicale. Il che suona come un mare di merda secca. Se non ho una chiara (chiara…), idea di cosa ascoltare, sono fottuto. La musica forse per me è tutto. Il rifugio senza tempo. Dicevo. Quando sono alla deriva il porto sicuro resta la musica, anni ’80. Siamo seri, io non mi lamento di quando sono nato, come periodo. Piuttosto mi sono perso i ’60, vabbè, i ’70, qui tot bestemmie, la disco inferno e qualche sottigliezza dei Kraftwerk. In particolare come diavolo si vestivano. Ero troppo piccolo per capirne la maestosità, così grazie al fratellone (per fortuna) ho recuperato e sono venuto su a colpi di Police, Peter Gabriel, Earth wind & Fire, Michael Jackson e Tears of Fears per citarne qualcuno. Donald Fagen e vi dico pure i Talking Heads. Quindi ho fatto bene i compiti. Se si tratta di musica, mi spiace, ma un pò di filo da torcere lo posso concedere. Però la presa di coscienza l’ho avuta nei ’90. Sono stati il buco del cesso, ricordo dei gran Nirvana, Soundgarden, Pantera. Dei 2000 rimane solo un mare di letame. Capisco però di esser stato, aver goduto di un periodo limbo. Avrei preferito una decade prima, quel che basta per capire e apprezzare. Pazienza. Vorrei tornare in quegli anni, come si vestivano le tipe, i tipi. Le mode. Il mood, l’operandi di incidere i brani, real time, senza tanti copia incolla in software. E fare roba della madonna come Joe Jackson con il solo ausilio di un pianoforte. L’esser fighi con un paio di occhiali improponibili. Ora ho perso il filo del sunto, idilliaco nonsense che mi coglie. Difatti scrivo senza un chiaro intento, perso in un coacervo di pensieri senza capo e coda. Ecco, entro nel loop di ricordi, nel mare in cui mi perdo, versando lacrime contenute, per ogni motivo. Da quello sentimentale, a quello senza un perchè. Buonanotte mondo… A mente fredda però, quante sono le persone che vi linkano in video i Whispers? NON CE NE SONO!!!! Ditelo, che mi devo pavoneggiare un pò…

Next beyond the big trouble


Guardians, by Rudolf Herczog

Ora sparo un paio di frasi sconnesse. Voglio andarmene e nessuno(a) mi porta via. Solo un sogno. Sei solo un sogno. E quando lo vedo. Tu mi hai preso. Segui la luce. Bellissimo mistero. Solo un sogno. Solo un secondo. Solo un secondo. Guarderò riflesso il nostro sguardo, come in un portafotografie, fino a che non mi si asciugheranno le cornee… Lento fisso fermo immobile imperituro impassibile eterno. A parte eterno cominciano tutti per “im”. Imeterno. Vorrei cacciare il vuoto con un pensiero, riempirlo con sinapsi a effetto domino. Tu e io. Tu e io. Ho preso una camicia che non mi piace e domani la riporto indietro. Insomma non riesco ad usare una parola, tipo inferenza. Posso solo citare il Guglielmo da Baskerville: E quando qualcuno vi propone di credere a una proposizione voi dovete prima esaminare se essa è accettabile, perché la nostra ragione è stata creata da Dio, e ciò che piace alla nostra ragione non può non piacere alla ragione divina, sulla quale peraltro sappiamo solo quello che, per analogia e spesso per negazione, ne inferiamo dai procedimenti della nostra ragione. E bla bla bla blablabla… Vacqui pensieri, chissà dove mi porteranno. Probabile che proverò a fare abitudini inusuali tipo adesso provo a dormire appoggiandomi al fianco destro. Nella riva fatta di sabbia e sassi, fatti di sabbia compressa in sassi. Perchè quando cammini sulla battigia e trovi un sasso, quello è il prodotto di una eccessiva tallonata fatta da qualcuno. Vero?

La macrocosmica creazione di uno splendido Antares…


Neuronic, by Donna Quinn

L’ultimo colpo è il più importante per lo Scorpione. Arrivi al culmine, ancora una puntura e metti la parola fine. In realtà sei al passo in cui stai per ottenere il niente. Frustrante. Ci si sente a un passo dalla disperazione mentre a mente fredda pensi che forse è meglio cedere e lasciare perdere. Prima o poi devi accettare che hai cannato da qualche parte e sprecato ridicolmente (inutilmente? paradossalmente?) l’ultimo affondo. Non ce l’hai fatta, chiacchiere e distintivo. Come e dove hai sbagliato è analisi che rilegherai in un secondo momento a mente meno annebbiata. Dovevi osare oltre il limite e piantargli la lingua in gola accarezzandogli le tonsille, con quel savoir faire che ti si addice. Ma non è il mio stile. Non ce la faccio perchè ciò che viene dopo sarebbe devastante e incontrollabile. Non posso arrogarmi tali responsabilità. Non è giusto. Chi sono io per comportarmi così? Chi sono io per disintegrare tali equilibri? Ho una faccia tosta che non realizza quante persone farei deludere e incazzare come biscie. Ma frega poco, io penso per me stesso! Prima di questo guaio ragionato che state curiosamente leggendo, voglio dire che sono riuscito a sopportare ogni singola fitta precedente soffrendo le pene del dolore con un motivo bello chiuso in testa. Chiodo che vorrebbe uscire ed esplodere in uno sfarzesco tripudio di luci. In realtà l’unica cosa che posso fare è lasciarmi andare alla propria natura, inarcare il pungiglione e vedere che succede. Solo così posso uscire realmente di scena. Complimenti Eldo, tu fotti l’istinto. Senza clamori, lieto e silenzioso lascia morire e butta quella porzione di cuore. Condannato alla sofferenza? No mai. Ce ne vuole per corrompermi tutta l’anima. Piuttosto perso nella non completezza e mi ci crogiolo un pò. Ancora qualche giorno. Il bello è che qui tanto non si legge un cazzo di questo delirio. Contenti? Tranquilli adesso resetto il sistema e riparto. Grazie per avermi sopportato anche stavolta.

Parziale interruzione delle trasmissioni

Eh no eh. Mica vorrete il buio? Un minimo, un attimo. Tanto per stemperare la condizione. Produco. Produrrò? Produzione. Vorrei usare le persone come uno stronzo e poi gettarle prima che lo facciano loro. Non ne sono capace. Non ne sono capace. Nemmeno un pò. Nemmeno un pò. Mente locale, spengo le luci e provo a ripensare ripartendo rigirando ritornando alla ricondizione mentale ottimale. Quasi tutta una rima. Ma che bravo. Smollare l’ancora è oramai una necessità, andare di vita mondana più del solito, dovrebbe rilegarmi una buona divagazione. Vedremo.

Sine Qua Non

Il tempo si sfrattaglia senza distorsione gettato nello spazio dell’etere informatico, senza trovarvi risposta. Non è l’essere solitari, la brutta bestia che incombe. E’ l’essere ignorati che ti distrugge! Ancor più l’indifferenza, il restare nell’oblio del dubbio, o forse il trovarsi (credendosi) nel torto, e in questo ritrovarsi! L’unica cosa che non afferro è in quale universo ti trovi tu. Sì parlo con te, la foto qui sopra è solo d’effetto, il riassunto di una serata, non c’entra con TE!
A meno tu non intenda per esempio universo +∞ per gli Uomini e universo -∞ per le Donne (indicando con + e – ∞ l’opposta diametralità) potresti essere classificata come universo Ω, ovvero una specie di condizione che si estranea dai fatti. A meno che non ti consideri ZERO annullando i due infiniti enunciati qui sopra. Basta poco per fottere l’intero costrutto. Sostanzialmente mi sento come un illuso foglio di carta velina, sottile ed inconsistente.
Ehi, ma come cavolo sono messo? Dov’è l’aiuto del pubblico?

Questo è l’Eldo che preferisco!

Acrimonia

Nelicquele by Linda Bergkvist

Balzelli di stati umorali causa (ri)stabilire la totale (ri)equilibrazione del mio status sentimentale. Incagabile, sognante, sbarellato, confuso, diretto, evitabile, leggero, ebetito. In assenza di complicanza ci sarebbe meno soddisfazione. Sono già lunatico di mio, ora sono partito chissà dove. Ma pronto a ritornare non appena le trasmissioni torneranno a funzionare correttamente. Il più resta capire quale può essere uno status di correttamente funzionale e (meglio) o come sarò in grado di arrivarci. Puntalino di asprezza in generale e instabilità come rumore di fondo. Il fruscio che si insinua nei pensieri, la vocina dentro la testa che ti parla e inesorabilmente ti ricorda che sicuramente il check point è lontano. Oggi mi ha punto una zanzara tigre e non mi sono minimamente alterato. L’ira c’è, la devo scaricare altrove. C’è… Down, down, down… Ma ho veramente voglia di reset e ripartire?

Causa ed Effetto

“Eventi inaspettati, imprevisti, circostanze che non possono prevedersi in precedenza, avvenimenti che si succedono senza essere stati pianificati, caso, eventualità, coincidenze o situazioni che vanno oltre la nostra comprensione”.

La serata di ieri sera si può così definire. Il tutto fa molto filosofico o se vogliamo Karmico. Decisamente incontrollabile. Si parte con una Tour de Bar Sassolese, una specie di Paris Dabar con un cento persone rigorosamente in bici, snodandosi come un serpente verso 10 tappe. Sì in bici. Era da vent’anni (mica arrotondo, venti anni) che non salivo su una bici. La mia vecchia Viscontea, cambi Shimano, ancora grintosa come un tempo. Senza i freni dietro però. Vabbè. Nell’ordine Temple, Giada, Happy Cream, Charlie Cafè, Delizia Ducale, Cavedoni, Pin-Up, 101, Carani e chiusura al Broletto. Gli anni passati nella palestra dell’alcol, hanno permesso di reggere la gimkana senza troppe difficoltà. Anzi devo dire senza difficoltà. Si è partiti con dei prosecchi passando per Spritz, qualche brodaglio colorato, l’immancabile coca havana, gin tonic, bla bla bla. Ah e pure l’assenzio (per modo di dire) e un nocino per favorire. Da appuntare come l’organizzazione, cercate associazione giovanile pandora sassuolo più o meno su un social network a caso (tanto in Italia usano solo quello) che io non ne ho voglia, dovrei essere su qualche foto appena le mettono, dicevo sia riuscita a tenere botta anche di fronte alle forze dell’ordine. Peccato lo slavaggio delle bevute e un certo baccano, o meglio forzata euforia del gruppone, a sorpresa con un certo numero di pastrugne quindi non è solo roba da uomini, puntualmente disperse verso le ultime postazioni. In effetti al termine mi sono chiesto quand’è che diventerò almeno un pò patocco, ma niente. Zero. Tentata una chiusura al Temple, per inciso Temple solo di nome, ma ahimè quando sale la scimmia cattiva, divento molto scortese. Troppo cerebrale, troppo noioso. Due sere su due, accade molto di rado. Un brutto periodo all’orizzonte. Ad ogni modo era una gran seccatura restare e perdere tempo. Cambi di frequenza sconnessa e soprattutto errori. Me ne vado e torno nelle Roteglie dove appena messo seduto vengo preso da una devotchka che prima mi offre l’immancabile Zacapa e poi mi trascina pensate un pò al Rockville. Non aggiungo altro. Salto come un deficiente, con i Prodigy a bomba. Ci sono anche dei Coboldi! Devo evaporare il consumo. Sembrava sul finale dovesse andare come solito, senza niente di eccezionale. Quindi lei sparisce con uno (mi chiedo quando mai sarò un uno), mi hanno informato poi che c’era del suo interesse mentre a me lei non mi interessa. Però era l’autista (porco zio) e dopo i convenevoli con i rappresentanti delle Roteglie sempre in gran distinto, resta l’unica opzione decente. Faccio per andarmene a piedi, a rimuginare sui significati nascosti. Eh oh, quando mi rompo il cazzo, mi rompo il cazzo, del resto cadrei in stato catatonico, forse peggio della scimmia cattiva. Due passi, ma rivengo accalappiato, chiude alle 4, massì, tanto oramai un dieci minuti mancavano. Ed invece il botto. La gravità è uguale per chiunque, se ti arrivano addosso con la forza di un treno gli amici per fare le marachelle (inavvertitamente si intende), si perde equilibrio, non puoi fare altro che strisciare. Ah sotto il cerotto (gentilmente offerto dalla Direzione Rockvilliana) c’è un buco largo un centimetro. Ho letteralmente perso un pezzo di braccio. Guarda caso l’unico sassone rompi coglioni del selciato mi sono dovuto beccare. Causa ed effetto. 10 secondi di differenza e non sarebbe successo niente. Invece a girare con un braccio disintegrato sanguinolento, fa molto Call of Duty ma anche senso, inondato di disinfettante (sempre dietro le quinte Rockville) e bestemmie. Ora l’unico nemico è il sonno. Anzi, il non dormire. 6 ore in due giorni, non vanno mica bene sebbene sono sempre attivissimo, mente esplosiva e iperaccellerato fisicamente. Mi vedo The Machinist sono senza sonno. Il ritirarsi dell’alcol aumenta il dolore, il benzoxonio cloruro funziona. Considerazioni finali. Primo ho chiuso con i locali da ballo. Dai non ha più senso. Io voglio stare in un posto senza casino a gustarmi un bicchier di vino. Pure la rima oggi. Secondo inutile innamorarsi e ci casco ancora. Come un fesso. Devo schiodarmela rapidamente dalla testa. Durissima. Terzo mamma mia quanto sono incazzato. Ma dove, cosa come o con chi? Solo con me stesso, naturalmente. Solo. Quando crollerò?  Tempi oscuri e difficili in arrivo, DoX.

Trofei del nonsense

Prima di leggere, volete cliccare play su quel video qua? Grazie. Il cuba libre con lo Zacapa procura sensazioni paragonabili al terrorista pronto a farsi implodere per un pugno di sette vergini. Delirio, paradiso, sconnessione. Quindi provo a scalare una ampia parete di tegole rosse chiedendomi un perchè? Quante devotchke (un terzo minorenni, ma scosciate con le gambe tornite non sembrano mica) scorrono nei miei occhi. Perchè? Dove sono finito? Mica lontano eh, sempre nel paese. Perchè? Sono cambiate così tante cose? Nella perdizione della gravità, si prova a trarre una conclusione. Un pensiero bello per me, un pensiero brutto per te. Poi non c’entra nulla, passo a un altra e casualmente squarci il telefono. Sai che non resisto a sparare due puttanate fatte bene per stuzzicarti, così rispondi sempre. Ma chi sei tu? Poi mi sorprendi. Mi dici che hai voglia di lubbilubbing. Ora che devo rispondere? Mica come quel cretino che smessaggia una mia amica e gli dice, facciamo domani. CIOE’. Ti invita a casa sua e non ci VAI!?! No eh, la declassazione della razza maschile la sopporto poco poco. Mi rovello. Mamma mia! Dico ci sono, ok, 600 secondi e arrivo. Puoi aspettare? Ce ne vogliono 15 di minuti ma andrei veloce. Tanto basta per ridurli a 10. Niente. Allora?!? Pieno di Aperol per declassare il tasso. Come se servisse, se mi pizzicano torno a rivedere le stelle. Lei brilla dice che dorme, domani chissà. Un sorriso dolce. Ma domani non è adesso. Il tempo fugge, si creano alchimie irripetibili. Non ci sono le donne di una volta, è pur concepibile che non ci sono più nemmeno i malchick di quella volta. No ma io no, sono altro. Tu chiami e mi materializzo, semplice. Senza fretta. Ora siamo nella casa della devochka più ambita, quella tornata singol. Siamo un ampio gruppo, però. Troppi galli per un pollaio fatta di una. Ridere ma non si becca, tanto vale chiudere e andare a letto. La stanchezza ha preso anche me. Finita, per ora. Congedo. Ancora Zacapa per la prossima volta, che mi ispira a scrivere. Very denghiù Bartender. Ehi. Piaciuta la canzone?